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dativo etico

di Luca Cignetti - Enciclopedia dell'Italiano (2010)
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dativo etico

Luca Cignetti

Definizione

Il dativo etico (lat. dativus ethicus) indica la partecipazione o il coinvolgimento emotivo di una persona rispetto a un’azione o a una circostanza indicata dal predicato; è sempre espresso da un pronome atono e non è necessario ai fini della compiutezza sintattico-grammaticale dell’enunciato (Salvi 1988: 65-66).

La denominazione dativo etico deriva dalla grammatica latina, dove il pronome personale al dativo poteva essere usato per indicare la persona emotivamente o moralmente coinvolta nell’azione: così, per es., nelle frasi di Cicerone:

(1) quid mihi Tulliola agit?

«che cosa mi combina la piccola Tullia?»

(2) tu mihi istius audaciam defendis?

«e tu mi vieni a difendere la sfrontatezza di costui?»

Forme e tipi

In italiano il dativo etico è costruito con pronomi atoni (➔ clitici; ➔ pronomi) di ogni genere e numero: quando è espresso per mezzo dei pronomi di prima e quarta persona mi e ci serve a enfatizzare la partecipazione emotiva del parlante, come effetto del riferimento deittico al soggetto enunciativo:

(3) cosa mi combini?

(4) aspettavamo Marco e all’improvviso ci troviamo davanti Giorgio

Quando sono coinvolti i pronomi di seconda e quinta persona ti e vi, il dativo etico è dovuto alla volontà di coinvolgere gli interlocutori, che vengono resi partecipi dell’azione come se vi stessero contribuendo in modo attivo (Serianni 1988: 85):

(5) ed ecco che ti salta fuori Giovanni

(6) vi si è di nuovo rotta la macchina o avete trovato una nuova scusa?

Meno frequenti sono gli usi con i pronomi di terza o sesta persona gli, lo, le, la, loro, li, circoscritti a pochi contesti particolari, come nei casi in cui viene riportato il discorso di genitori che parlano dei figli oppure di insegnanti che si riferiscono ai propri allievi:

(7) Maria dice che il piccolo le mangia poca verdura

(8) Giorgio si lamenta che non gli fanno i compiti nei tempi stabiliti

Negli altri impieghi, considerata la natura intrinsecamente colloquiale della costruzione, la trasposizione del dativo etico dal discorso diretto al discorso indiretto subordinato non è ritenuta accettabile (Mortara Garavelli 1995: 450):

(9) Piero gli ha detto: «Stammi bene e fai un buon viaggio»

(10) * Piero ha detto che gli stesse bene e che facesse buon viaggio

Il fatto di dover essere espresso con una forma pronominale atona distingue il dativo etico da altre forme di dativo come il benefattivo (➔ argomenti), che può manifestarsi anche con una forma nominale o un pronome tonico, come nella frase ha cucinato la pizza per noi (Salvi 1988: 66). In alcuni casi il significato di una frase può restare tuttavia incerto: il pronome ti dell’esempio (11) può essere interpretato come benefattivo e parafrasato come in (12) oppure come dativo etico e parafrasato come in (13):

(11) e all’improvviso Luigi ti prepara una bella sorpresa

(12) e all’improvviso Luigi prepara per te una bella sorpresa

(13) e all’improvviso Luigi prepara una bella sorpresa, e questo fatto deve provocarti stupore

Il dativo etico può figurare insieme ad altre parole: tra i casi più frequenti si segnala la combinazione con l’avverbio presentativo ecco, che dà luogo a formule dal forte valore enfatico come eccoti o eccotelo, spesso collocate a inizio di frase:

(14) eccoti qui la tua nuova auto fiammante, arrivata in questo momento dal concessionario

Usi intensivi

Un valore affettivo-intensivo, atto a segnalare una più attiva e sentita partecipazione del soggetto all’azione, affine a quello del dativo etico propriamente detto, può essere esteso agli impieghi di pronomi atoni pleonastici accompagnati a un verbo transitivo (➔ transitivi e intransitivi, verbi), in frasi come bersi una birra, farsi una passeggiata, farsi quattro risate e sim.; oppure in casi in cui sono presenti riferimenti a parti del corpo (soffiarsi il naso), ad attività biologiche (asciugarsi le lacrime) o a indumenti che riguardano la sua persona (togliersi il cappello) (Serianni 1988: 250). In generale, questo tipo di pronome dativo è usato in italiano (a differenza di altre lingue, sia romanze, come il francese, sia germaniche, come l’inglese e il tedesco) per indicare la proprietà inalienabile: ad es., è obbligatorio per riferirsi a parti del corpo: si è rotta la testa (ma * ha rotto la sua testa), ti ha spezzato il braccio (ma * ha spezzato il tuo braccio), si è tinti i capelli (non ha tinto i suoi capelli); facoltativo in altri casi di proprietà: ha sposato tua sorella ma anche ti ha sposato la sorella, ha preso la tua macchina ma anche ti ha preso la macchina (➔ clitici; ➔ pronominali, verbi).

