dare
Verbo che ricorre frequentemente in tutta l'opera di D., sia nella prosa che nella poesia. Dal suo significato proprio, che è quello del latino dare, l'uso è esteso a una ricchissima gamma di significati accessori, a forme locutive speciali, a numerosi traslati. La flessione del verbo ripropone indifferentemente forme arcaiche e forme tuttora attuali.
Della forma arcaica i congiuntivi dea (If XXXIII 126, Pg XXI 13, Rime dubbie XV 3), dieno (If XXX 96), dean e dessono (Fiore LXXXIV 7 e 4); nelle voci del passato remoto persiste l'autorità del perfetto dedi: alla prima persona singolare diedi: If III 70, XXVIII 135, XXXIII 72, Pg III 14, IX 111, XXIX 72, XXXII 108, Pd VI 24; alla terza singolare diede: Rime XCI 9, Cv IV XXVI 14, XXVII 9, If III 133, XIII 78, XX 110, XXIII 44, XXIV 24, XXVII 116, XXXI 117, Pg V 114, VIII 99, XXVI 10, XXVIII 93, Pd IV 54, XII 64, XXIX 111; oppure diè: If VII 74, IX 13 dienne, XXV 33, XXVII 60 e 74, Pg I 49, XXI 35 e 37, XXIII 30, XXX 51, XXX 126 diessi, Pd IV 141, XII 75, XV 133; Fiore XXXIV 6, CXI 6; alla terza plurale dienno (If XVIII 90, XXI 136), dierno (If XXX 94), dier (If XII 105, Pg V 41, VIII 107, XXIX 11, XXXIII 7).
1. Usato in senso assoluto come opposto di ‛ prendere ', ricorre frequentemente in Cv I VIII per definire la pronta liberalitate, che è premessa e giustificazione per aver usato, nel trattato, la lingua volgare: Puotesi adunque la pronta liberalitate in tre cose notare... La prima è dare a molti, e non accontentarsi di dare a uno (§§ 2-4); la seconda è dare utili cose, astenendosi dal dare cose non utili, che, seppure non rispondono alla perfezione e prontezza del bene, sono però dimostrazione di amicizia (§ 5); ed essere lieto nel dare (§ 7; cfr. Eccl. 35, 11 " in omni dato hilarem fac vultum tuum "); la terza è, sanza essere domandato... dare (§§ 2 e 16), come è proprio della benignità della Vergine che non pur soccorre / a chi domanda, ma molte fiate / liberamente al dimandar precorre (Pd XXXIII 16-18), in opposizione alla malignità di chi aspetta prego e l'uopo vede (Pg XVII 59; cfr. B. Latini Tesoretto 1417-1426 " ché dare tostamente / è donar doppiamente, / e dar come sforzato / perde lo dono e 'l grato; / ché molto più risplende / lo poco, chi lo spende / tosto e a larga mano, / che que' che da lontano, / dispende gran ricchezza / e tardi, e con durezza "; Guittone Poi pur di servo 3 " servigio non chesto è più 'n piacere / a chi 'l riceve "); infatti 'l domandato è da una parte non vertù ma mercatantia, però che lo ricevitore compera, tutto che 'l datore non venda (Cv I VIII 16. Cfr. Pieraccio Tedaldi Quando l'uom chiede 5-6 " Il don ch'è fatto brieve è grazïoso, / e quel ch'è chiesto è mezzo comperato "). Perciò al medico e al legista che esitano a offrire gratuitamente e non richiesti il loro consiglio e la loro assistenza, D. risponde sì come dice nostro Signore: " A grado riceveste, a grado e date " (IV XXVII 8; cfr. Matt. 10, 8 " gratis accepistis, gratis date "); ma " Dante distingue l'uso dell'arte acquisita con lo studio, dall'uso della prudenza e dell'ingegno avuti da Dio; e quindi un doppio consiglio legale: l'uno secondo la scienza acquisita del diritto e delle leggi, che il legista può vendere, perché con sua spesa l'ha ottenuta; l'altro secondo la prudenza umana e il buon senno, che vengono dalla natura, il quale consiglio, però, non può essere contrario al