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DANUBIO

di Rodolfo MOSCA - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
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DANUBIO (XII, p. 354; App. I, p. 498)

Rodolfo MOSCA

Il regime internazionale del Danubio, posto in essere con la convenzione di Ginevra del 23 luglio 1921, non subì sostanziali mutamenti fino al 1938. Ma il momento iniziale del suo processo di trasformazione è da ricondursi alla dichiarazione della Germania di ritirarsi da tutte le commissioni fluviali internazionali e di considerare come decadute nei suoi confronti tutte le norme convenzionali relative al regime internazionale dei fiumi (14 novembre 1936). La conseguenza fu che la Commissione internazionale del Danubio (CID) si vide sottratta la competenza ad esercitare le sue funzioni nel settore navigabile del Danubio in territorio tedesco. Successivamente, l'Anschluss austro-tedesco sottraeva alla sua competenza il settore austriaco, per l'automatica estensione ad esso della dichiarazione del 14 novembre 1936. Queste contrazioni nello spazio del regime internazionale del Danubio, che tuttavia non comportavano di per sé modificazioni strutturali, ma più ancora l'alterazione del sistema politico europeo, e in particolare dell'Europa centro-orientale, che ad esse si erano accompagnate, indussero la Romania a promuovere l'agognata revisione dello statuto del Danubio marittimo. L'accordo, firmato a Sinaia il 18 agosto 1938 dai rappresentanti della Romania, della Gran Bretagna e della Francia (l'Italia rimase assente e aderì soltanto il 10 marzo 1939, insieme alla Germania), statuì che tutti i servizî amministrativi, dipendenti dalla Commissione europea del Danubio (CED), venissero attribuiti alla Romania; dal canto suo la CED rinunciava alle franchigie di cui godeva, conservando soltanto i privilegi e le immunità diplomatiche, attribuiti al suo personale. In tal modo veniva quasi completamente soppresso il "regime capitolare" imposto alla Romania fin dal 1856 e intaccato l'equilibrio e il funzionamento dell'esistente regime fluviale internazionale.

Dallo scoppio della guerra e per la durata del conflitto, il regime internazionale del Danubio andò progressivamente sfasciandosi. Il 12 settembre 1940, per iniziativa tedesca, venne firmato a Vienna un "accordo provvisorio" fra Germania, Italia, Bulgaria, Ungheria, Iugoslavia e Slovacchia, che metteva illegalmente fine alla CID, sostituendola con un nuovo organismo a carattere consultivo: il consiglio del Danubio fluviale. Inoltre la Germania, che in tal modo eliminava dalla amministrazione del Danubio fluviale la Francia e la Gran Bretagna, si assicurava il controllo esclusivo sull'amministrazione del tratto delle Porte di Ferro. L' URSS aderì a questo accordo con il protocollo di Vienna del 20 febbraio 1941, dopo che il governo sovietico aveva invano tentato di modificare a proprio vantaggio, sulla falsariga del controllo tedesco sulle Porte di Ferro, il regime del Danubio marittimo.

Dalla fine della guerra il Danubio è di fatto sotto l'esclusivo controllo sovietico. Nella conferenza di Potsdam (17 luglio 1945) gli americani sollevarono il problema del riordinamento del regime dei fiumi internazionali, ivi compreso il Danubio, sulla base delle libertà già sancite dai trattati di Vienna (1815), Parigi (1856), Versailles (1919), e della rappresentanza delle grandi potenze, anche non rivierasche, accanto agli stati direttamente interessati. Ma i sovietici vi opposero la preminenza degli interessi dei rivieraschi e il loro diritto esclusivo alla disciplina del traffico fluviale. Con molta difficoltà fu raggiunto un compromesso, consegnato nei trattati di pace con l'Ungheria (art. 28), con la Romania (art. 36) e con la Bulgaria (art. 34), nei quali si dichiara che la navigazione sul Danubio sarà libera ed aperta, in termini di completa uguaglianza, ai cittadini, al naviglio mercantile e alle merci di tutti gli stati.

Una conferenza prevista dagli stessi trattati di pace per regolare la questione del regime internazionale del fiume, si riunì a Belgrado dal 30 luglio al 18 agosto 1948 con la partecipazione dei rappresentanti degli S. U., di Gran Bretagna, Francia, Unione Sovietica, Bulgaria, Romania, Ungheria, Iugoslavia e Cecoslovacchia. Al termine dei lavori venne approvata a maggioranza una nuova convenzione che, pur proclamando la navigazione danubiana libera per tutti, esclude i paesi non rivieraschi dal suo controllo. Sia la commissione europea sia quella internazionale sono state soppresse e sostituite da una nuova commissione con poteri assai più limitati, composta esclusivamente dei rappresentanti degli stati rivieraschi. Di più il tratto di fiume corrispondente alle Porte di Ferro è stato sottoposto ad una amministrazione speciale romeno-iugoslava, mentre la zona del delta ad una romeno-sovietica. I delegati degli S. U., della Francia e della Gran Bretagna si sono rifiutati di firmare il testo della convenzione che, riproducendo il progetto sovietico, di fatto ha tolto al Danubio il carattere di grande arteria fluviale internazionale. L'Italia, non invitata, come la Grecia, alla conferenza di Belgrado, il 18 agosto fece pervenire al segretario generale della riunione un memorandum nel quale riaffermava gli interessi italiani nel bacino danubiano e formulava adeguate riserve.

Bibl.: R. Mosca, Il regime internazionale del Danubio e la guerra, Budapest 1943; sulla conferenza danubiana di Belgrado, v. Relazioni Internazionali, nn. 33-34, 35, Milano 1948.

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