DANIMARCA.
– Demografia e geografia economica. Storia. Architettura. Bibliografia. Cinema. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Michele Castelnovi. – Stato dell’Europa centro-settentrionale, propr. Regno Unito di Danimarca, composto dalla D. (costituita dalla penisola dello Jutland e dall’arcipelago danese, per complessivi 42.915,7 km²), dalle Isole Fær Øer e dalla Groenlandia. Dopo la realizzazione dell’avveniristico ponte di Øresund nel 2000, le zone più vicine alla Svezia sono state interessate da un netto aumento della popolazione e delle attività economiche. La D. in questi ultimi anni ha attirato un gran numero di immigrati, sia per la notevole offerta di lavoro sia per gli indicatori della qualità della vita e delle libertà individuali (spesso ai primi posti nelle classifiche mondiali). Su cinque milioni e mezzo di abitanti nel 2014, si contano poco più di 590.000 immigrati (pari al 10,4%), di cui un terzo dall’Europa occidentale e due terzi dai Paesi islamici. I musulmani praticanti sono stimati attorno al 2% della popolazione complessiva. Nel 2005 la vicenda delle vignette satiriche su Maometto, pubblicate dal quotidiano danese «Jyllands-Posten», ha suscitato vivissime polemiche nel mondo islamico. La capitale, Copenaghen, ospita più di 1.250.000 ab. (quasi 2 milioni, considerando le periferie): rispetto alle città minori presenta una percentuale maggiore di immigrati, in particolare nel quartiere di Nørrebro (più del 28%).
Circa 50.000 persone abitano nelle Isole Fær Øer, mentre poco meno di 60.000 vivono in Groenlandia, disperse su un territorio vasto 2.166.086 km². Il 25 dicembre 2008 i groenlandesi hanno espresso un voto a favore dell’indipendenza, tramite referendum, recepito dal Parlamento danese il 21 giugno 2009. Questo passo potrebbe avere importanti conseguenze geopolitiche, proseguendo un percorso di autodeterminazione in atto da decenni (nel 1985 la Groenlandia era uscita dalla CEE con un apposito referendum): le rivendicazioni danesi su ampie porzioni dello scacchiere artico potrebbero essere messe in discussione, favorendo le ambizioni di vicini ingombranti come Stati Uniti, Canada e Russia (su tutta la questione v. confini).
Anche le Isole Fær Øer, come la Groenlandia, non fanno parte della UE: la popolazione, ancora oggi, vive principalmente di pesca e di allevamento (anche se i giovani possono studiare nelle università danesi). Nel luglio del 2013 la UE ha disposto un boicottaggio contro le Fær Øer, per una controversia riguardo alle quote di pescato consentito. Alcuni progetti di costituzione faroese, miranti alla piena indipendenza, sono stati bocciati. Dal punto di vista demografico, le emigrazioni sono rarissime nelle isole, se non dalla Danimarca. Con 13,6 nati ogni 1000 abitanti, le Fær Øer presentano la più alta natalità in Europa.
Il Regno Unito di Danimarca ospita nella capitale Copenaghen la sede del Consiglio nordico, di cui fanno parte Danimarca, Svezia e Finlandia (membri della UE), Norvegia e Islanda, nonché i tre territori autonomi Fær Øer, Groenlandia e Isole Åland. Benché membro della UE, la D. ha mantenuto la propria moneta, la corona danese.