primo, anche se non si estenda a tutte le formalità legali. Questo deve prestarlo senza richiedere pagamento a' suoi fratelli, ai miseri nella loro necessità, perché a lui non costa, essendo dono di Dio a bene suo e altrui " (Busnelli-Vandelli, ad l.): Dico dunque, messer lo legista, che quelli consigli che non hanno rispetto a la tua arte e che procedono solo da quel buono senno che Dio ti diede... tu non li dei vendere a li figli di Colui che te l'ha dato: quelli che hanno rispetto a l'arte, la quale hai comperata, vendere puoi; ma non sì che non si convegnano alcuna volta decimare e dare a Dio, cioè a quelli miseri a cui solo lo grado divino è rimaso (IV XXVII 9). A conclusione di queste premesse, D. potrà affermare che lo volgare darà cosa utile, e lo latino non l'averebbe data (I IX 9), perché si rivolge a molti e perché darà... dono non dimandato, che non l'averebbe dato lo latino: però che darà se medesimo per comento (IX 10). Altri esempi in IV XVII 4, XXVII 15, Rime CVI 116, Detto 182. Nel Fiore quasi sempre il donare rientra nella strategia della conquista amorosa; CXCII 6 I' [la Vecchia] era di ciascun molto prendente, / e tutto quanto a un ribaldo il dava; similmente in CXCIII 6; mira a procurare un vantaggio personale, in LVIII 11 Ver è ch'alcuna [donna] si mette a donare; / ma ella s'è ben prima proveduta / ch'ella 'l darà in luogo da doppiare, " Cioè: è vero che qualcuna si dà a donare, ma ha fatto prima bene i suoi conti, sicché dà doni solo a persona da cui li riceverà raddoppiati " (Petronio); nello stesso senso in LXXV 7, CVIII 14; risponde a un calcolo, in LIII 6 Se non hai che donar, fa gran promessa / ... che ciascuna farai gran baronessa, / tanto darai lor fiorini e bisanti!; è amministrato con oculata prudenza: crei 12 Se dai presenti, fa che vaglian poco, e in proporzione inversa al dono ricevuto, al v. 13 s'e' ti dona Lucca, dagli Barga (" Lucca era città, Barga piccolo castello. Vuoi dire quindi: se ti dona molto, ricambia con poco ", Petronio); e CXCVIII 13.
Come " concedere " quanto qualcuno si aspetta o chiede che gli venga concesso, in Cv IV XXVI 14 Enea... ciò che promise per le vittorie, lealmente diede poi a ciascuno vittorioso (cfr. Aen. V 70 " cuncti adsint meritaeque exspectent praemia palmae "); XXVII 18 0 Atene, non domandate a me aiutorio, ma toglietevelo ... forze... ne sono a noi di soperchio; e lo avversario è grande, e lo tempo da dare è, bene avventuroso e sanza escusa (il passo è versione poco fedele e poco chiara da Ovidio Met. VII 510-511 " Robora non desunt; superat mihi miles et hosti. / Gratia dis, felix et inexcusabile tempus "), nella risposta di Eaco alla richiesta di aiuti da parte degli Ateniesi durante la guerra contro Creta; III XI 10 Né si dee chiamare vero filosofo colui che è amico di sapienza per utilitade, si come sono li legisti, [li] medici e quasi tutti li religiosi, che non per sapere studiano ma per acquistare moneta o dignitade; e chi desse loro quello che acquistare intendono, non sovrastarebbero a lo studio: se ‛ filosofo ' è ‛ amatore di sapienza ', la filosofia studiata per ‛ diletto ' o per ‛ utilitade ' non risponde più alla sua definizione, e gli pseudo filosofi che si aspettano dalla scienza solo moneta o dignitade, una volta ottenutele, non esiterebbero ad abbandonare gli studi. Altri esempi in II V 4, Vn XXXII 3, XXXIII 1, Rime L 46, CXVI 11, Fiore LXII 4, Detto 387.
