SCOTI, Daniele
(Gario, Rampi, Scoto, Scotto, Scotti). – Nacque a Treviso nel 1393, da Andrea, membro di una schiatta signorile radicata nel territorio trevigiano e cresciuta legandosi alla famiglia da Camino (Varanini, 1991, pp. 154, 167), e da una sorella – probabilmente naturale – di Gabriele Condulmer, futuro papa Eugenio IV.
Non è verosimile che la madre si chiamasse Polissena (come riportato da Pesce, 1969, p. 100), nome della sorella di Condulmer che fu poi madre di Paolo II.
È testimoniato con diversi nomi, ma generalmente gli studiosi (eccetto forse Pesce, 1975, p. 87, e Sartorelli, 1990, pp. 73 s.) riconoscono in tutte le varianti l’identità di Scoti.
Tutta la sua carriera si svolse sotto l’egida dello zio cardinale e poi pontefice. Compiuti i primi studi a Treviso, si trasferì a Padova, dove fu forse allievo di Gasparino Barzizza (Pesce, 1975, p. 41; Mercer, 1979, p. 123) e dove concluse la propria formazione universitaria laureandosi in diritto canonico tra il 1° (licenza) e il 2 (dottorato) aprile 1419, avendo per promotori i doctores Prosdocimo Conti, Enrico da Alano e Giovan Francesco Capodilista (Acta graduum..., a cura di C. Zonta - I. Brotto, 1970, pp. 139 s.). Lo stesso anno divenne canonico di Treviso (Eubel, 1913, I, p. 74).
Non tardò un primo incarico di un certo rilievo: nel 1421 fu eletto vescovo di Cittanova (in Istria), diocesi di cui fu titolare fino al 1426; non rimangono particolari notizie su quel periodo (Rossetti, 1837, p. 233). Il 7 gennaio di quell’anno fu nominato vescovo di Parenzo (Babudri. 1909, n. 45; Eubel, 1913, I, p. 390; II, p. 133), non lasciando particolari tracce della propria titolarità (in Codice diplomatico Istriano, 1986, è citato solo una volta a p. 997).
Incarichi più prestigiosi gli vennero dopo l’elezione al soglio pontificio dello zio Gabriele Condulmer. Nel 1431, infatti, Scoti risulta già nominato tesoriere apostolico, carica che mantenne fino al 30 agosto 1441 (Vitale, 1782, p. XXIII). Per Eugenio IV svolse alcune importanti e delicate missioni, sia diplomatiche, sia politiche, pur ricoprendo a quanto pare un ruolo fiduciario di seconda linea, come suggerisce lo scarso numero di atti in cui è citato (in Acta Eugenii papae IV: 1431-1447, a cura di G. Fedalto, 1990, solo una volta a p. 42, n. 60). La sua intimità con il papa era peraltro nota, tanto da considerare familiare di Eugenio IV chi lo fosse di Scoti (Repertorium Germanicum..., a cura di H. Diener - B. Schwarz, 2004, 1,2, p. 1004, n. 5869).
Già nel 1431, dopo essere stato nominato vicario in spiritualibus per la diocesi di Roma (Eubel, 1913, I, p. 390), Scoti si recò per conto di Eugenio IV a Basilea, ove fu latore della bolla papale di scioglimento che avrebbe provocato in realtà un inasprimento dei rapporti con il Concilio, aprendo la pagina più difficile del pontificato Condulmer. Con una comitiva di trenta persone (Repertorium Germanicum..., cit., 1,1, p. 246, n. 1469), tra cui il decretalista Giovanni Ceparelli da Prato, che in quell’occasione scontò l’opposizione da parte del Concilio con il carcere (Nardi, 2009, p. 100), Scoti giunse a Basilea il 23 dicembre 1431 (Concilium Basiliense, 1897, p. 21).
Si trattò dunque di una missione importante, ma destinata a un esito fallimentare. La bolla, con la quale Eugenio IV dichiarava appunto lo scioglimento del Concilio ecumenico e il suo futuro trasferimento a Bologna, fu inizialmente mantenuta segreta. L’atteggiamento ostile dei padri conciliari, e delle potenze europee che ancora lo sostenevano, fece probabilmente propendere il nunzio per un atteggiamento prudente, se non ambiguo. Scoti non lesse la bolla papale di fronte al Concilio e anzi negò più volte di essersi recato a Basilea con quel compito; si trasferì poi all’improvviso a Strasburgo, lasciando Ceparelli a consegnare la bolla al legato pontificio Giuliano Cesarini. I fatti successivi sono noti: al momento della pubblica lettura da parte del legato, i padri conciliari lasciarono l’aula e si rifiutarono di ascoltare l’ordine papale, dichiarando di volere mantenere aperti i lavori del Concilio (G.D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collecti, XXIX, 1788, pp. 237-239). Contestualmente, Scoti pubblicò la bolla di scioglimento da Strasburgo (Concilium Basiliense, 1897, p. 22; Valois, 1909, pp. 130-133). Il papa ritirò la condanna al Concilio di Basilea il 14 dicembre 1433, ma le ostilità tra Eugenio IV e il Concilio conobbero un crescendo destinato a culminare, nel 1439, nella sua deposizione e nell’elezione dell’antipapa Felice V da parte dei padri conciliari.
