NERI, Dario
NERI, Dario. – Nacque a Vescovado di Murlo (Siena) il 22 maggio 1895 da Paolo, piccolo proprietario terriero e commerciante, e da Gioconda Bandini.
Nel 1913, riconosciuta la propria vocazione artistica, abbandonò gli studi tecnici, intrapresi con l’intenzione di divenire ingegnere, e iniziò a frequentare la scuola di pittura di Giuseppe Rossi a Firenze. L’anno seguente, dopo aver superato all’Accademia di belle arti, da privatista, l’esame per l’abilitazione all’insegnamento del disegno nelle scuole tecniche e normali, si arruolò nel genio telegrafisti, rimanendo per cinque anni nell’esercito.
Subito dopo la prima guerra mondiale, conobbe a Bologna Adolfo De Carolis, impegnato con i suoi collaboratori (tra cui Dante De Carolis, Ferruccio Pasqui, anch’egli senese, e i fratelli Diego e Fulberto Pettinelli) nella realizzazione degli affreschi del salone omonimo del palazzo del Podestà. L’apprendistato presso De Carolis costituì una svolta radicale nel suo percorso, non soltanto perché gli consentì di accostarsi per la prima volta alla pittura murale e alla xilografia, ma anche perché ne condivise pienamente gli ideali artistici d’ascendenza morrisiana, secondo i quali non esisteva settore nelle attività produttive che non richiedesse la presenza e l’impegno dell’artista, dalle arti applicate alla grafica editoriale, dalla decorazione parietale alla progettazione d’arredi.
Tornato a Siena, durante gli anni Venti, si dedicò interamente all’attività artistica, condotta nella scia del magistero decarolisiano. Più ancora della pittura, che già rivelava la predilezione per il paesaggio delle Crete e per la vita dei campi, furono l’incisione e la grafica applicata all’editoria a catalizzare la sua attenzione. Collaboratore della Rassegna d’arte senese (1921), promosse poi assieme a Piero Misciattelli e Aldo Lusini la fondazione del trimestrale La Diana (1926), di cui concepì la raffinatissima veste grafica, oltre che tutte le xilografie apparse nei primi quattro numeri.
Tra le xilografie realizzate in questo periodo vanno ricordate almeno le illustrazioni per le opere di Ezio Felici, la cartella con i Castelli piacentini e il manifesto per il Palio di Siena del 2 luglio 1928, divenuto poi l’avviso ufficiale della corsa, tuttora affisso regolarmente dal Comune di Siena.
Tra 1924 e 1925 realizzò il vasto ciclo decorativo per la villa Benocci a Pienza con allegorie dei quattro elementi, memori, oltre che dello stile di De Carolis, della maniera di Galileo Chini; pressoché coeve le figure ornamentali sulla facciata del villino Lolini a Siena, oggi deperite e mal restaurate (Pierini, 1996).
Anche l’intensa attività espositiva riguardò negli anni Venti quasi esclusivamente la produzione grafica e il design del mobile: al 1920 risale la prima personale al Circolo artistico a Siena, mentre l’anno successivo partecipò alla Biennale romana, nel 1925 organizzò la sezione senese alla seconda Mostra internazionale di arti decorative di Monza, esponendo mobili da lui disegnati e decorati, e nel 1928 partecipò alla Mostra internazionale d’incisione su legno a Parigi, al Pavillon de Marsan.
Nel 1929 sposò Matilde Sclavo, figlia del celebre medico e igienista Achille, fondatore nel 1904 a Siena dell’Istituto Sieroterapico Vaccinogeno Toscano, del quale Neri assunse l’amministrazione nel 1935. Da Matilde ebbe i figli Achille nel 1930 e Paolo nel 1937.
L’impegno profuso nella gestione dell’azienda ne consentì il rilancio e lo sviluppo a livello internazionale anche attraverso l’avvio di un’efficace e aggiornata organizzazione promozionale e commerciale (operazione nella quale si inscrisse pure la nuova veste grafica dei prodotti Sclavo da lui concepita; Neri, 1999).
