DAQĪQĪ
Ī Poeta persiano del sec. X d. C., vissuto alla corte dei principi sāmānidi, che celebrò in varî panegirici. Da un accenno in fine di una sua poesia si è congetturato che fosse zoroastriano. La sua importanza letteraria sta nell'aver compiuto il primo tentativo di elaborare poeticamente in neopersiano l'antico epos nazionale iranico, accessibile in quell'epoca in frammentarie redazioni prosaiche tradotte dal pahlavico. L'opera appena iniziata, e condotta innanzi per un migliaio di versi narranti la missione di Zarathustra e l'accoglimento della sua religione da parte del re Gushtāsp, fu interrotta dalla morte di D. e ripresa da Firdusi (v.), che incorporò nello Shāhnāmeh il frammento del suo predecessore.
Bibl.: Th. Nöldeke, in Grundriss der iran. Philol., di Geigen e Kuhr, Strasburgo 1896-1904, II, pp. 147-150; P. Horn, Gschichte der persischen Literatur, Lipsia 1901, pp. 82-84.