Il 7 gennaio 1433 Scoti fu nominato vescovo di Concordia (oggi diocesi di Concordia-Pordenone), titolo che mantenne fino alla sua morte (Eubel, 1913, II, p. 133). Quasi nulla resta del suo operato nella diocesi, che governò tramite vicari (Pesce, 1969, p. 97). Sempre nel 1433, fu incaricato di mediare presso Alfonso d’Aragona per la questione della successione a Giovanna II d’Angiò nel Regno di Napoli (Raynaldo, 1752, p. 160).
Il suo più rilevante ruolo politico fu l’incarico di governatore pontificio di Bologna, che Eugenio IV gli affidò con bolla del 5 ottobre 1435 (edito in Ughelli, 1653, coll. 362a-b): il dominio diretto di Bologna, che fu rincorso con risultati alterni dai papi tra XIV e XV secolo, assumeva in quel frangente ulteriore importanza per il trasferimento della curia pontificia a Firenze e per la preparazione del Concilio ecumenico per l’unione tra le chiese orientale e occidentale (Gill, 1961, pp. 82 s.), nonché per la posizione geopolitica della città petroniana negli instabili equilibri italiani. L’incarico rivela quindi ulteriormente la fiducia che il pontefice riponeva nel nipote, inviato in un contesto non semplice, che Eugenio IV ben conosceva per esservi stato, durante il pontificato di Martino V, legato papale.
Eugenio IV decise l’invio di Scoti dopo che a Bologna era fallito un colpo di mano contro il governo papale, orchestrato dalla fazione dominante dei Canetoli in combutta con Filippo Maria Visconti, il quale poi giunse a un accordo con il pontefice, togliendo la propria protezione alla città.
L’incarico, che prevedeva la piena giurisdizione, si configurava dunque come tentativo di realizzare quella diretta soggezione cui Bologna era sempre stata riluttante. Scoti operò soprattutto in vista del trasferimento della Curia pontificia a Bologna, dal 1436 al 1438: in presenza del papa – e dunque del dominus di diritto – in città ogni autonomia politica e amministrativa decadeva; tra le prime azioni del nuovo governatore ci fu la sospensione della magistratura popolare dei gonfalonieri e il controllo sulla distribuzione degli uffici. Ai primi contrasti con la fazione canesca, e in particolare con Battista Canetoli, seguì la possibilità per il suo antagonista, Antongaleazzo Bentivoglio, di rientrare in città dopo quindici anni di esilio (5 dicembre 1435), accolto trionfalmente dalla cittadinanza.
Scoti nominò suo vicario e podestà di Bologna Baldassarre Baroncelli da Offida, noto per i metodi violenti e che, a Bologna, legò il proprio nome a un avvenimento destinato a plasmare la memoria cittadina e a rinfocolare l’opposizione al governo ecclesiastico: il 23 dicembre, dopo esser stato ricevuto dal governatore, Bentivoglio fu catturato a tradimento e fatto decapitare. Scoti fu certamente coinvolto, se non mandante, nel piano, ma non è chiaro fino a che punto l’esito mortale sia stata una decisione in autonomia di Offida.
I preparativi per la residenza papale in città si configurarono anche in azioni volte alla messa in sicurezza dei luoghi del potere: Scoti fece porre una grata alla porta del palazzo del governatore e, su incarico di Eugenio IV, presiedette alla riedificazione della rocca di Galliera, il castello pontificio raso al suolo pochi anni prima dai bolognesi. Eugenio IV entrò in città il 22 aprile 1436, per lasciarla di nascosto nel gennaio del 1438, diretto a Ferrara per il Concilio. I crescenti contrasti tra il pontefice e Niccolò Piccinino, che nel frattempo aveva preso Imola e Faenza, diedero l’occasione ai bolognesi per ribellarsi nuovamente al governo ecclesiastico. Il 20 maggio 1438 Piccinino entrò in città e gli fu affidato il governatorato. Scoti, che non era riuscito a orchestrare la difesa, si arrese dopo essersi asserragliato nel palazzo con pochi soldati fedeli e, il 21 maggio, lasciò Bologna diretto a Ferrara (C. Ghirardacci, Historia di Bologna, a cura di A. Sorbelli, 1915-1932, pp. 44-51; Gill, 1961, pp. 81-83; Duranti, 2009, pp. 51-56, 108 s.).