Nel senso di " elargire ", " concedere ", come espressione della Carità divina che tanto si dà quanto trova d'ardore (Pg XV 70), " cioè di carità in verso di lui et in verso lo prossimo in dell'anime beate, e quine è perfetta carità, e però Iddio a ciascun'anima si dà perfettamente; cioè quanto in lei ne cape, sicché ciascheduna è contentissima e niente desidera più " (Buti; cfr. Cv IV XX 7 Dice adunque che Dio solo porge questa grazia a l'anima di quelli cui vede stare perfettamente ne la sua persona, acconcio e disposto a questo divino atto ricevere... onde se l'anima è imperfettamente posta, non è disposta a ricevere questa benedetta e divina infusione); Pd VII 115 più largo fu Dio a dar sé stesso, " uniendo divinitatem humanitati " (Benvenuto); come grazia particolare, in Vn XIX 10 41 ancor l'ha Dio per maggior grazia dato / che non pò mal finir chi l'ha parlato (cfr. Guinizzelli Io voglio del ver 13-14 " ancor ve dirò c'ha maggior vertute: / null'om pò mal pensar fin che la vede "); Pg VII 123 Rade volte risurge per li rami / l'umana probitate; e questo vole / quei che la dà, " Iddio che è datore di tutte le virtù... [perché da lui] si disideri e dimandisi " (Buti); XI 13 Dà oggi a noi la cotidiana manna, " instrumentum et organum quod valet ad obtinendum regnum; et hoc moltipliciter exponitur, scilicet, de pane spirituali, sacramentali et corporali " (Benvenuto); Rime dubbie XV 3 Dio, per pietà, or deali alcuna lena; Fiore LXVII 13 se Gieso Cristo le dà guerigione (cfr. Lapo Gianni Eo sono Amor 24 " i' vo' dare al su' mal guerigione "); altri esempi in Cv II IV 12, III I 10, IV XX 3, XXVI 10, XXVIII 17 Dammi, Signor mio... lo riposo di te; dammi... che... sia chiamata tua. Riferito ad Amore, in Vn IX 7, Rime XC 72, CXVI 1, Fiore LXXXVII 5; ovvero ad Apollo, in Pd I 15; di chi ne ha il potere, come Catone, in Cv IV XXVIII 17 E dice Marzia: " Dammi li patti de li antichi letti, dammi lo nome solo del maritaggio " (cfr. Lucan. Phars. II 341 " Da foedera prisci / inlibata tori, da tantum nomen inane / conubii "); o Matelda, in Pg XXVIII 136 darotti un corollario ancor per grazia (cfr. Boezio Cons. phil. III X 22 " Igitur veluti geometrae solent demonstratis propositis aliquid inferre quae porismata ipsi vocant, ita ego quoque tibi veluti corollarium dabo "); in Cv I IV 11 è detto dell'uomo che, godendo di una certa fama, per non sminuire il suo prestigio, deve evitare un'eccessiva famigliarità con gli altri: dee la sua presenza dare a pochi e la familiaritade a meno; della Fortuna che può dare e torre (IV VIII 9; cfr. If VII 88-90 Le sue permutazion non hanno triegue: / necessità la fa esser veloce; / sì spesso vien chi vicenda consegue). In senso augurale, in Pg XXI 13 apparve un'ombra, e dietro a noi venìa / ... dicendo: " O frati miei, Dio vi dea pace " (cfr. Ioann. 20, 19 " venit Iesus et stetit in medio et dixit eis: Pax vobis "): in Cv II XIV 19 dice esso [Dio] a li suoi discepoli: " La pace mia do a voi, la pace mia lascio a voi " (cfr. Ioann. 14, 27 " Pacem relinquo vobis, pacem meam do vobis ").
Col significato di " conferire ", " infondere ", in Pg V 114 Giunse quel mal voler che pur mal chiede / con lo 'ntelletto, e mosse il fummo e 'l vento / per la virtù che sua natura diede: " licet Angelus malus fuerit privatus gratia retinuit tamen scientiam et potentiam naturalem, ita quod potest faciliter movere aerem et aquam, et turbare alia elementa " (Benvenuto); Pg XV 136 ma dimandai per darti [a D.] forza al piede; XVI 75 lume v'è dato a bene e a malizia (cfr. IV 30 [Virgilio] che speranza mi dava e facea lume); Pd XXX 99 O isplendor di Dio... / dammi virtù a dir com' ïo il vidi; Vn II 7 Amore... cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria per la vertù che li dava la mia imaginazione; Cv I I 18 l'una ragione e l'altra darà sapore a coloro che a questa cena sono convitati; XIII 12 Questo [il volgare] sarà luce nuova... e darà lume a coloro che sono in tenebre e in oscuritade; e in IV II 11, X 9 e 10, XIV 11; in Rime LVII 13 Amore / contro ogni avversità le dà [alla speranza] valore; XC 43 'l sol... / a lui [al fuoco] non dà né to' virtute, e 72; XCI 9 se [Amore] facesse quanto il voler chiede, / quella vertù che natura mi diede / nol sosterria; CVI 13 se vertute a noi / fu data; CXVI 4 dammi savere a pianger come voglia, e 11; Rime dubbie XXIX 12, If XXVI 24. Come " offrire ", in Pg XXVIII 93 Lo sommo Ben.... / fé l'uom buono e a bene, e questo loco [il Paradiso terrestre] / diede per arr'a lui d'etterna pace.