Storia di Ilenia Rossini. – Nel primo decennio del nuovo millennio, la politica danese continuò a essere dominata dal dibattito sull’immigrazione. Nel settembre 2005, la pubblicazione su un quotidiano di 12 vignette satiriche sul profeta Maometto scatenò una violenza reazione in molti Paesi islamici, che ebbe strascichi tali – anche negli anni successivi – da costringere alcune ambasciate danesi, assaltate, a chiudere. Il governo danese – una coalizione tra i liberali del Venstre (V) e i conservatori del Konservative Folkeparti (KF), appoggiata anche dal Dansk Folkeparti (DF, Partito popolare danese), partito di destra xenofobo e anti-islamico, e guidata dal liberale Anders Fogh Rasmussen – difese la libertà di stampa, esponendosi così a una crisi diplomatica con i principali Paesi musulmani. Dopo una polemica decennale, nel febbraio 2015, a Copenaghen, un uomo aprì il fuoco prima contro un locale in cui si stava tenendo un’iniziativa su arte, blasfemia e libertà di espressione che vedeva la partecipazione dell’autore di altre discusse vignette su Maometto, e poi contro la Sinagoga grande. Due uomini rimasero uccisi, mentre l’attentatore riusciva a fuggire: poche ore dopo, la polizia danese annunciò di aver ucciso il presunto attentatore, un giovane di origine araba da poco uscito di prigione.
Sul piano interno, furono approvati una riforma del welfare che tagliava la spesa per le politiche sociali (2006) e alcuni provvedimenti penalizzanti per gli immigrati, duramente criticati dalle istituzioni europee e da alcuni organismi internazionali.
Nelle elezioni anticipate del 2007, il Venstre ottenne il 26,3% delle preferenze, i socialdemocratici (Socialdemokratiet, S) il 25,5%. Seguivano il DF (13,9%) e il KF (10,4%): fu così formato un nuovo governo V-KF, guidato sempre da Rasmussen. Dopo la sua nomina a segretario generale della NATO (2009), egli fu sostituito dal compagno di partito Lars Løkke Rasmussen. Necessitando dell’appoggio esterno del DF per l’approvazione del bilancio, il nuovo governo accettò di inasprire la legislazione in materia di immigrazione (2010) e di ripristinare i controlli di frontiera (2011), a dispetto del Trattato di Schengen.
Mentre si facevano sentire gli effetti della crisi economica globale, alle elezioni del 2011 il Venstre migliorò lievemente i suoi consensi (26,7%), mentre il KF crollò al 4,9% e il DF subì una lieve flessione (12,3%). I socialdemocratici, che avevano promesso un aumento della spesa pubblica e un alleggerimento delle misure anti-immigrazione, ottennero il 24,9% delle preferenze e formarono un governo, guidato da Helle Thorning-Schmidt, con i socioliberali del Radikale Venstre (RV) e i socialisti del Socialistisk Folkeparti (SF).
Il nuovo governo si impegnò sul tema dei diritti civili, con la legalizzazione dei matrimoni omosessuali (2012), ma per fronteggiare un imponente deficit del bilancio tagliò la spesa pubblica per disoccupazione, borse di studio e sanità. Queste politiche e una serie di scandali che coinvolsero i socialdemocratici furono all’origine di un calo dei consensi per la coalizione di governo, da cui nel gennaio 2014 uscì il SF: alle elezioni europee del maggio 2014, il DF, euroscettico e xenofobo, risultò essere il partito più votato (26,6%).
Nelle elezioni di giugno 2015 per il rinnovo del Parlamento, i socialdemocratici risultarono la prima forza politica del Paese (26,3% dei voti e 47 seggi), ma erano i partiti di centrodestra a disporre dei numeri per formare il governo. Il nuovo esecutivo era sostenuto dal Venstre – il cui leader Lars Løkke Rasmussen ricevette l’incarico di premier – dal DF, dall’Alleanza liberale (LA) e dal KF.
Sul piano della politica estera, la D. provò a conquistare un ruolo di primo piano nello scacchiere artico: nonostante i contenziosi territoriali con gli altri attori regionali, essa era facilitata dalla sovranità sulla Groenlandia, e nel dicembre 2014 presentò alla Commissione ONU sui limiti della piattaforma continentale la documentazione a sostegno delle proprie rivendicazioni (v. confini). Sul fronte delle missioni internazionali, il governo ritirò nel 2007 i suoi contingenti dalla ‘coalizione dei volonterosi’ in ῾Irāq e nel 2014 quelli impegnati nell’ISAF (International Security Assistance Force) in Afghānistān.
