DANIELE da Piacenza
Nato nella prima metà del sec. XIV, è costantemente ricordato dalle fonti con la sola indicazione della città d'origine, tanto che la storiografia ha per lungo tempo ignorato qualsiasi particolare circa la famiglia cui D. apparteneva. Un documento recentemente pubblicato dal Franceschini consente ora di colmare, sia pur parzialmente, questa lacuna: D. vi compare, infatti, quale testimone del testamento del ferrarese Armano "a Carris" del 14 apr. 1409, indicato come "filius quondam Raphaelis de Castronovo de Placentia".
Scarse sono le notizie in nostro possesso relative alla sua vita. Di certo, sappiamo che egli studiò diritto a Bologna, dove il 4 dic. 1362 si addottorò in utroque iure, ma non siamo in grado di ricostruire le fasi della sua successiva attività di giurista. Dopo un lungo silenzio delle fonti, lo ritroviamo all'inizio del 1375 ad Avignone come "in curia advocatus" e tra i curiali più vicini al pontefice Gregorio XI: un dispaccio dell'agente mantovano presso la Curia ci informa, infatti, che D. era tra i commensali ai quali il papa comunicò il 2 gennaio di quell'anno la sua ferma intenzione di riportare a Roma la Sede apostolica. A questa data D. non aveva ancora abbandonato lo stato laicale: nel dispaccio è ricordato, infatti, con il solo titolo di "decretorum doctor". Tornato in Italia in data a noi sconosciuta, vestì l'abito dei minori francescani prima dell'8 marzo 1378, quando è indicato come appartenente all'Ordine nell'atto con cui a Padova venne proposto per il conseguimento del titolo di baccelliere in teologia. Proponenti erano il maestro Alberto di Piemonte, reggente del convento minorita di S. Antonio - che costituiva una delle articolazione della facoltà teologica padovana - e Bartolomeo di San Giorgio, guardiano del medesimo convento: il vescovo di Padova Raimondo concesse il titolo a D., dandogli così licenza di leggere le Sentenze.
A Padova, comunque, D. non dovette trattenersi a lungo. Una bolla di Clemente VII del 18 febbr. 1379 ci informa, infatti, che D., insieme con altri confratelli tra i quali era Bartolomeo da Piacenza, si era recato nell'Oriente musulmano a predicare il Vangelo e che, fatto prigioniero, si trovava con i suoi compagni nella località di "Bucea" (località che il Golubovich ha identificato con Bugia in Algeria). Il documento pontificio null'altro dice in merito all'impresa missionaria di D., di modo che non siamo in grado di sapere quando la stessa ebbe inizio, né dove si svolse. Non sappiamo nemmeno quando D. rientrò in Italia, né se, al suo rimpatrio, abbia fatto ritorno a Padova: le fonti note lo ricordano di nuovo solo il 19 genn. 1381, quando è attestato a Bologna con il titolo di baccelliere del convento di S. Francesco, convento che faceva parte della facoltà teologica cittadina. Non possiamo, dunque, sapere se D. sia giunto direttamente a Bologna dall'Oriente o se prima abbia soggiornato a Padova. Possiamo, comunque, escludere, con una certa sicurezza, che il suo insegnamento bolognese sia iniziato prima del viaggio missionario, come è stato affermato dal Picconi: nessuna fonte bolognese sembra, infatti, ricordarlo prima del 1381. A Bologna D. conseguì il dottorato in teologia in una data da collocare tra quella del documento ora citato e il 26 luglio 1383, quando è indicato con il titolo di "sacre theologie doctor" (Piana, 1970): in proposito non è di aiuto la matricola degli addottorati in teologia dello Studio bolognese, edita dall'Ehrle, poiché il nome di D. vi compare senza alcuna indicazione di data.