Per analogia con il dativo è possibile ricondurre a un valore etico anche il particolare impiego dell’aggettivo possessivo suo / sua, attestato soprattutto nel parlato, con cui viene indicata non un’appartenenza o una proprietà ma un valore affettivo:

(15) ogni commedia che si rispetti ha il suo lieto fine

In tali impieghi è frequente la presenza di un aggettivo, come, ad es., bello o bravo, che ha la funzione di intensificare il valore acquisito dall’oggetto o dalla persona coinvolti nella valutazione:

(16) ogni commedia che si rispetti ha il suo bel lieto fine

L’uso del dativo etico è ampiamente attestato nella lingua letteraria, come nel passo manzoniano che segue:

(17) Che ti fanno i bergamaschi? Spediscono a Venezia Lorenzo Torre, un dottore, ma di quelli! È partito in fretta, si è presentato al doge e ha detto: che idea è venuta a que’ signori rettori? Ma un discorso! un discorso, dicono, da dare alle stampe (Alessandro Manzoni, Promessi sposi XVII).

Studi

Mortara Garavelli, Bice (1995), Il discorso riportato, Renzi, Salvi & Cardinaletti 1988-1995, vol. 3° (Tipi di frasi, deissi, formazione delle parole), pp. 429-470.

Renzi, Lorenzo, Salvi, Giampaolo & Cardinaletti, Anna (a cura di ) (1988-1995), Grande grammatica italiana di consultazione, Bologna, il Mulino, 1988-1995, 3 voll.

Salvi, Giampaolo (1988), La frase semplice, in Renzi, Salvi & Cardinaletti 1988-1995, vol 1° (La frase. I sintagmi nominale e preposizionale), pp. 37-127.

Serianni, Luca (1988), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di A. Castelvecchi Torino, UTET.

Vedi anche
frase completiva In linguistica, frase inserita in un’altra con la funzione di sintagma nominale soggetto o complemento. Per es., in «è meglio partire subito» e «desidero partire subito», la c. «partire subito» funge nel primo caso da sintagma nominale soggetto, mentre nel secondo da sintagma nominale complemento. dativo Caso della declinazione latina, ma anche greca e di altre lingue, che occupa il terzo posto nella tradizione grammaticale classica, e perciò detto anche terzo caso. Indica la destinazione, il punto d’arrivo di un’azione, ed è perciò in primo luogo il caso del complemento di termine (es., lat. dare patri ... indessicalità In etnometodologia, il fenomeno per cui ogni descrizione è connessa al contesto della sua produzione e indica in genere molto di più di ciò che esprime letteralmente. Così come il significato di un enunciato non si esaurisce, di regola, nel suo contenuto proposizionale ma rinvia all’insieme di atti, ... lingue veicolari Le lingue usate per la comunicazione, e soprattutto per l’insegnamento e per attività tecniche e scientifiche, tra persone di lingua materna diversa.
Indice
  • 1 Definizione
  • 2 Forme e tipi
  • 3 Usi intensivi
  • 4 Studi
Categorie
  • GRAMMATICA in Lingua
Tag
  • LORENZO, SALVI
  • CICERONE
  • AVVERBIO
  • DEITTICO
  • MORTARA
Vocabolario
dativo
dativo agg. e s. m. [dal lat. dativus (der. di dare, part. pass. datus), usato nelle due locuz. dativus (casus), traduz. del gr. δοτικὴ πτῶσις, e tutor dativus (in cui significa propr. «che viene dato, che viene assegnato», accezione che...
ètico¹
etico1 ètico1 agg. [dal lat. ethĭcus, gr. ἠϑικός, der. di ἦϑος «costume»] (pl. m. -ci). – 1. a. Dell’etica, che concerne i costumi, il comportamento morale: problema e., concezioni, leggi e.; principî e., ecc. b. Che ha, per sé stesso,...
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