Architettura di Paola Gregory. – Attenta alle questioni ambientali e allo sviluppo sostenibile, dagli anni Novanta del 20° sec. la D. ha consolidato una politica di investimenti volti alla tutela del paesaggio naturale e artificiale, attraverso sperimentazioni di rigenerazione urbana e strategie di riassetto territoriale, incentrate, all’inizio del nuovo millennio, sullo sviluppo di Ørestad, la parte nuova di Copenaghen, bari-centrica fra la capitale e l’aeroporto di Kastrup, oltre che fra D. e Svezia, collegate a partire dal 2000 dal ponte di Øresund, firmato da Dissing+Weitling, studio attivo dal 1971.
Con la realizzazione di nuove infrastrutture e l’implementazione di quelle esistenti, si sono concentrati a Ørestad alcuni interventi, che, puntando sull’alta qualità e sull’elevato grado di vivibilità, in una equilibrata integrazione di funzioni con la natura circostante, hanno visto al lavoro architetti fra i più noti a livello internazionale. Accanto a Daniel Libeskind (con il masterplan per l’area centrale di Ørestad City, 2006), Jean Nouvel (con il nuovo Auditorium, 2009) e Steven Holl (con il progetto delle torri T-Husene, 2006) – autore peraltro del premiato Museo di arte contemporanea a Herning (2009) – vi hanno operato alcuni dei più importanti studi danesi: Lundgaard & Tranberg (1983), premiati per il Tietgenkollegiet (2006), edificio per residenze studentesche, nonché per la Royal Danish Playhouse sul fronte portuale di Copenaghen (2008); 3XN (1986), studio firmatario dell’Ørestad College (2007) e dell’Hotel Bella Sky (2011) presso il Bella Center, nonché della nuova sede delle Nazioni Unite a Copenaghen (2013), premio Green building 2012; Bjarke Ingels (n. 1974), il più noto fra i giovani protagonisti dell’architettura danese, fondatore dello studio BIG (2005) e partner, con il belga Julien De Smedt (dal 2006 JDS architects), del precedente studio PLOT (2001-05), firmatario di edifici quali i complessi residenziali VM Houses (2006) e Mountain Dwellings (2008). Il lavoro di BIG emerge per la capacità di stravolgere il tradizionale approccio alla trasformazione della città proponendo nuove tipologie edilizie sostenibili, ludiche e sperimentali. Oltre al padiglione danese per l’Expo 2010 a Shanghai, fra gli esempi più innovativi si ricordano: la 8 House a Ørestad (2010), il parco Superkilen (con i paesaggisti di Topotek1 e gli artisti visivi di Superflex) a Nørrebro (Copenaghen, 2012), e il Museo marittimo danese a Helsingør (2013), cui si affiancano alcuni progetti in costruzione: l’Amager Resource Center a Copenaghen, la Casa Lego a Billund, la Torre W57th a New York, il quartier generale della Shenzhen Energy Company a Shenzhen.
Accanto ad altri innovativi gruppi – fra i quali, CEBRA (2001), COBE (2005), Effekt (2005) e Transform (1996), vincitori peraltro del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 2006 con il progetto Co-Evolution – è l’opera di alcuni grandi studi a garantire continuità e qualità: C. F. Møller Architects (1924) con il Darwin Center II, ampliamento del Museo di storia naturale (2008) e il Museo marittimo nazionale (2011), entrambi a Londra, e, in corso, gli ospedali di Akershus, Norvegia (2015), e di Århus (2020), il più grande in D.; Henning Larsen Architects (1959), con ilMoesgaard Museum ad Århus (2013) e l’Opera House a Copenaghen (2005) e a Reykjavik (Harpa, 2013), quest’ultimo progettato con l’artista danese Olafur Eliasson e premiato, poco prima della morte di Larsen nel 2013, con il Mies van der Rohe Award 2013; Schmidt Hammer Lassen (1986), con la Corte internazionale dell’Aia (2015) e, fra gli altri, i pluripremiati edifici Il cristallo (2011), ampliamento della sede Nykredit a Vesterbro (Copenaghen), e la nuova Biblioteca dell’Università di Aberdeen in Scozia (2012).