Nel senso di " fornire ", in Rime LXXXIX 7 fu tra l'altre la mia vita eletta / per dare essemplo altrui (ancora con ‛ essemplo ', Cv I II 14 e IV XXIV 15); If XXVII 74, XXVIII 48 per dar lui esperienza piena; Vn VIII 8 4 Morte villana... / poi che hai data matera al cor doglioso; If XX 2; Pg XXII 29 appaion cose / che danno a dubitar falsa matera; III 62 ecco di qua chi ne darà consiglio; VII 38 Ma se tu sai e puoi, alcuno indizio / dà noi, " cioè alcuno mostramento " (Buti); Cv IV XXVII 8; If XV 60 dato t'avrei a l'opera conforto (e XXVIII 135 diedi... i ma' conforti); XXVII 116 [Guido da Montefeltro] diede 'l consiglio frodolente; Pd XII 75, Fiore XXXVI 2 e XLVII 10. Altri esempi in Cv III XIV 9, IV Le dolci rime 93, XXV 6. Come " procurare ", in If XXXI 125 questi può dar di quel che qui si brama [la fama sulla terra]; Pg VIII 99 era una biscia, / forse qual diede ad Eva il cibo amaro; Rime C 38, Fiore LXVII 4.
In traslato, " porgere ": Pd XX 141 per farmi chiara la mia corta vista, / data mi fu soave medicina, " dulcis persuasio quae habuit medicare vel curare temeritatem iudicandi " (Benvenuto).
Per " impartire " insegnamenti e ammaestramenti, in Pg XXII 129 i lor sermoni [di Virgilio e Stazio], / ch' a poetar mi davano intelletto; in Cv I II 15 Movemi timore d'infamia, e movemi desiderio di dottrina dare la quale altri veramente dare non può, " Dante non vuol già vantarsi d'essere egli solo al mondo in grado di dare dottrina, ma che a lui solo è dato mostrare quella dottrina che aveva incluso nelle sue canzoni, mettendo in luce la ‛ vera sentenza ' di esse, che ‛ per alcun vedere non si può ' s'egli non la conta, ‛ perché è nascosa sotto figura d'allegoria ' (I, II, 17) "; così il Barbi (Introduzione al Convivio a c. di Busnelli-Vandelli, p. XL). In II XIV 19 è detto dell'insegnamento di Cristo: dando e lasciando a loro [discepoli] la sua dottrina; così in II VIII 15.
2. Significa " far acquistare ", in Pd VI 36 Pallante morì per darli [all'Aquila] regno; in Cv IV XXV 2 dice Salomone a lo adolescente figlio: " Li schernidori Dio li schernisce, e a li mansueti Dio darà grazia (cfr. Prov. 3, 34 " Ipse deludet illusores et mansuetis dabit gratiam "), l'anima che ha naturale disposizione al bene renderà l'adolescente gradito e piacevole agli altri, per la sua grazia nel dire e nel fare; in I IV 13, in opposizione a superficialità e leggerezza: conviemmi che con più alto stilo dea, ne la presente opera, un poco di gravezza (analogamente in X 9); riferito alla nobiltà, intesa in senso etico come valore naturale dell'individuo, in Cv IV Le dolci rime 50 le divizie... / non posson gentilezza dar né tòrre, e in II 11, X 9, XIV 11, XIX 5, XXIV 10 (due volte) e 11, XXX 6; cfr. ancora Pg IV 30 di retro a quel condotto / che speranza mi dava; Pd XVI 17 voi mi date a parlar tutta baldezza, e Rime CII 63; detto del desiderio, in Cv I VIII 6 Ma però che li morali ragionamenti sogliono dare desiderio di vedere l'origine loro, e III I 2, XI 1, IV XII 14. Nel senso di beni materiali, in Fiore CIX 8 dammi del tu' ben sol per ragione.
