Danimarca
Non sembra che D. avesse una precisa nozione dell'entità geografica e della vita politice della Danimarca nel sec. XIII e nel XIV. Comunqua egli non fa mai riferimenti diretti alla storia e ai personaggi storici di questo paese; genericamente alla Scandinavia si riferisce quando in Ep V 12 chiama i Longobardi Scandinaviae soboles (v. peraltro SCANDINAVIA).
Fortuna Di Dante. - Dal Trecento al Cinquecento le testimonianze d'imitazione o semplicemente di reminiscenze sono quasi inesistenti; nel Seicento e nel Settecento la poesia di D., come quella del Petrarca, del Boccaccio, dell'Ariosto e del Tasso, era familiare ai circoli letterari di Copenaghen. Nel periodo romantico il critico H. Steffens diede forte rilievo all'interpretazione di D., e fra i suoi seguaci era A. Oehlenschläger, futuro caposcuola del romanticismo scandinavo: apprese la lezione culturale dello Steffens, ma non si può dire che la sua opera dimostri una forte influenza dantesca. Più entusiastico è il rinvio di H. C. Andersen (1805-75) che nel romanzo L'Improvvisatore (1835) presenta la figura di un giovane, fervente ammiratore della poesia di Dante. Il critico e poeta J. L. Heiberg (1794-1860) pare lontano dall'ispirazione dantesca, come nella sua ‛ commedia apocalittica ' Un'Anima dopo la Morte (1841) che solo esteriormente si riferisce alla Commedia. Più vicino a D. è F. Paludan-Müller (1809-1876) che segna la reazione contro il culto romantico dell'eroe; benché il suo grande poema narrativo Adam Homo (1839 ss.) sia una ‛ commedia umana ' a carattere realistico, resta l'opera più dantesca, quanto a intonazione spirituale e a ricchezza di reminiscenze, di tutta la letteratura danese: alla fine del libro il protagonista passa per una specie di Purgatorio, e la sua Beatrice (Alma) è lo strumento della sua redenzione. Reminiscenze dantesche si trovano nelle opere di A. M. Goldschmidt (1819-1887), Chr. K. F. Molbech (si veda il dramma Dante, 1852) e Kr. Arentzen (1823-1899: tre poemi ricchi di echi danteschi e ai quali tenne dietro uno studio sulla Commedia). La più grande figura della letteratura cattolica in Danimarca, J. Jörgensen (1866-1955) dedicava nel 1912 al critico V. Vedel un gruppo di poesie intitolate Situazioni dantesche, e nella Leggenda della mia vita accenna varie volte a D.; però le tendenze essenziali della sua opera non hanno elementi genuinamente danteschi. Il poeta S. Claussen (1865-1931), studiò l'italiano, e la lettura di D. ha lasciato varie impronte nella sua opera, peraltro assai lontana dal tono dantesco. Nel Novecento reminiscenze dantesche appaiono nelle poesie di J. Sonne (n. 1925), di J. Gustava Brandt (n. 1925), nel romanzo Commedia a Firenze di Poul Örum (n. 1918) e soprattutto nelle novelle della grande prosatrice Karen Blixen (1866-1963).
Notevoli interpretazioni critiche sull'opera dantesca sono apparse in Danimarca dal Settecento a oggi. A. B. Bentzon (1795), sviluppando un'estetica immaginativa preromantica, vede in D. un " poeta grande e bizzarro in tutta la sua opera ". H. Steffens, in un discorso dell'anno 1802-03, interpreta D. come il più grande poeta italiano del Medioevo esaltatore della religione cristiana. I. P. Mynster (1775-1854) sottolinea il significato religioso della Commedia. Secondo J. L. Heiberg le tre cantiche rappresentano una triade hegeliana: pensiero, natura, spirito; mentre H. L. Martensen (1808-1884) vede nel poema dantesco l'affermazione di una seconda triade: plastico, pittoresco, musicale. S. Kierkegaard (1813-1855) sviluppa una teoria antihegeliana, sottolineando il carattere fantastico dell'ispirazione di D. che vede come un gran rappresentante della religione pratica, dell'esistenziale. Sono inoltre da ricordare Chr. K. F. Molbech (1823-1888), che nella sua traduzione presenta il primo commento danese alla Commedia; A. M. Goldschmidt, che rileva i rapporti fra D. politico e il Risorgimento del sec. XIX, e ammira D. come poeta dell'amore; G. Brandes (1842-1927), che con vivo interesse storico si applica allo studio dei rapporti tra D. e la vita politica del suo tempo; V. Vedel (1865-1943), che nel suo Dante (1892) elabora un equilibrato ritratto del poeta, inquadrato nel suo tempo storico e nelle vicende della vita; Thor Sundby (1830-1899) che in un suo libro su B. Latini si occupa dei rapporti fra D. e Brunetto, utilizzando con fine discernimento i risultati degli studiosi italiani e stranieri; Th. Bierfreund (1865-1906) che discute la concezione dantesca della donna e studia i valori spirituali dell'opera di Dante. Sono infine da segnalare, nel nostro secolo, critici come Niels Möller, autore di una letteratura universale (1928), P. V. Rubow, F. J. Billeskov Jansen, C. J. Elmquist, J. Breitenstein e altri. Nel libro Dante (1966) Emil Frederiksen, critico di formazione cattolica, sviluppa vari aspetti della religiosità di Dante.
Le traduzioni integrali del poema sono quelle di Chr. K.F. Molbech, condotte con gusto e sensibilità romantica e in rima (ne furono fatte sette edizioni dal 1888 al 1966: il commento di Molbech è stato riveduto e modificato da V. Vedel; l'ultima edizione con introduzione e commento è di J. Moestrup), e quella di K. Hee Andersen (1964) di carattere più divulgativo e in versi sciolti. Della Vita Nuova (Nyt Liv, 1915) si ebbe la versione di Johannes Dam (nuova edizione nel 1965, con introduzione di A. Teilgaard Laugesen). Un volume del 1916, Dantes Lyriske Digtning (" La lirica di D. "), reca la traduzione, di Johannes Dam, della Vita Nuova e delle Rime.
Nella Biblioteca Reale di Copenaghen si trovano due manoscritti della Commedia di cui uno miniato (si v. P. Högberg, Les manuscrits italiens de Copenhague, in " Études Italiennes " II 1920), un esemplare dell'edizione Foligno 1472 e altro della fiorentina del 1481; interessante collezione dantesca legata dal pastore S. A. Becker.
Bibl. - V. Santoli, La Letteratura italiana, la tedesca e le nordiche (in Problemi ed Orientamenti, Milano 1948); E. Frederiksen, D. e la Danimarca, in " Analecta Romana Instituti Danici ", Copenaghen 1965; H. Sörensen, D. in Danimarca, in D. nel mondo, Firenze 1965.