CARBONE, Dario
Figlio di Angelo e di Anna Pomata, nacque a Livorno nel 1857 (0 1858); nel 1882 si trasferì a Genova. Fu attivo come architetto a Genova e a Roma nel ventennio a cavallo fra XIX e XX secolo. Non si hanno notizie precise sulla sua formazione culturale. Alcuni autori (Frosali) gli assegnano la realizzazione a Genova del completamento del tracciato della via XX Settembre e delle strade adiacenti, nonché il progetto dell'edificio della Nuova Borsa in piazza De Ferrari: tali attribuzioni rimangono tuttavia incerte, non essendo confermate dallo studio recente di W. Piastra (Storia di una strada. Da piazza Ferrari a Ponte Pila, Genova 1962) che descrive minutamente i lavori di questo importante asse urbano.
Morì a Roma il 27 marzo 1934.
La figura del C. rimane dunque connessa alla sua sola opera romana e agli scritti che a questa si riferiscono (La quistione di piazza Colonna e Relazione critica dell'architetto D. C., Roma 1912).
L'idea di demolire il palazzo Piombino e di realizzare una galleria, antistante la piazza Colonna, nacque quasi subito dopo il 1870 con il trasferimento della capitale a Roma. Un primo progetto venne presentato dall'architetto A. Linari sin dal 1874 (Roma, Arch. Capitolino, Fondo Tit. 54, busta 44001/50000): l'idea tuttavia non ebbe un seguito immediato. La sistemazione dell'area dell'antico palazzo nobiliare, demolito poi nel 1888, diede il via alla presentazione di un numero incredibile di proposte (circa settanta progetti). In questo ambito il C. presentò un progetto insieme con A. Coppedè, destinato, come tutti gli altri, ad essere tuttavia accantonato. Esso prevedeva un edificio quadrangolare, a pianta radiale, sormontato da una grande cupola, che racchiudeva lo spazio centrale: il tutto definito attraverso una grammatica architettonica sovrabbondante senza precise scelte stilistiche.
Non essendo stato prescelto nessuno dei progetti presentati, si aprì una seconda fase della vicenda della galleria Colonna, che vide nuovamente impegnati vari architetti, tra i quali si ricordano U. Neri, F. Mazzanti, A. Fortini ed E. Gui. Infine il comune affidò l'esecuzione dell'opera agli architetti Penso e Minozzi, che avevano proposto un edificio allineato con il magazzino Bocconi e il palazzo Sciarra dal Tritone a via delle Muratte (30 nov. 1909). L'iniziativa tuttavia non ebbe seguito sia per i ricorsi presentati dalle Associazioni artistiche e tecniche federate sia per l'impossibilità dei progettisti di mettere insieme un consorzio che finanziasse l'opera.
Venne allora approvato dal comune di Roma il 22 dic. 1911 un nuovo progetto del C., che operò da solo in questa occasione. Tale progetto, abbastanza simile a quello realizzato, non venne subito portato avanti Perché si voleva dare una maggiore ampiezza alla piazza e, soprattutto, si desiderava una architettura meno ridondante, sia per dare risalto alla colonna aureliana sia per stabilire un migliore rapporto con le severe architetture dei palazzi Chigi e Del Bufalo-Ferraioli. A seguito di ciò il 14 febbraio 1912 il C. presentava subito una serie di varianti alternative, basate soprattutto sulla diversa accentuazione della loggia centrale, fino al progetto definitivo che venne approvato. Le varianti accolte furono: lo spostamento del palazzo centrale in corrispondenza all'asse della piazza, l'abolizione della loggia centrale e la maggiore altezza del porticato e del piano nobile.
Scrive della sua opera il C., mettendo in risalto il criterio attraverso il quale aveva determinato il rapporto dell'area publica coperta con l'intero costruito: "...Mi imposi il rispetto di un principio (di gran valore per il pubblico): se il popolo di Roma è abituato a godere come suolo pubblico l'attuale sterrato, ebbene bisognava che il costruttore gli lasciasse altrettanto suolo di libero passaggio, nella erigenda costruzione...".
L'inizio dei lavori, da parte del consorzio che si era assunto l'onere finanziario della opera, di proprietà prevalente dello stesso C., si ebbe nel 1914, e la sua realizzazione si trascinò a lungo per concludersi solo nel 1940 (essendo morto da gran tempo il C.) sotto la direzione dell'architetto A. Calza Bini. L'importante edificio realizzato articola lo schema planimetrico attorno ad una galleria ad Y, e certo sembra il più razionale tra quanti furono ideati precedentemente; tuttavia la pesantezza del linguaggio architettonico, tanto poco romano, ne fa un esempio certamente più vicino all'architettura del "regime umbertino" (come il palazzo di Giustizia e il Vittoriano) piuttosto che un'opera integrata nel tessuto edilizio della città. Proprio per questo il C., anche se dotato di minore forza espressiva di A. Calderini e di G. Sacconi, si presenta in questo primo scorcio del sec. XX come l'ultimo epigono del gusto eclettico "ufficiale".
Infine, della sua attività romana, occorre ricordare un progetto urbanistico (non realizzato) pubblicato dallo stesso C., e ora conservato presso la Bibl. dell'Istituto di archeologia e storia dell'arte a Roma (Progetto per l'espansione di Roma al mare dell'architetto D. C., Roma 1912, fasc. II. I fascicoli I e III, contenenti rispettivamente la relazione generale e tecnica e la perizia e relazione finanziaria, sono mancanti).
Il progetto, datato 13 giugno 1912, è certamente uno dei più macchinosi tra quelli che poi vennero via via proposti od adottati. Il suo interesse, al di là delle troppo ardite deviazioni del Tevere e delle urbanizzazioni a S. Paolo, consiste soprattutto nella scelta dell'attuale arca di Fregene come zona di espansione estensiva ed in diretta correlazione con l'economia agricola dei consorzi di bonifica. Non si puntava, come poi è accaduto, alla creazione di un polo ad alta concentrazione urbana (l'attuale Ostia Lido), ma al contrario all'organizzazione di un vasto territorio sulla base dello sfruttamento intensivo dell'agricoltura, con un nuovo centro modestamente urbanizzato e soprattutto rispettosissimo del paesaggio e dell'ambiente naturale esistenti.
Non è dato sapere a che fosse rivolto il progetto, quale tipo di reazioni ebbe a provocare, o se si trattò soltanto di una esercitazione accademica: comunque, una volta di più, l'idea di Roma al mare veniva portata avanti.
Fonti e Bibl.: C. Maes, Un'idea per l'adattamento di piazza Colonna, Roma 1900; A. Sprega, La sistemaz. della piazza Colonna in Roma,Un terzo progetto C., Roma 1912; Il palazzoC. ed il teatro massimo monum. della pace per la sistemazione di piazza Colonna. Osservazioni critiche, Roma 1914; G. Frosali, La sistemaz. di piazza Colonna, Roma 1923, passim; G. Chitò, Progetto di una piazza centrale in Roma, Bergamo 1928, passim; C. Pietrangeli, Piazza Colonna, in Capitolium, XXX (1955), pp. 302 s.