3. Col significato di " permettere ", " concedere ", in Cv IV IV 4 quanto a l'umana generazione a possedere è dato, e XXIV 3; Pd XXIV 58 La Grazia che mi dà ch'io mi confessi / ... da l'alto primipilo, " gratia Dei, quae concedit mihi ut vivens veniam in coelum ad colloquium cum beato Petro " (Benvenuto); così anche al v. 134. Riferito a ‛ via ', ‛ passaggio ', ‛ transito ', in If VIII 104 'l nostro passo / non ci può tòrre alcun: da tal n'è dato; XII 9, XVIII 74, Pg XIX 68; V 25 i' non dava loco / per lo mio corpo al trapassar d'i raggi; figuratamente, in Pg XIV 2 Chi è costui che 'l nostro monte cerchia / prima che morte li abbia dato il volo...?; riferito a ‛ luogo ' col significato di " dare agio, possibilità " di parlare, in Pg XXVI 133 e XXXIII 7.
4. Come " assegnare ", " stabilire ", riferito a ‛ luogo ', in If XXXIII 111 O anime crudeli / tanto che data v'è l'ultima posta, " positi estis in fundo inferni " (Benvenuto); a ‛ tempo ', in Cv I III 4 desidero... terminare lo tempo che m'è dato; Pg XXXIII 41 io veggio... / a darne tempo già stelle propinque, e Cv IV XXVII 2 e 3 a ciascuna parte de la nostra etade è data stagione a certe cose. Onde sì come a l'adolescenza dato è... quello per che a perfezione e a maturitade venire possa, così a la gioventute è data la perfezione (cfr. Cic. Senect. X 33 " cursus est certus aetatis et una via naturae eaque simplex suaque cuique parti tempestivitas est data "); If XX 110 [Euripilo] diede 'l punto con Calcanta / in Aulide a tagliar la prima fune.
Anche riferito a ‛ nome ', in Cv III XI 2; a uno dei diavoli, con funzione di guida, in If XII 93 danne un de' tuoi, a cui noi siamo a provo. Cfr. ancora If VII 74; Pd I 114 Le cose tutte quante / hanno ordine tra loro... / Ne l'ordine ch'io dico sono accline / tutte nature... / onde si muovono a diversi porti / ... e ciascuna / con istinto a lei dato che la porti: a D. stupito di aver trasceso i corpi levi ancora legato al peso del suo corpo materiale, Beatrice illustra l'architettura dell'universo, forma metafisica del quale è l'ordine delle parti tra loro e di ciascuna di esse verso un fine, secondo l'istinto particolare assegnatole dalla natura. In un contesto filosofico scolastico dell'anima assegnata al corpo ‛ come forma ', in Pd I V 54 Dice [Timeo] che l'alma a la sua stella riede, / credendo quella quindi esser decisa / quando natura per forma la diede; nello stesso senso in Cv IV XXI 4. Pure in un contesto filosofico, in Cv IV XV 6 Plato vuole che tutti li uomini da una sola Idea dependano, e non da più, che è dare loro uno solo principio. Cfr. ancora IV XXVIII 17 " Ora " dice Marzia " ... a te [Catone] mi ritorno, non essendo più da dare ad altro sposo " (cfr. Lucan. Phars. II 341 " nulli tradenda viro "); nello stesso senso in Rime C 26. Detto del ‛ potere ', in Cv IV IV 11; del grado di beatitudine assegnato da Dio ai beati, in Pd III 56.
Vale " attribuire ", in If VII 92-93 Quest'è colei [la Fortuna] ch'è tanto posta in croce / pur da color che le dovrien dar lode, / dandole biasmo a torto e mala voce; similmente in Cv I XI 17 (ancora ‛ d. biasimo ') e 11 (‛ d. colpa ', due volte; così anche in III IV 5); Pg XXVI 125 di grido in grido... [a Guittone d'Arezzo] dando pregio.
Nella frase ‛ d. mossa ', cioè " spingere " per far cadere, in If XXXIII 126 Cotal vantaggio ha questa Tolomea, / che spesse volte l'anima ci cade / innanzi ch'Atropòs mossa le dea; e in senso legale, in If XXX 45 testando e dando al testamento norma.
