FARLATI, Daniele
Nacque a San Daniele del Friuli (prov. Udine) il 22 febbr. 1690, secondo dei tre figli di Valentino e di Anna Maria Fabrizi. La famiglia, appartenente al piccolo patriziato locale, gli garantì una buona educazione, prima a San Daniele, sotto un precettore privato, e poi nel collegio gesuitico di Gorizia, nel quale entrò nel 1704 e di cui era già stato allievo il fratello maggiore Bernardo (1679-1735).
Compiuti gli studi letterari, il F., come in precedenza il fratello, chiese di entrare nella Compagnia di Gesù. Il 12 nov. 1707 fu ammesso al biennio di noviziato presso il collegio di Bologna; sempre in quel collegio, dal 1709 al 1713, seguì il corso di filosofia sotto il padre L. Comini. Dal 1713 al 1718 continuò gli studi nella sede dell'Ordine a Padova, svolgendo insieme le funzioni d'insegnante per gli alunni più giovani del locale collegio. Nel 1718, infine, fu inviato a Roma per conseguire la più impegnativa laurea in teologia presso il Collegio Romano.
A Roma nel 1721 il F. fu ordinato sacerdote e l'anno seguente conseguì il dottorato in filosofia e teologia. Negli stessi anni insegnò nel Collegio Romano e tenne lezioni di metafisica e di teologia per gli alunni del Germanico. Sempre a Roma, il 2 febbr. 1725, pronunciò gli ultimi quattro voti solenni, entrando a pieno titolo nella Compagnia di Gesù. Già in precedenza il generale dell'Ordine aveva disposto che egli ritornasse nella sede di Padova, per collaborare all'opera storica cui attendeva il confratello Filippo Riceputi.
Il forlivese F. Riceputi entrò nei gesuiti a Vienna nel 1695 e fino al 1708 appartenne alla Provincia austriaca dell'Ordine, insegnando nei collegi di Gorizia, Fiume e Trieste. Passato nella Provincia veneta, era vissuto fino al 1716 in Dalmazia, dove aveva raccolto una grande documentazione sulla storia ecclesiastica dell'antica Illiria, perseguendo un programma ideato fin dai tempi del suo noviziato viennese. Dopo il ritorno in Italia si era stabilito nel collegio gesuitico di Padova e aveva continuato a lavorare al progetto, con l'approvazione e l'aiuto d'influenti prelati, in particolare dell'arcivescovo di Spalato S. Cupilli. Nel 1720 aveva pubblicato a Padova il Prospectus Myrici sacri, una sommaria descrizione dell'opera che aveva ideato, già divisa nelle quattro parti principali: atti dei vescovi, collezione dei concili, vite dei santi, storia dei monasteri.
Per il suo progetto il Riceputi ebbe anche l'appoggio di papa Clemente XI, la cui famiglia Albani vantava remote origini illiriche. Grazie al finanziamento del pontefice egli poté visitare per altri due anni la Dalmazia, la Croazia e l'Austria interna, per continuare la ricerca dei documenti. Il materiale raccolto fu sottoposto al nuovo pontefice Innocenzo XIII, che approvò la pubblicazione dell'opera. Una commissione di esperti stabilì che per la stesura l'autore avrebbe dovuto ispirarsi agli Annales ecclesiastici di C. Baronio, agli Acta conciliorum di P. Labbé e ai bollandisti. Proprio per quest'attività redazionale il generale dell'Ordine affiancò al Riceputi nel collegio di Padova il F., che forse aveva conosciuto il più anziano confratello già al tempo degli studi a Gorizia.
Il F. iniziò a collaborare all'Illyricum sacrum compilando gli indici dell'immenso materiale raccolto. In realtà, benché nel 1725 venissero presi i primi contatti con la tipografia veneziana di S. Coleti per la stampa dei volumi, il Riceputi era ancora molto indietro nel lavoro: nello stesso anno dovette infatti incaricare il sacerdote dalmata P. Bizza, che l'aveva accompagnato nei viaggi precedenti, di svolgere nuove ricerche a Sebenico, Spalato e Zara. Egli stesso col F. si recò a Udine e a Cividale per esaminare i documenti relativi al patriarcato d'Aquileia.