Negli anni successivi continuò la sua attività di docente ed acquistò buona fama sia all'interno dell'Ordine, sia in città. Fu, infatti, nominato ministro della provincia minorita di Bologna in una data che il Picconi fissa all'anno 1386 e lo Sparacio al 1387, ma che in realtà non è possibile precisare, dato che il primo documento in cui D. compare con quel titolo sembra risalire al 22 apr. 1389. Fu, inoltre, profondamente apprezzato per la sua opera di insegnante e di religoso dal governo cittadino, il quale nel 1392 (la datazione è del Frati) scrisse al pontefice Bonifacio IX per raccomandargli D.: secondo il Piana (1970), in seguito a questa lettera il papa mise sotto la giurisdizione di D. il convento minorita di Argenta, presso Ravenna. Sappiamo, infine, che a lui si rivolse nel giugno 1397 Matteo de' Griffoni perché celebrasse la prima messa nella cappella di famiglia che il cronista aveva fatto costruire a Castelbolognese e che da poco era stata consacrata.
A detta dello Sparacio D. tenne la carica di ministro della provincia bolognese per sei anni, cioè fino al 1393. Il Picconi, dal canto suo, sposta al 1400 la durata di tale mandato; la datazione è stata accolta dal Pergamo, il quale ne ha trovato conferma in fonti che ricordano D. come ministro della provincia bolognese ancora nel 1398. Il documento prima ricordato, che ha consentito di identificare il luogo d'origine della famiglia e il nome del padre di D., permette anche di affermare che quest'ultimo ricopriva ancora quella carica il 14 apr. 1409.
Dopo questa data sembrano mancare ulteriori notizie su di lui. L'affermazione del Frati, secondo la quale D. sarebbe stato consacrato vescovo di Feltre e Belluno nel 1393, deriva con ogni evidenza da una lettura poco attenta del Gloria, il quale riferiva la notizia non a D., ma ad Alberto di Piemonte, suo presentatore a Padova per il titolo di baccelliere in teologia nel marzo 1378. Sembra non sia rimasta traccia né memoria di opere giuridiche o teologiche di Daniele.
Fonti e Bibl.: A. Gloria, Monumenti della Univers. di Padova (1318-1405), Padova 1888, I, p. 550; II, p. 128, n. 1439; Bullarium franciscanum, a cura di C. Eubel, VII, Romae 1904, p. 213, n. 569; A. Segre, I dispacci di Cristoforo da Piacenza procuratore mantovano alla corte pontificia (1371-1383), in Arch. stor. ital., s. 5, XLIII (1909), pp. 67-72; Docum. ad historiam trium Ordinum S. Francisci in urbe imolensi, in Archivum franciscanum histor., VII (1914), p. 690; G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell'Ordine francescano, V,Quaracchi 1927, p. 237; Epistolario di P. Zambeccari, a cura di L. Frati, in Fonti per la storia d'Italia, XL, Roma 1929, p. 142; Ipiùantichi statuti della facoltà teologica dell'Univers. di Bologna, a cura di F. Ehrle, Bologna 1932, p. 105, n. 54; L. Wadding, Annales minorum, IX,Ad Claras Aquas 1932, p. 30, n. 5; C. Cenci, Fra' Cristoforo da Lendinara…, in Archivum franciscanum histor.,LV (1962), p. 117; C. Piana, Nuove ricerche su le Università di Bologna e di Parma, Quaracchi 1966, p. 45; Id., Chartularium Studii Bononiensis S. Francisci (saec. XIII-XVI), Ad Claras Aquas 1970, ad Indicem; A. Franceschini, Notizia di privilegi dottorali ferraresi (secc. XV-XVI), in Atti e mem. della Deput. provinc. ferrarese di storia patria, s. 3, XIX (1975). p. 85, n. 36; A. Sorbelli, Introduzione a Matthaei de Griffonibus Memoriale historicum…, in Rerum Italic. Script., 2 ed., XVIII, 2, a cura di L. Frati - A. Sorbelli, pp. VII s.; G. Picconi, Serie cronologico-biografica dei ministri e vicari provinciali della minoritica provincia di Bologna, Parma 1908, pp. 88 ss.; G. Brotto-G. Zonta, La facoltà teologica dell'Università di Padova, I, Padova 1922, p. 146; D. M. Sparacio, Series ministrorum provincialium...,Romae 192-5, p. 12, n. 36; B. Pergamo, IFrancescani alla facoltà teologica di Bologna, in Archivumfranciscanum historicum, XXVII (1934), pp. 23 s., 27; C. P[iana], rec. a A. Franceschini, Notizia…., ibid., LXIX (1976), p. 305.