dannare
Vale " stigmatizzare come reo ", " condannare alla riprovazione generale ": Pd XIX 109 tai Cristian dannerà l'Etïòpe, " tali e sì fatti cristiani, che sono stati grandi peccatori, dannerà l'Etiope: cioè alcuni delli Etiopi... che non sarà stato peccatore se non per infideltà, dicendoli: Voi meritate bene ogni pena, che aveste notizia di quello che si dovea fare e non facesti; la qual cosa non ebbi io, che se io l'avesse avuto, io l'arei fatto " (Buti; cfr. Matt. 12, 41 " Viri Ninivitae surgent in iudicio cum generatione ista et condemnabunt eam "); anche in Detto 135 È la ragion dannata; / per ch'i' t'ho per dannata (per l'occorrenza del v. 136, v. oltre).
Nel significato di " condannare alle pene eterne ", detto di Adamo, in Pd VII 27 quell'uom che non nacque, / dannando sé, dannò tutta sua prole (cfr. s. Paolo Rom. 5, 12 " per unum hominem peccatum in hunc mundum intravit, et per peccatum mors; et ita in omnes homines mors pertransiit, in quo omnes peccaverunt "); così in If XXIX 120; V 38 Intesi ch'a così fatto tormento / enno dannati i peccator carnali; Pg XXII 99 Cecilio e Plauto e Varro... / dimmi se son dannati (cfr. Iacopone O femene, guardate 34 " Si è femena paleda... / arrosciase la misera / ... si è bruna, embiancase... / mustranno sua pentura molt'aneme ha dannate "). Con questo stesso valore il participio ricorre ancora, sostantivato, in Pg I 48 è mutato in ciel novo consiglio, / che, dannati, venite e le mie grotte?, cui si può aggiungere il t'ho per dannata del Detto già citato (v. 136).
In funzione attributiva, il participio è in Cv III VIII 10 come dice Stazio poeta del tebano Edipo, quando dice che " con etterna notte solvette lo suo dannato pudore " (cfr. Theb. I 46 ss. " Impia iam merita scrutatus lumina dextra / merserat aeterna damnatum nocte pudorem / Oedipodes "), dove significa " esecrabile ".