Dante Alleghier, d'ogni senno pregiato
. Questo sonetto (Rime XCII) fu indirizzato, come risulta dai vv. 1-3, a D. da un suo amico di " debile affare ", al quale finora non è stato possibile dare un nome, e forse nemmeno D. seppe chi era. C'è stato tramandato insieme col sonetto di risposta per le rime di D. (Io Dante a te che m' hai così chiamato), dal codice Riccardiano 1156, preceduto dalla rubrica " Sonetto mandato a Dante Alighieri poeta fiorentino ". Il sonetto di risposta di D., senza quello della proposta dell'ignoto amico, si trova anche nel Laurenziano XL 44. Tutti e due i sonetti furono pubblicati da M. Scherillo e successivamente dal Barbi - che poi nell'edizione del 1921 li collocò nel libro V (" Altre Rime d'Amore e di corrispondenza "), che comprende rime cronologicamente anteriori alle petrose, composte fra il 1294 e il 1296.
Questo amico dice nel sonetto di essersi " richiamato ", cioè doluto, in nome di lui,D., con una giovane donna che l'ha ferito al cuore mortalmente. Tocca a D., dunque, per essersi la donna dimostrata insensibile al ‛ richiamo ' a lui da parte dell'innamorato, far vendetta contro di lei e in modo così esemplare, che nessun'altra donna ardisca mai più fare una cosa simile. Delle condizioni della donna dirà soltanto " ch'ell'è una leggiadra giovinetta, / che porta propriamente Amor nel viso ".
Bibl. - M. Scherillo, Alcuni capitoli della biografia di D., Torino 1896, 224 ss.: M. Barbi, Un servizio amoroso chiesto a D., Firenze 1911; Contini, Rime 133: D.A., Rime, a c. di D. Mattalia, Torino 1943, 198; Dante's Lyric Poetry, a c. di K. Foster e P. Boyde, Oxford 1967, II 253.