data room
loc. s.le m. o f. inv. Deposito, perlopiù informatico, di dati non divulgabili al quale si può essere ammessi in caso di particolari transazioni, con accesso riservato e registrato.
• Il primo via libera al federalismo fiscale è avvenuto con il consenso degli enti locali e tutto sommato senza eccessiva ostilità da parte dell’opposizione. Ma questo fatto indubbiamente positivo per il governo segnala anche con forza il limite del testo approvato, che contiene una costruzione di principio certamente equilibrata, ma quasi nessuna indicazione quantitativa sulle modalità per realizzarla concretamente. Mancano i numeri insomma, che secondo il ministro [Giulio] Tremonti dovranno essere elaborati all’interno di una data room condivisa. (Luca Cifoni, Messaggero, 4 ottobre 2008, p. 7, Primo Piano) • Saranno poi selezionati i potenziali acquirenti, nonché la predisposizione e verrà aperta una «data room» con l’obiettivo di «ottenere offerte vincolanti entro la fine del mese di giugno». Nel caso in cui i negoziati abbiano esito positivo, la cessione si concluderà entro l’anno. (Giulia Pilla, Unità, 15 maggio 2013, p. 11, Economia) • Già un anno fa era circolata l’indiscrezione sulla vendita del marchio da parte di Kering. Tuttavia a quel tempo Kering non aveva aperto un data room ufficiale sui conti del marchio: processo che invece ora sarebbe in corso e avrebbe richiamato l’attenzione di alcuni private equity. (Carlo Festa, Sole 24 Ore, 12 giugno 2015, p. 31, Finanza & Mercati).
- Espressione inglese composta dal s. pl. data ‘dati’ e dal s. room ‘sala, deposito’.
- Già attestato nel Corriere della sera del 16 settembre 1994, p. 25, Economia (Dario Di Vico).