Nel corso degli anni Trenta, all’incisione cominciò ad affiancarsi sempre di più la pittura, con l’abbandono progressivo dei soggetti di orientamento simbolista: temi dominanti delle xilografie furono da allora episodi di vita quotidiana nelle campagne e scene di vita sociale contemporanea o legate all’attualità industriale o agraria (come La fattoressa di Campriano, 1932, Calciatori, 1933, o Sullaspiaggia, Arrivo dei lavoratori a Littoria, La colata d’acciaio negli altiforni Ilva, Altiforni, 1934), mentre la fonte di ispirazione costante per i dipinti divenne il paesaggio, in particolare quello delle Crete senesi, dalla metà del decennio fino alla morte unico soggetto affrontato, studiato e modulato in ogni sua minima variazione (determinata dal mutare delle stagioni, delle ore del giorno, della luce). L’arte di Neri, fattasi esclusivamente pittorica, si aprì così a una nuova fase, in cui la dimensione privata e contemplativa, nel ritiro della tenuta di Campriano nei pressi di Murlo, assunse un rilievo preponderante, tanto che le numerose opere che scandiscono da allora la sua vicenda trassero sempre invariabilmente origine da quella che Carlo Emilio Gadda definì «patita analisi d’un paesaggio» ([1946], 2010, p. 45).
Costante la presenza di sue opere in esposizioni e rassegne: partecipò fra l’altro più volte alla Biennale di Venezia, come incisore nel 1930, 1932, 1934 e come pittore nel 1936 e nel 1938 e alla Quadriennale di Roma nel 1935 con alcune xilografie e nel 1955 con opere di pittura. Tra le numerose personali si ricordano quelle tenutesi a Roma nel 1929, a Piacenza nel 1930, a Firenze nel 1939, a Milano e di nuovo a Firenze nel 1943, a Siena nel 1945, a Firenze nel 1946, a Milano nel 1947 e infine a Siena nel 1956.
Ricoprì inoltre diversi incarichi pubblici: fu commissario prefettizio del Comune di Murlo tra il 1938 e il 1943; dal 1940 al 1943 fu direttore dell’Istituto d’arte di Siena (Tammaro, 1986, pp. 33 s.), proseguendo e ampliando la linea impressa dal predecessore, Virgilio Marchi, che aveva aperto indirizzi di studio destinati alla formazione di figure professionali: promosse in particolare una sezione di illustrazione e decorazione del libro affidata all’amico Fulberto Pettinelli e varò un programma di corsi di arte applicata; negli stessi anni, ancora a Siena, fece parte della Consulta municipale per le belle arti, della Commissione edilizia, della Commissione provinciale per la tutela del paesaggio, di cui fu presidente, e nel 1951 della Deputazione amministratrice della Banca Monte dei Paschi.
Nel 1944 abbandonò la guida dell’Istituto Sclavo che aveva raggiunto sviluppo e solidità, per dedicarsi all’attività editoriale. Nel dicembre dell’anno precedente aveva infatti rilevato il nome dell’Electa di Firenze, casa editrice di testi giuridici, con l’intenzione di trasformarla in un’impresa specializzata in pubblicazioni d’argomento storico artistico, mettendo ulteriormente a frutto le proprie collaudate competenze nel campo del libro, filo conduttore della sua vicenda culturale e artistica. In quest’avventura, nata tra le innumerevoli difficoltà e le incertezze del tempo di guerra, fu affiancato fin dall’inizio da Paola Moroni Fumagalli, vedova dell’amico incisore Antonello Moroni, reclutata per la sua esperienza nel settore, e dalla fine del 1944 al 1949 dal pittore e restauratore Giannino Marchig, il cui ruolo si rivelò decisivo grazie ai numerosi contatti che poteva vantare con l’ambiente cosmopolita degli studi di storia dell’arte (Ragionieri, 1995, p. 54).
L’oculatezza delle scelte editoriali, la cura e il gusto raffinato della veste grafica, l’attenzione estrema alla qualità delle immagini furono da subito il tratto caratteristico del progetto di Neri che nell’intento di rinnovare l’editoria d’arte si poneva in un’ideale continuità con quella passione ereditata da De Carolis per il libro considerato anche come oggetto. In pochi anni l’Electa conquistò una solida posizione nel mercato internazionale favorendo il coagularsi di una rete di rapporti e frequentazioni, fra cui spiccano la duratura amicizia di Neri con Enzo Carli, con Bernard Berenson (di cui divenne unico editore in Italia) e con Carlo Emilio Gadda, che aveva collaborato con la casa editrice per alcune traduzioni.
