Kiŝ, Danilo
Scrittore iugoslavo, nato a Subotica (Vojvodina) il 22 febbraio 1935, morto a Parigi il 15 ottobre 1989. Dopo la guerra terminò il ginnasio a Cetinje (Montenegro), laureandosi poi alla facoltà di Lettere di Belgrado. Lavorò successivamente presso il Centro per la teoria letteraria e artistica (Centar za teoriju knjževnosti i umetnosti) a Belgrado e, in qualità di drammaturgo, presso il teatro belgradese Atelje 212. Soggiornò in Francia come lettore di lingua serbo-croata presso le università di Strasburgo, Bordeaux, Lille, e in Francia si trasferì definitivamente nel 1979. K. si è distinto anche per l'intensa attività di traduttore.
Nel 1962 esordì con due brevi romanzi, Mansarda (La mansarda) e Psalam 44 (Il salmo 44), ma la celebrità arrivò con la cosiddetta trilogia familiare, composta dal romanzo Bašta, pepeo (1965; trad. it. Giardino, cenere, 1986), dalla raccolta di novelle Rani jadi (1969; trad. it. Dolori precoci, 1993) e dal romanzo Peščanik (1972; trad. it. Clessidra, 1990), che gravitano intorno alle dolorose vicende della sua infanzia. Nel 1976 pubblicò Grobnica za Borisa Davidovića (Una tomba per Boris Davidović; trad. it. I leoni meccanici, 1980), una raccolta di sette racconti con il sottotitolo Sedam poglavlja jedne zajedničke povesti (Sette capitoli di una stessa storia), che ne evidenzia il disegno unitario. Allo scandalo provocato in Iugoslavia da questo libro lo scrittore rispose con il pamphlet polemico Čas anatomije (1978, Lezione di anatomia). Nel 1983 pubblicò una raccolta di racconti, Enciklopedija mrtvih (trad. it. Enciclopedia dei morti, 1988), insieme alla raccolta di saggi Homo poeticus. Tra le opere teatrali si distinguono i drammi Noć i magla (1968, La notte e la nebbia), Elektra (1969, Elettra), Drveni sanduk Tomasa Vulfa (1974, Il baule di legno di Thomas Wolf).
Nella sua prosa, sempre contraddistinta da una grande cura formale, K. mescola i più diversi materiali narrativi, che includono confessioni e memorie, mostrando un approccio documentaristico, che evidenzia un debito artistico nei confronti di Borges. Al centro della sua opera sono gli eventi storici e le vicende personali che costrinsero l'autore a un confronto con i totalitarismi del 20° secolo e lo spinsero a percepire un profondo legame fra la problematica esistenziale e le questioni sociali e politiche. La sua 'trilogia familiare' nasce, per ammissione stessa dell'autore, dagli interrogativi angosciosi della giovinezza sul senso della vita, scaturiti dall'esperienza delle persecuzioni razziali e dagli eventi bellici. Figlio di un ebreo di origine ungherese e di una montenegrina di religione cristiana ortodossa, K. venne educato in scuole cattoliche ungheresi, ambiente nel quale non riuscì mai a integrarsi, conservando un senso di sradicamento evidente nelle sue prime poesie in ungherese. Ma la sua vita e la sua formazione furono soprattutto segnate dalla morte del padre e di altri parenti nel lager di Auschwitz. Come per un'intera generazione di scrittori uscita dall'esperienza della guerra, domina in lui la sfiducia nella possibilità di salvarsi dalle tragiche vicende della storia. Ne emerge una narrazione in cui i vari conflitti - fra la vittima e il carnefice, fra il vincitore e il vinto - si realizzano in uno sdoppiamento radicale dell'uomo, capace dei più grandi eroismi, ma anche dei più grandi abomini. La trilogia familiare costituisce anche la chiave per comprendere l'ebraicità dello scrittore, percepita come una sorta di ansia che, a livello psicologico e letterario, alimenta un senso di relatività, fonte continua di ironia.
La raccolta Grobnica za Borisa Davidovića, che lo ha consacrato fra i più significativi scrittori della sua generazione, è particolarmente innovativa sotto il profilo formale, segno della continua ricerca estetica dello scrittore: l'opera non fu compresa e apprezzata appieno dalla critica ed ebbe un seguito polemico vivace, fra cui anche l'accusa - del tutto infondata - di plagio. Nel saggio Čas anatomije lo scrittore si difende 'dissezionando' metaforicamente i suoi critici. Anche se il processo intentato contro K. si risolse in un nulla di fatto, la vicenda fu tra i motivi che lo indussero a emigrare.
bibliografia
M.I. Bandić, Savremena proza (Prosa contemporanea), Beograd 1965.
P. Palavestra, Posleratna srpska knjiiževnost 1945-1970 (Letteratura serba del dopoguerra), Beograd 1972.
Lj. Jeremić, Proza novog stila (La prosa del nuovo stile), Beograd 1978.
B. Krivokapić, Treba li spaliti Kiša (Bisogna forse bruciare Kiš?), Zagreb 1980.
J. Deretić, Istorija srpske književnosti (Storia della letteratura serba), Beograd 1983.