5. Col significato di " stabilire ", " porre " i principi essenziali a fondamento della fede, in Pd XXIX 109 Non disse Cristo al suo primo convento: / " Andate, e predicate al mondo ciance "; / ma diede lor verace fondamento (cfr. I Corinth. 3, 10-12 " Secundum gratiam Dei, quae data est mihi, ut sapiens architectus fundamentum posui... Fundamentum enim aliud nemo potest ponere, praeter id quod positum est, quod est Christus Iesus ").
Come " infliggere ", in Rime CIV 76 Ed io che ascolto nel parlar divino / consolarsi e dolersi / così alti dispersi / l'essilio che m'è dato onor mi tegno; Fiore XC 8 ciascun di lor [i religiosi] si ferma in darti perta; CXXVI 10 darò lor [ai religiosi] sì dure penitenze / che me' lor fora che non fosser nati; If XI 35 Morte per forza e ferute dogliose / nel prossimo si danno; Pg III 42 disïar vedeste sanza frutto / tai che sarebbe lor disio quetato / ch'etternalmente è dato lor per lutto: " Questi tali [i filosofi] se avessero potuto veder tutto avrebbono conosciuto che fu di necessità che Iddio s'incarnasse, e che egli fu verace Iddio, e verace uomo, e con questo vero conoscimento sarebbon salvati, et infine iti alla gloria celestiale dove nella visione di Cristo sarebbe il lor desio quietato et contenuto, dove ora hanno disio senza speranza " (Anonimo); cfr. anche Pd XVII 107.
6. Nel senso di " battere ", in Pg IX 111 ma tre volte nel petto pria mi diedi; è l'atto di contrizione nella confessione (cfr. Luc. 18, 13 " Et publicanus a longe stans... percutiebat pectus suum "); " colpire ", detto di amore, in Rime CIII 57 che tanto dà nel sol quanto nel rezzo / questa scherana micidiale e latra; così anche al v. 82, e CII 16; Pg XXIV 148 mi senti' un vento dar per mezza / la fronte; ‛ d. a ' qualcuno vale " picchiarlo ", " ferirlo " anche in senso figurato: Fiore CCVII 10 Franchezza mise mano ad una lancia; / si s'aperse per dare a quel cagnone, / e crudelmente contro lui la lancia; If XIII 78; XXV 33 [Ercole a Caco] gliene dié cento, e non senti le diece; Fiore LXIV 10 E se vien alcun'or ch'ella ti tenza / ch'ella ti crucci sì che tu le dai. In traslato, in Pg XXI 37 [Virgilio] Si mi diè, dimandando, per la cruna / del mio desio (indovinò il mio desiderio, come chi infila esattamente la cruna dell'ago).
7. Come " volgere ", " voltare ", " rivolgere ", in If XXXI 7 Noi demmo il dosso al misero vallone; 117 quand'Anibàl co' suoi diede le spalle; Pg III 14 e diedi 'l viso mio incontr'al poggio, e XXXII 108 la mente e li occhi ov'ella volle diedi. In senso figurato, detto della facoltà visiva di D. che dinanzi allo sfavillio degli occhi di Beatrice cede vinta, in Pd IV 141 vinta, mia virtute diè le reni; in Cv II II 4 dare indietro il volto, l'intera frase vale " rivolgersi col pensiero al passato ".
8. Nel senso di " mandar fuori ", " emettere " poeticamente, in If XXVII 60 Poscia che 'foco alquanto ebbe rugghiato / al modo suo, l'aguta punta mosse / di qua, di là, e poi diè cotal fiato (cfr. Ovid. Met. IX 584 " linguaque vix tales icto dedit aere voces "); If III 133 La terra lagrimosa diede vento. Ha il valore particolare di " far nascere ", in Pd XV 133, dove Cacciaguida ricorda come la Madonna, invocata dalla madre nei dolori del parto, lo diè al dolce ostello, cioè alla virtuosa e sobria Firenze del suo tempo (con audace ipallage Benvenuto chiosa " diè, idest peperit ").
9. Come " scambiare ", " cedere in baratto ", in If XXX 78 Ma s'io vedessi qui l'anima trista / di Guido o d'Alessandro o di lor frate, / per Fonte Branda non darei la vista; Cv II VIII 11, IV XI 13.
Col significato di " spendere ", in If VII 58 Mal dare e mal tener lo mondo pulcro / ha tolto loro [agli avari e prodighi].
10. Come " affidare ", in Rime XLIX 2 vi raccomandi Amor, [che] vi l'ha dato [il cuore di D.]; " consegnare ", in Fiore CXXXIX 6 questi gioielli i' sì vo' ben portare / e dargli nella più bella maniera.