Dopo l’esperienza bolognese, si perdono le tracce di Scoti. Verosimilmente seguì Eugenio IV a Firenze per il Concilio (come lascia presupporre Ughelli, 1653, col. 361). Morì l’11 luglio 1443 a Padova, ove fu sepolto nella chiesa di S. Maria in Vanzo.
Fonti e Bibl.: C. Ghirardacci, Historia di Bologna, III, a cura di A. Sorbelli, in RIS2, XXXIII, 1, Città di Castello-Bologna 1915-1932, pp. 44-51; Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini, I: ab anno 1406 ad annum 1450, a cura di C. Zonta - I. Brotto, Padova 1970, nn. 510, 512; Codice diplomatico istriano, IV, Trieste 1986, p. 997; Acta Eugenii papae IV: 1431-1447, a cura di G. Fedalto, Roma 1990, p. 42, n. 60; Repertorium Germanicum, 5, Verzeichnis der in den Registern und Kameralakten Eugens IV. vorkommenden Personen, Kirchen und Orte des Deutschen Reiches, seiner Diözesen und Territorien, 1431-1447, a cura di H. Diener - B. Schwarz, Tübingen 2004, ad indicem.
F. Ughelli, Italia Sacra sive De episcopis Italiae et insularum adiacentium, V, Roma 1653, coll. 247, 361 s., 410; O. Raynaldo, Annales ecclesiastici, IX, Lucca 1752, p. 160; A. Vitale, Memorie istoriche dei tesorieri generali pontificj dal pontificato di Giovanni XXII fino a’ nostri tempi, Napoli 1782, p. XXIII; D. Rossetti, L’archeografo triestino, IV, Trieste 1837, p. 233; A. Zambaldi, Monumenti storici di Concordia, serie dei vescovi concordiesi ed annali della città di Portogruaro, S. Vito 1840 (ristampa anastatica Portogruaro 1981); Concilium Basiliense: Studien und quellen zur geschichte des Concils von Basel, II, a cura di J. Haller, Basel 1897; F. Babudri, I vescovi di Parenzo e la loro cronologia, in Atti e memorie della società istriana di archeologia e storia patria, XXV (1909), pp. 170-284, n. 45; N. Valois, Le pape et le concile: 1418-1450. La crise religieuse du XVe siecle, Paris 1909, pp. 130-133; A. Serena, La cultura umanistica a Treviso nel secolo decimoquinto, Venezia 1912, pp. 52-54; K. Eubel, Hierarchia catholica Medii aevi, Regensburg 1913, I, pp. 74, 390, II, p. 133; E. Degani, La diocesi di Concordia. Notizie e documenti, Udine 1924, ad ind.; B. Katterbach, Referendarii utriusque signaturae a Martino V ad Clementem IX et praelati signaturae supplicationum a Martino V ad Leonem XIII, Città del Vaticano 1931, pp. 17 s.; J. Gill, Eugenius IV: pope of Christian union, London 1961, pp. 81-83; L. Pesce, Ludovico Barbo vescovo di Treviso (1437-1443): cura pastorale, riforma della Chiesa, spiritualità, Padova 1969, ad ind.; Id., Cristoforo Garatone trevigiano, nunzio di Eugenio IV, Roma 1975, p. 87, n. 4; R.G. Mercer, The teaching of Gasparino Barzizza, with special reference to his place in Paduan humanism, London 1979, p. 123; L. Pesce, La Chiesa di Treviso nel primo Quattrocento, I-II, Roma 1987, ad ind.; P. Sartorelli, Eugenio IV nel vortice di eventi drammatici, Città del Vaticano 1990, pp. 73-75; G.M. Varanini, Istituzioni e società a Treviso tra comune, signoria e stato regionale, in Storia di Treviso, II, Il Medioevo, a cura di D. Rando - G.M. Varanini, Venezia 1991, pp. 135-213; T. Duranti, Diplomazia e autogoverno a Bologna nel Quattrocento (1392-1466). Fonti per la storia delle istituzioni, Bologna 2009, pp. 51-56, 108 s.; P. Nardi, Maestri e allievi giuristi nell’Università di Siena. Saggi biografici, Milano 2009, p. 100; Corpus dell’epigrafia medievale di Padova, a cura di F. Benucci, Sommacampagna 2015, ad. indicem.