DANTE ALIGHIERI. Società nazionale
Associazione che tutela e diffonde la lingua e la cultura italiana fuori del Regno, e tiene alto dovunque il sentimento d'italianità. Così il primo articolo del suo statuto. Nel proposito però degli esuli triestini che, auspice Giacomo Venezian, la idearono nel 1889, la Dante, riunendo intorno a sé quanti Italiani miravano alla completa unità della patria, doveva innanzi tutto lavorare a serbare nelle terre ancora soggette all'Austria, col sentimento nazionale, le consuetudini, la lingua e la cultura italiana.
Alla proposta aderirono eminenti personaggi, e quello stesso anno il nuovo sodalizio, a cui Giosue Carducci aveva dato nome, si annunciò al paese con un manifesto, scritto da Giuseppe Chiarini e firmato da uomini d'ogni fede e d'ogni partito. Presieduta successivamente da Ruggero Bonghi (1889-1895), da Pasquale Villari (1896-1903), da Luigi Rava (1903-1907) e dal 1907 da Paolo Boselli, la Dante, pur tra avversioni straniere e diffidenze di governi e di partiti, s'è largamente diffusa nel mondo, prendendo ragguardevole posto nella vita italiana. A quarant'anni dalla fondazione, conta più di quattrocento comitati, oltre centomila soci e duecentocinquantamila aderenti nelle scuole; schiera non troppo esigua se si pensa alla sua missione di avanguardia, e a cui fanno riscontro la forza finanziaria di un discreto patrimonio, frutto di accorgimenti e generosità, e le molte centinaia di migliaia di lire annualmente erogate per fini patriottici e culturali. Con regio decreto del 6 agosto 1926 le era fatto dono del Palazzo di Firenze a Roma per "l'importanza nazionale dell'opera che compie".
Ad aiutare gl'Italiani delle terre irredente a resistere all'opera snazionalizzatrice che si tentava ai loro danni, la Dante mandò libri, inviò conferenzieri; disciolta dall'Austria la Pro-Patria, aiutò largamente la Lega Nazionale: sussidiò importanti opere di patriottismo ed enti dalle tradizioni nazionali; favorì elezioni comunali da cui usciva riaffermata la volontà italiana delle popolazioni; sovvenne riviste e giornali di propaganda e di cultura; e, a rivendicare, con la parola della scienza e della storia, l'italianità atesina, aiutò l'Archivio di studi per l'Alto Adige.
Allorché il problema dell'emigrazione cominciò a preoccupare il paese, la Dante, conseguente alla sua missione di difesa dell'italianità, rivolse le proprie cure anche agl'Italiani trapiantatisi in terra straniera, e per essi creò e sussidiò scuole d'ogni genere, svolgendo opera particolarmente intensa ed efficace tra i connazionali della Tunisia; istituì e aiutò biblioteche, promosse cicli di conferenze patriottiche e di cultura: e per attrarre nell'orbita del pensiero italiano le future classi dirigenti, fondò, come primo esempio, a San Paolo del Brasile un grande istituto medio.