11. Unito con un sostantivo che esprime una sensazione o un sentimento di dolore, paura, gioia e simili, vale " cagionare " (come la locuzione ‛ d. cagione di ', Cv II XV 6), " arrecare ": Vn XXXI 13 43 Dannomi angoscia li sospiri forte; in locuzione con valore consecutivo, in Pg XXIII 56 La faccia tua [di Forese], ch'io lagrimai già morta / mi dà di pianger mo non minor doglia; Cv II IX 2 ne la sua grande perdita questo pensiero... le [all'anima] avea data molta consolazione; IV Le dolci rime 58 [le ricchezze] non possono quietar, ma dan più cura, e IV XI 3; I II 17 E questo [mostrare la vera sentenza delle canzoni]... darà diletto buono a udire; Rime XC 15 come pintura in tenebrosa parte, / che non si può mostrare / né dar diletto di color né d'arte; LXVII 15, LXXXVII 5; Detto 110 e 182; If XXXII 95 Lèvati quinci e non mi dar più lagna; I 44 ma non sì che paura non mi desse / la vista che m'apparve d'un leone, e IX 13; Fiore CXCIV 13, in senso opposto a ‛ incoraggiare ': di dar a Gelosia nuovo sconforto; in traslato, a esprimere l'urgenza quasi fisiologica della brama delle ricchezze, in Cv IV XII 1 quantunque collette, non solamente non quietare, ma dare più sete, e XII 5; Rime LXXX 28 i miei disiri avran vertute / contra 'l disdegno che mi dà tremore; Pd XV 8 quelle sustanze che, per darmi voglia / ch'io le pregassi, a tacer fur concorde.
12. In unione con alcuni sostantivi, forma locuzioni equivalenti al verbo proprio di quel sostantivo o a un verbo congenere: Fiore CCXIII 3 Quando Sicurtà / ... corse là per dargli il su' aiuto; Pd XII 64 la donna che per lui [s. Domenico] l'assenso diede; Cv I IX 4 lo latino averebbe a pochi dato lo suo beneficio, e IV XXVI 10 (dea); Fiore XXXIX 5 s'ad alcuna da' tua benvoglienza; Pg VII 55 non però ch'altra cosa desse briga, / che la notturna tenebra, ad ir suso (le tenebre notturne impediscono l'ascesa per il monte del Purgatorio); Fiore CXI 6 n'è fatto ingannato / el Papa che gli dié 'l su' collegio / che dar non credo dovria privilegio / ch'uom sano e forte gisse mendicando: è un altro attacco di Falsembiante contro l'ordine dei frati mendicanti che, se hanno ottenuto tale privilegio, è certo per errore del papa; XXIX 5 [Gelosia] Per dare a' suo' nemici mal attratto, " cattiva accoglienza " (Petronio); LXXXIII 7 [Ricchezza] fè saramento / ... ned al castel non darebbe già danno; LXXXIV 7 e Pietate e Franchezza dear miccianza, " dessero la mala ventura " (Petronio); CV 13 Si porto tuttor sotto l'arco teso, / per dar a quel cotal male e damaggio / che 'n gastigarmi stesse punto inteso; CLII 4, CLXII 12; Cv III Amor che ne la mente 27 Suo esser tanto a Quei che lel dà piace (ripreso in VI 9), VI 10, XIII 9; II XII 8 né li uditori erano tanto bene disposti, che avessero sì leggiere le [non] fittizie parole apprese; né sarebbe data loro fede a la sentenza vera, come a la fittizia; Fiore LVIII 6 quelle [donne] che si mostran più umane / e non prenden, ti danno le ghignate, cioè " ti prendono in giro " (Petronio); LXXXIV 7 e 12; in If XXVII 17 è riferito figuratamente alla punta della fiamma che vibra seguendo il movimento della lingua di Guido da Montefeltro, le cui parole possono in tal modo trovare via d'uscita: Ma poscia ch'ebber colto lor vïaggio / su per la punta, dandole quel guizzo / che dato avea la lingua in lor passaggio; Pd XXV 6 nimico ai lupi che li danno guerra; Rime LII 6 sì che Fortuna o altro tempo rio / non ci potesse dare impedimento; L 28 dare indugio a