Tra le tante pubblicazioni di Electa dove la mano di Neri è particolarmente presente va ricordata almeno la preziosa collana «Mirabilia» da lui stesso diretta e dedicata allo studio del particolare d’arte che vide l’uscita di soli due numeri: LeMani nella pittura, a cura di Neri, con un testo di Michelangelo Masciotta (1951) e Paesaggi inattesi nella pittura del Rinascimento, curato insieme a Hanna Kiel e con prefazione di Bernard Berenson (1952).
Fu inoltre autore, insieme a Giovanni Cecchini, de Il Palio di Siena, uscito per Electa nel 1958, opera che suggella l’interesse costante per il Palio e per la propria contrada, l’Onda, già testimoniato fra l’altro dalla pittura di alcuni drappelloni, dal disegno dei costumi per le contrade dell’Onda, della Chiocciola, della Pantera (questi ultimi non realizzati) per il rinnovo del corteo del 1928, nuovamente dell’Onda per quello del 1955, e dall’incarico di Capitano dell’Onda dal 1937 al 1952.
Morì d’improvviso a Milano il 28 marzo 1958.
Fonti e Bibl.: Catalogo della mostra personale del pittore xilografo D. N., Siena 1928; Mostra personale del pittore senese D. N. (catal.), Firenze 1943; [E. Carli], Mostra personale del pittore senese D. N. (catal.), Siena 1945; [Enzo Carli], Mostra personale del pittore senese D. N. (catal.), Firenze 1946; C.E. Gadda, [Per il pittore D. N. (1946)], a cura di G. Agosti, in I Quaderni dell’Ingegnere. Testi e studi gaddiani, n. 1, n.s. (settembre 2010), pp. 43-47; G. C.[ecchini], in Bullettino senese di storia patria, LXV (1958), pp. 2-4; D. N. (catal., Siena), a cura di E. Carli, Milano 1978; P. Tammaro, Profilo storico dell’Istituto d’arte Duccio di Buoninsegna - Siena, in L’Istituto d’arte di Siena, Siena 1986, pp. 9-36; M. Civai, D. N., in Siena tra Purismo e Liberty (catal., Siena), Milano-Roma 1988, pp. 241-245; F. Petrucci, Adornatori e rilegatori di libri all’Istituto d’arte di Siena, in Segni nel tempo. Le tecniche dell’incisione e della stampa (catal.), a cura di F. Mazzieri - F. Petrucci, Siena 1993, pp. 133-147; [F. Petrucci], D. N., ibid., pp. 148-155; D. N. Dipinti, incisioni, libri (catal., Firenze), a cura di A. Neri, Siena 1995; S. Ragionieri, Per N. editore, ibid., pp. 51-69; A. Olivetti, D. N., due scorci per un ritratto, ibid., pp. 21-32; D. N. (catal.), a cura di A. Neri, Siena 1996; G. Cantelli, D. N. e le arti decorative, ibid., pp. 85-93; M. Pierini, La decorazione di Villa Benocci a Pienza, ibid., pp. 71-78; Da Electa a Skira: una storia, due storie. Intervista a Massimo Vitta Zelman, a cura di A. Gigli Marchetti, in La Fabbrica del Libro, III (1997), 1, pp. 13-25; A. Neri, Dopo Achille Sclavo, in Siena la città laboratorio. Dall’innesto del vajuolo ad Albert Sabin (catal.), a cura di F. Vannozzi, Siena 1999, pp. 43-47; M. Pierini, Le riviste d’arte nella prima metà del Novecento, in Storia di Siena, a cura di R. Barzanti - G. Catoni - M. De Gregorio, III, Siena 1997, pp. 173-186; P. Zambrano, Noticina per Bernard Berenson ai primordi di Electa, in Carlo Pirovano maestro di editoria, Milano 2009, pp. 223-227; A. Pezzo, Immagini di una città sospesa. Le illustrazioni per le opere di Ezio Felici, in E. Felici, Opere, a cura di L. Oliveto - D. Sasson, Siena 2009, pp. 42-53.