Ma il sogno di una patria tutta dentro i confini naturali e grande nel mondo non avrebbe potuto farsi realtà senza una più vigile e attiva coscienza del popolo italiano, e la Dante, che aveva eletto a propria festa il giorno di Roma e nelle scuole si rivolgeva al cuore dei giovani, non tralasciava occasione per dare vigore nel paese al sentimento delle aspirazioni e dei diritti nazionali. Rispondeva con pubbliche sottoscrizioni e manifestazioni alle violenze di Innsbruck, di Vienna e di Graz; raccoglieva offerte per il monumento a Dante in Trento; commemorava il sacrificio di Oberdan; e negli annuali congressi e sulla stampa agitava la questione della lingua italiana a Malta e nel Canton Ticino; prospettava il pericolo della germanizzazione del Garda; combatteva l'infiltrazione di elementi stranieri nelle più vitali branche della vita nazionale; chiedeva freni all'imbarbarimento dell'idioma nazionale. Animata dalle sollecitudini di Pasquale Villari, domandava l'istituzione di ricoveri nei porti d'imbarco degli emigranti; istituiva per questi bibliotechine di bordo; diffondeva appositi vademecum; fondava e aiutava scuole speciali di preparazione; studiava soluzioni alle questioni della doppia cittadinanza e del servizio militare; e, ripercorrendo con le alte visioni di Ruggero Bonghi e di Paolo Boselli le vie gloriose di Roma e delle repubbliche marinare, a conservare l'influenza della lingua italiana sulle rive del Mediterraneo, sollecitava provvidenze in favore delle scuole di stato all'estero e dei loro maestri; dava contributo di consigli e di studî alla riforma delle scuole all'estero; e, a premiare i benemeriti dell'italianità fuori del Regno, istituiva nel 1907 la medaglia d'oro "Pasquale Villari", a riscontro della quale, dopo la guerra, fu istituita quella "Paolo Boselli" per l'italianità nel regno, conferita, dopo l'annessione di Fiume, a Benito Mussolini e a Gabriele D'Annunzio.
Scoppiata la guerra italo-austriaca da essa preconizzata sin dal 1913, la Dante s'assunse la missione d'infervorare gli animi alla resistenza e di far conoscere in Italia e all'estero i fini ideali per cui il Paese combatteva. E da quelle posizioni di tenace ed appassionata difesa delle più sacre aspirazioni della patria, non decampò, né prima né dopo l'armistizio. Le rinuncie adriatiche la ebbero infatti vivace e indomabile avversaria.
Il confine al Brennero e la redenzione di Trieste, di Gorizia, dell'Istria, di Fiume e di Zara segnarono per la Dante una grande meta conseguita, non il compimento di tutti gl'ideali per cui essa sorse e lottò. Italiani ancora disgiunti dalla Patria attendono il suo aiuto, e compiti importanti le spettano ancora nelle regioni riconquistate, dove, secondando l'opera dello stato, diffonde libri e promuove manifestazioni di cultura ed ha, tra l'altro, costruito, su terreno acquistato sino dagli anni della dominazione austriaca, un magnifico asilo ad Oltrisarco, nell'Alto Adige.
Anche le mutate condizioni dell'emigrazione, non più unicamente demografica, ma forza di espansione economica, morale e culturale, richiedono nuove attività, e la Dante, che ha costruite numerose "Case della Dante" che sono focolari d'italianità, assiduamente lavora ad elevare il tono della vita intellettuale delle colonie. Essa oggi dedica cure particolari anche all'istruzione secondaria e superiore dei connazionali emigrati, allargando a Rio de Janeiro, Buenos Aires, Rosario di Santa Fe e Lima e ad altre collettività, l'esempio dell'istituto medio di San Paolo, e con scuole e corsi opportunamente attrezzati, con conferenze e con biblioteche, porta la propria azione di propaganda italiana pure fra gli stranieri.
Bibl.: R. Bonghi, I discorsi con una introduzione storica di Paolo Boselli, S. Maria Capua Vetere 1920; La Società Nazionale Dante Alighieri. Relazione storica al XXV Congresso, Roma 1920; L. Fracassetti, Per la diffusione del libro italiano; id., Opere e propositi della "Dante Alighieri". Relazione al XXXII Congresso, Roma 1927; id., La Dante Alighieri nel decennale della vittoria. Relazione al XXXIII Congresso, Roma 1928; L. Rava, in Cultura moderna, XX (1926); Atti della Società Naz. D. A., Roma 1890-1923 e i periodici: Italia, I e II, Torino 1912-13; Patria e colonie, Milano 1914-19; Le pagine della Dante, pubblicazione bimestrale del Consiglio centrale, Roma 1924 e seguenti.