quel ch'io vi domando; Fiore CXXXI 11 Malabocca... rispuose / ch'ostel darebbe lor; Cv IV XII 19 E sì come vedemo che quello che dirittissimo vae a la cittade, e compie lo desiderio e dà posa dopo la fatica, e quello che va in contrario, mai nol compie e mai posa dare non può; Pg XXIX 72 per veder meglio ai passi diedi sosta; figuratamente, in Fiore XXXIV 6 Amore... / che non mi diè soggiorno; If II 25 Per quest'andata onde li [a Enea] dai tu vanto, e XXXI 64; Rime LVI 21 [le parolette] ci hanno tolt'elle / una veste ch'altrui fu data, " vorrà dire che la ballata aveva preso per suo ornamento la melodia trovata già per un'altra ballata... " (Barbi; cfr. Gianni Alfani Guato una donna 25-27 " Tu se' stata oggimai sette anni pura, / danza mia nova e sola, / cercando 'l mondo d'un che ti vestisse "); If XXI 136 Per l'argine sinistro volta dienno; XXX 94 Qui li [Sinone e la moglie di Putifarre] trovai - e poi volta non dierno - / ... e non credo che dieno in sempiterno; Pg V 41 con li altri a noi dier volta, e VI 151, VIII 107, XXIV 140, XXIX 11; Rime LXVII 21 con le insegne d'amor dieder la volta; Pg XXIII 30 quando Maria nel figlio dié di becco, con l'ipotiposi becco per ‛ bocca ', a rendere l'animalità del gesto; Cv III I 6 nessuno dee l'amico suo biasimare palesemente, però che a se medesimo dà del dito ne l'occhio, in senso figurato, per " danneggiare sé stesso " (cfr. in Mazzoni Toselli [Voci e passi della D.C., Bologna 1871, 128] la risposta data da Guglielmo de' Guidozagni a Giacomo di Frate Bolognini: " ego me per pauca abstinebo quod ego non do tibi de digito in oculo ita quod exiret de capite "); Pg XII 21 per la puntura de la rimembranza / che solo a' pii dà de le calcagne, col significato figurato di " stimolare ", " spronare "; If IX 97 Che giova ne le fata dar di cozzo? (così in Pg XVI 11); Pg XVIII 132 vedine due / venir dando a l'accidia di morso; If XII 105 E' son tiranni / che dier nel sangue e ne l'aver di piglio; XXII 73 Draghignazzo anco i volle dar di piglio; XXIV 24, Pg I 49; Fiore IX 12 [Amore] cui dà di piglio / egli 'l tiene in tormento e malenanza.
12. ‛ D. a intendere ', locuzione con valore causativo, in Vn X 3, XXI 7, XXVI 4, XLI 7; Cv II I 2, VII 6 e 7, III III 1 e 12, VIII 20 e 22, IX 3, X 4, XIV 11, IV II 1, VII 5, XXII 17, XXIV 16. Una sola volta nella Commedia, in Pd XIX 133.
13. Nella forma riflessiva vale " affidarsi ", in Pg XXX 51 Ma Virgilio n'avea lasciati scemi / di sé... Virgilio a cui per mia salute die' mi; " lasciarsi andare " materialmente col corpo, in / f XXIII 44 [Virgilio] supin si diede a la pendente roccia (cfr. Aen. XI 565 " At Metabus magna propius iam urgente caterva, / dat sese fluvio "); " concedersi ", in senso dispregiativo, in Pg XXX 126 questi [Dante] si tolse a me [Beatrice], e diessi altrui; " dedicarsi ", in Pd XI 9, nell'invettiva contro i razionalisti, chi si dava all'ozio; " mettersi a ", in If XXXIII 72 ond'io mi diedi, / già cieco, a brancolar sovra ciascuno; " dedicarsi con zelo ", in Pd VI 24 a Dio... piacque di spirarmi / l'alto lavoro, e tutto 'n lui mi diedi; If III 70, Vn IV 1.
‛ D. scacco matto ' è locuzione tolta dal gioco degli scacchi che vale, in traslato, " sconfiggere " definitivamente gli avversari:
Fiore LXXXIV 4 Falsembiante e Costretta-Astinenza / dessono a Malabocca scacco matto; così anche in CXXIX 14 (cfr. Serventese dei Lambertazzi e dei Geremei 701 " Ora gli à li guelfi un tal schaco dato / che mai per loro non fo mendato ").