L'opera ancora non usciva e gia numerose critiche venivano avanzate nei confronti del suo ideatore, soprattutto da parte di quei prelati che temevano di veder impugnare le più antiche tradizioni delle loro diocesi. Nel 1728 il Riceputi fu convocato a Roma per dare assicurazioni in proposito ai superiori dell'Ordine, che in seguito vollero sempre controllare direttamente i volumi pronti per la stampa. Nuove difficoltà, questa volta d'ordine politico, insorsero allorché egli decise di far precedere alla trattazione ecclesiastica la storia civile dell'Illirico: il governo veneziano sospettò infatti che potesse venir messa in discussione la legittimità del suo dominio sulla Dalmazia. Nel Veneto e in Friuli spiacque inoltre l'idea che nell'opera fosse compreso anche il patriarcato d'Aquileia, la cui giurisdizione anticamente era estesa fino alle regioni danubiane.
In effetti il piano dell'Illyricum sacrum mutava di continuo, senza che il F. fosse consultato: di questo egli si lamentò pubblicamente, tanto che nel 1734 i superiori pensarono di sostituirlo nell'incarico. Non è chiaro quale ruolo abbia ricoperto nel lavoro editoriale degli anni seguenti: sappiamo però che il Riceputi ebbe altri collaboratori alle sue dipendenze, sia pure col semplice compito di segretari e di copisti. Il materiale raccolto a Padova, ormai noto come Museo illirico, era intanto cresciuto fino a comprendere circa 300 volumi di documenti: in gran parte copie, ma anche un buon numero di testi originali, ottenuti in prestito e mai restituiti. Le continue dilazioni nella stampa avevano però suscitato molta diffidenza tra gli studiosi nei confronti del progetto: nel 1735 un erudito come mons. G. Fontanini dubitava apertamente che il Riceputi fosse in grado di portarlo a termine.
Il favore che questi godeva a Roma presso eminenti prelati, in particolare i cardinali P. Cienfuegos, gesuita, e P. M. Corradini, valse a superare ogni critica. Nel 1740 fu divulgato un secondo prospetto riassuntivo dell'edizione, che prevedeva una storia civile ed ecclesiastica dell'Illirico in 18 tomi. Ma il 5 ott. 1742 il Riceputi morì a Cesena, mentre ritornava da Roma dove era stato ricevuto da Benedetto XIV. I manoscritti che lasciava, benché fossero descritti come "latini, ben corretti, in carta bianca, e di bello carattere", non furono mai inviati in tipografia (confr. la relazione al generale dell'Ordine, in M. Vanino, p. 222).
L'intervento di Benedetto XIV e le pressioni delle autorità veneziane, che non erano disposte a far uscire dal loro territorio i documenti raccolti a Padova, fecero sì che la pubblicazione dell'Illyricum sacrum nel dicembre 1742 fosse affidata interamente al Farlati. Questi, invece di dare forma definitiva al testo del Riceputi, riordinò il materiale secondo un diverso schema, dividendolo per province ecclesiastiche e per diocesi, probabilmente sul modello dell'Italia sacra di F. Ughelli, pubblicata a Venezia tra il 1717-1722 dalla stessa tipografia cui era riservata la stampa dell'Illyricum. Anche l'ambito territoriale dell'opera risultava fortemente ridimensionato, essendo circoscritto alla sola regione illirica dell'età tardoantica. senza alcuna estensione ad Aquileia, al Norico o alla Pannonia.
Fu un lavoro lungo, nonostante gli anni di preparazione che l'avevano preceduto. Il primo tomo dell'Illyricum sacrum, dedicato a Benedetto XIV, uscì appena nel 1751; la prefazione era indirizzata all'allora arcivescovo di Spalato P. Bizza, l'antico collaboratore del Riceputi, e conteneva un esplicito riconoscimento dei meriti dell'ideatore, contro le critiche ch'erano state mosse nei suoi confronti. Dopo i Prolegomena, comprendenti la storia profana dell'Illirico e della Dalmazia fino ai tempi dell'imperatore Costantino e una descrizione geografica, veniva esposta minutamente la storia della diocesi di Salona dalle origini al sec. IV. La trattazione, fino alla distruzione della città avvenuta nel sec. VII, continuava nel secondo tomo, apparso nel 1753. In appendice erano stampate le vite dei martiri salonitani e l'illustrazione delle epigrafi ritrovate nella località, cominentate dall'erudito gesuita F. A. Zaccaria.
