Daniele (Daniello)
Nella Bibbia latina Daniele è il quarto dei grandi profeti, ma nella Bibbia ebraica il suo libro è inserito tra gli Scritti, libri più tardi del canone.
Il libro si compone di due parti e di un'appendice (capp. 13 e 14) che non si trova nel canone ammesso dagli Ebrei. La prima parte (capp. 1-6) espone l'attività di Daniele, uno dei prigionieri ebrei, alla corte di Babilonia, dove è come un nuovo patriarca Giuseppe, fedele alla legge di Dio (cap. 1), interprete di sogni ed enigmi (capp. 2, 4 e 5); liberato dai suoi nemici (capp. 6 e 14), salva i suoi amici (capp. 3 e 13). I capitoli 7-12 sono occupati da quattro visioni apocalittiche costruite secondo una divisione (preannunciata nel cap. 2) della storia in quattro Imperi successivi, Imperi che preparano (e ne sono già pieni) il regno definitivo di Dio. A essi D. si è ispirato nel descrivere gl'Imperi che hanno preparato l'Impero romano, secondo lui definitivo, in Mn II VIII. Già i Vangeli, ma soprattutto l'Apocalisse di Giovanni, avevano usato il libro di Daniele, che ha continuato a ispirare mistici e poeti. Il libro, trasmesso parte in ebraico e parte in aramaico e greco, subì probabilmente l'ultima revisione tra il 167 e il 164 a.C., ma senza dubbio il redattore si avvalse largamente di testi preesistenti.
Nella processione mistica del Paradiso terrestre (Pg XXIX e XXX) Daniele è compreso tra i ventiquattro seniori che rappresentano i libri del Vecchio Testamento (XXIX 83). In Pg XXII 146 è presentato, con allusione al capitolo I del libro, come esempio di astinenza agl'ingordi e golosi che espiano i loro peccati. I versi 13-15 di Pd IV contengono un'allusione a Dan. 2, 12, e in XXIX 134 ce n'è una a Dan. 7, 10; un'altra allusione a un passo del profeta (2, 3) è in Ep XIII 81. L'esergo di Mn III I 1 e 3 cita Dan. 6, 22, da cui D. attinge la forza di dire la verità benché sappia che gli avversari l'attaccheranno: Dio proteggerà Dante.