Bibliografia: B. Ingels, Yes is more. An archicomic on architectural evolution, catalogo della mostra, Copenaghen, Danish architecture center, Copenaghen 2009 (trad. it. Köln 2011); M. Ibler, 30 New projects. Global Danish architecture 5, Århus 2011; «AV Monografías», 2013, 162, nr. monografico: BIG - Bjarke Ingels 2001-2013.
Cinema di Giulio Sangiorgio. – Dal 2010 il cinema danese conta 13 milioni di ingressi annui (con una media per spettatore maggiore di quella europea), produce film in grado di conquistare circa il 30% del mercato locale ed è stato candidato all’Oscar come miglior film straniero con quattro opere negli ultimi sette anni (Efter brylluppet, 2006, Dopo il matrimonio, di Susanne Bier; il poi vincente Hævnen, 2010, In un mondo migliore, sempre della Bier; En kongelig affære, 2012, A royal affair, di Nikolaj Arcel; e Jagten, 2012, Il sospetto, di Thomas Vinterberg). Alla base del successo della cinematografia nazionale è l’apporto del Danish Film Institute, ente che riceve dallo Stato crescenti contributi per sostenere la produzione cinematografica, con una media di 25 lungometraggi e 30 documentari l’anno, una cura particolare per i prodotti realizzati da e per i giovani e un lavoro continuo sulle coproduzioni. Nella favorevole congiuntura resiste come principale riferimento autoriale Lars Von Trier (v.): la propensione per un cinema prossimo ai gesti provocatori dell’arte contemporanea, l’irrisione del rapporto tra sguardo e ideologia, il continuo succedersi di opere-manifesto contraddittorie, il materialismo stremato e sarcastico della sua visione del mondo dialogano perfettamente con i mélo e le commedie scopertamente manipolatorie della Bier (Efter brylluppet), con il programmatico incedere dei film di Vinterberg (Jagten), con le cruente parabole sullo stato di classe firmate Per Fly (Arven, 2003, L’eredità). E anche con la messa in discussione del politicamente corretto dei film scritti dal veterano Anders Thomas Jensen (regista di Adams æbler, 2005, Le mele di Adamo), i toni esasperati del cinema di Christoffer Boe (Allegro, 2005) o quelli in bilico tra empatia e parodia in film come En soap (2006, noto con il titolo A soap) di Pernille Fischer Christensen.
Esteticamente, nel cinema danese di oggi domina un realismo asciutto, inscheletrito eppure caricaturale, ricco di riferimenti al cinema e alla letteratura di un tempo e mosso da un protestantesimo impietosamente morale, che è alla base di opere come quelle di Tobias Lindholm e Michael Noer, insieme autori di R (2010), e che finisce per astrarsi nelle coreografie livide e sarcastiche del cinema di Nicolas Winding Refn, in grado di far dialogare mito ancestrale e grottesco, cinefilia filologica e scandaglio psicoanalitico (Only God forgives, 2013, Solo Dio perdona). Ricorrono nella produzione locale racconti criminali sull’onda del nuovo giallo scandinavo (lo svedese Män som hatar kvinnor, 2009, Uomini che odiano le donne, è diretto dal danese Niels Arden Oplev) e opere sulla gestione del potere (come Kapringen, 2012, di Lindholm): spettacolari forum etici sul concetto di responsabilità, caratteristiche dell’ideale prodotto danese da esportazione, come dimostrano le serie televisive Forbrydelsen (in onda dal 2007, rifatta negli Stati Uniti con il titolo The killing) e Borgen (2010-13; Borgen Il potere).
Bibliografia: M. Hjort, I. Bondebjerg, The Danish directors. Dialogues on a contemporary national cinema, Bristol 2001; M. Hjort, Small nation, global cinema. The new Danish cinema, Minneapolis-London 2005.