Il terzo tomo fu pubblicato, con dedica a papa Clemente XIII, solo nel 1765 e comprende la storia dell'arcidiocesi di Spalato, erede del titolo metropolitano della Chiesa salonitana. Il lungo intervallo rivela le difficoltà che ancora si presentavano al F.: l'opera prevedeva un imponente apparato di fonti la cui raccolta, dopo oltre mezzo secolo di ricerche, non era ancora conclusa. L'autore fu così costretto a rivolgersi continuamente con lettere e questionari ai dotti e agli ecclesiastici che fossero in grado, in Dalmazia e altrove, di offrirgli notizie utili. Egli infatti, a differenza del predecessore, non si recò mai di persona nelle province di cui scrisse la storia religiosa: tanto da incorrere in numerose imprecisioni geografiche, che fin dal 1774 furono malignamente segnalate nel Viaggio in Dalmazia di A. Fortis.
Il tomo quarto, sulle diocesi suffraganee di Spalato, uscì nel 1769, con dedica a G. L. Garragnin, allora titolare di quella sede metropolitana: il F. poteva ormai contare sulla collaborazione diretta del giovane confratello Giovanni Iacopo Coleti, figlio del tipografo che stampava l'opera, docente di lingue classiche nel collegio di Padova. I vescovi dalmati erano molto interessati alla pubblicazione e garantirono l'appoggio finanziario necessario.
Il quinto tomo, comprendente l'arcidiocesi di Zara con le Chiese suffraganee fu dedicato all'arcivescovo di quella città, G. Carsana.
Era già pronto per la stampa, quando il F. morì, a Padova, il 25 apr. 1773. Il volume uscì nel 1775 a cura del Coleti, che vi premise la biografia dell'autore, di cui venivano messe in evidenza, oltre alle doti morali e intellettuali, la grande religiosità, il successo ottenuto nella predicazione, le opere di pietà nei confronti di poveri, malati, carcerati: motivi già presenti nella lettera circolare con cui il rettore del collegio di Padova, L. Cominelli, aveva dato la notizia della scomparsa del confratello, il giorno stesso della morte.
Il Coleti curò anche la stampa dell'unico altro scritto lasciato dal F., l'opuscolo polemico De artis criticae inscitia antiquitati obiecta (Venetiis 1777), corredato da proprie annotazioni. La soppressione della Compagnia di Gesù, decretata da Clemente XIV pochi mesi dopo la morte del F., ritardò invece di molti anni la pubblicazione delle rimanenti sezioni dell'Illyricum sacrum, nonostante che il Coleti impegnasse in essa il proprio patrimonio familiare. Il tomo sesto apparve nel 1800, il settimo nel 1817. L'ottavo, interamente opera del Coleti, uscì nel 1819 e contiene anche il Martyrologium Illyricum, che rielabora a fondo i precedenti contributi del Riceputi e del F. sull'argomento. Negli anni seguenti un nono tomo, già pronto per la stampa, non fu pubblicato per mancanza di finanziatori.
La soppressione della Compagnia di Gesù aveva anche portato alla dispersione dei 300 volumi del Museo illirico. In un primo tempo il Coleti li aveva custoditi a Venezia, presso la tipografia della sua famiglia; poi preferì dividerli e farne dono a prelati e istituzioni che avrebbero potuto meglio garantirne la conservazione. Così nel 1776 mandò all'arcivescovo di Spalato G. L. Garagnin 13 volumi di documenti; nel 1795 depositò altri ii volumi, quasi interamente di mano del F., e un folto fascicolo di lettere presso la Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli (l'attuale MS. 272), altrettanti volumi furono consegnati nel 1818 alla Biblioteca del seminario di Padova (ora conservati come ms. DCCXV). Il resto del materiale andò disperso dopo la morte del Coleti, insieme con le sue carte: frammenti del Museo illirico sono stati segnalati nella Biblioteca del Museo Correr di Venezia, nella Biblioteca delle scienze di Spalato, nell'Accademia della scienze e nell'Archivio di Stato di Zagabria.
Un esemplare a stampa dell'Illyricum sacrum con numerose correzioni e postille manoscritte fu destinato dal Coleti alla Biblioteca Marciana di Venezia (sono gli attuali Mss. Lat., classe IX, 169-176 [nn. 2978-2985]). Il suo lavoro di revisione dei cinque volumi editi dal F. è anche testimoniato dalle Accessiones et correctiones ad "Illyricum sacrum", che mons. F. Bulić pubblicò da un codice di sua proprietà sul Bullettino di archeologia e storia dalmata tra il 1902 e il 1910, e poi in volume (Spalato 1910).
Fonti e Bibl.: Bassano del Grappa, Biblioteca civica, Epistolario raccolto da B. Gamba, nn. 101-102; Ibid., Epistolario Remondini, nn. 2338-2339; San Daniele del Friuli, Biblioteca Guarneriana, ms. 272, appendice di lettere (contiene 40 lettere indirizzate al F.); Udine, Biblioteca civica, Fondo Principale, ms. 875, fasc. 12; Ibid., Fondo Joppi, mss. 295 (con notizie sulla famiglia), 710c; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Fondo Cicogna, mss. 2354, 3201-3202, 3216; A. Fortis, Viaggio in Dalmazia [1774], a cura di E. Viani, Padova 1987, ad Indicem; I. Coleti, De vita Danielis Farlati, in Illyricum sacrum, V, Venetiis 1775, pp. VII-XI; G. G. Liruti, Notizie delle vite ed opere scritte da' letterati del Friuli, IV, Venezia 1830, pp. 389-391; E. De Tipaldo, Biografie degli italiani illustri, I, Venezia 1834, pp. 295 ss.; G. Valentinelli, Bibliografia della Dalmazia e del Montenegro, Zagabria 1855, ad Indicem; S. Gliubich, Diz. biogr. degli uomini illustri della Dalmazia, Vienna-Zara 1856, pp. 129 s.; M. Faber, Zur Entstehung von F.'s "Illyricum sacrum", in Wissenschaftliche Mittheilungen aus Bosnien und der Hercegovina, III (1895), pp. 388-395; V. Brunelli, Storia della città di Zara, Venezia 1913, pp. 17 s.; M. Vanino, Philipp Riceputi S.I. Begründer des "Illyricum sacrum", in Arch. hist. Soc. Iesu, I (1932), pp. 205 s., 210, 216-225, 227 ss., 236 s. (segnala documenti dell'Archivio generalizio della Compagnia di Gesù); E. Patriarca, Quattro lettereinedite del padre D. F. storico della Dalmazia, in Per nozze Floreani- Violino, San Daniele 1934; Id., La Dalmazia in un carteggio di uomini dotti con gli artefici dell'"Illyricum sacrum", Udine 1935, pp. 7, 21-28; Id., Il padre D. F. e l'"Illyricum sacrum", Udine 193 5; A. Praga, Storia della Dalmazia, Padova 1954, pp. 250 s.; N. Radojčić, Diewichtigsten Darstellungen der Geschichte Bosniens, in Südost- Forschungen, XIX (1960), pp. 151 s.; M. Šamšalović, Gradja za "Illyricum sacrum" sačuvana u Padovi (Materiali per l'Illyricum sacrum conservati a Padova), in Zbornik Historijskov instituta Jugoslavenske Akademije, III (1961), pp. 419-431; J. Lučić, in Dict. d'hist. et de geographie ecclés., XVI, Paris 1967, coll. 581-594 (con altre indicazioni sulla bibliografia croata); C. De Michelis, L'epistolario di Angelo Calogerà, in Studi veneziani, X (1968), p. 652; C. v. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, IV, pp. 147 s.; C. V. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, III, Bruxelles-Paris 1892, coll. 546 s.; Biographisches Lexikon zur GeschichteSúdosteuropas, I, München 1974, p. 493; Historische Bücherkunde Südosteuropas, I, München 1978-80, ad Indicem.