DATTILOSCOPIA (dal gr. δάκτυλος "dito" e σκεοπεῖς "esaminare")
La dattiloscopia è lo studio scientifico e pratico dei disegni digitali costituiti dalle creste cutanee.
Le creste cutanee sono rilievi lineari, per lo più irregolarmente paralleli, determinati in alcune regioni del corpo (palma delle mani, pianta dei piedi e rispettive facce digitali) dalla sporgenza, attraverso l'epidermide, delle papille dermiche allineate (scoperte da M. Malpighi nel 1664). L'epidermide non colma lo spazio tra le singole serie di papille, ma scende a rivestire il fondo di solchi aventi la medesima configurazione. Le creste cutanee hanno la larghezza di 0,2-0,7 mm., e sono distintamente visibili a occhio nudo. Le papille che le compongono si presentano allineate per ciascuna cresta, in due serie principali e parallele in mezzo alle quali vengono a sbucare le ghiandole sudoripare. Il complesso delle varie creste cutanee viene a costituire, sulle regioni ove esse si trovano, dei caratteristici disegni. Tali disegni, studiati fin dal 1823 da J. H. Purkyně (Purkinje) e in seguito da F. Galton in Finger prints (Londra 1892), esistono anche nelle scimmie superiori. Essendo tali disegni in rilievo, possono lasciare impronte sulle superficie lisce. E poiché i disegni digitali e palmari sono strettamente individuali, le relative impronte sono utilizzate per l'identificazione individuale nei servizî di polizia.
Sono principalmente utilizzate le impronte digitali (cioè del polpastrello delle dita delle mani), ma in taluni casi s'è ricorso anche allo studio dei disegni delle palme, e delle dita dei piedi (impronta dell'alluce per identificare i neonati nelle maternità). Il carattere individuale delle impronte digitali era già noto nella antichissima civiltà cinese, e utilizzato per contrassegnare documenti.
Le forme che possono assumere i disegni digitali sono in numero, si può dire, illimitato. In pratica si considera come sicuramente impossibile la coincidenza completa di due impronte diverse.
Le impronte digitali presentano differenze di conformazione generale che servono alla loro classificazione; e differenze particolari il cui rilievo porta all'identificazione individuale propriamente detta; queste duplici caratteristiche stanno alla base delle due direttive d'applicazione pratica che sono state fatte: l'identificazione dei recidivi nei servizî di polizia, e l'individualizzazione giudiziaria delle impronte lasciate sul luogo del reato.
I. Ogni disegno digitale risulta in generale di tre sistemi di linee: 1. il sistema basilare che consta d'alcune linee, più o meno parallele, che stanno sul polpastrello subito di là dalla piega interdigitale; 2. il sistema marginale, che consta di linee che sono sui margini del dito parallele alle precedenti, ma nel loro tratto intermedio s'incurvano lungo l'estremità del polpastrello per ridiscendere al margine opposto. Tra questi sistemi è per lo più intercalato il 3° sistema, nucleare o intermedio. Le linee del sistema intermedio possono costituire un fascio di curve aperte da un lato, in modo che da quel lato vengono a separare, sul margine digitale, le linee del sistema basilare e marginale. Dal lato opposto s'ha un punto, d'aspetto triangolare, ove le linee basilari divergono dalle marginali per lasciar posto al sistema intermedio. Questo punto viene detto delta, e ha grande importanza di riferimento. Altre volte le linee del sistema intermedio s' avvolgono su sé stesse formando un disegno chiuso (verticillo) e in tal caso si hanno due delta. Nel sistema intermedio appare poi, per lo più chiaramente, un centro dl figura là dove la linea più interna si ripiega su sé stessa (fig.1, nn. 1, 2).
Sulla configurazione del sistema intermedio si basano le classificazioni delle impronte, di cui la più semplice è quella di J. Vucetich (adottata nel 1901 nell'Argentina). Essa comprende quattro classi: 1. arco, in cui mancano il sistema intermedio e quindi il delta (figure adeltiche); 2. ansa cubitale; 3. ansa radiale (figure monodeltiche); 4. verticillo, figure chiuse, bideltiche.
Per le identificazioni si raccolgono con inchiostro grasso le impronte delle dieci dita sulla scheda segnaletica d'ogni individuo; e poi si ripartiscono le schede in appositi casellarî. La distribuzione nelle caselle si fa in base alla formula dattiloscopica. Nel sistema Vucetich ogni figura è indicata nel modo seguente:
in modo che radunando i 10 simboli di tutte le dita s'ha, per esempio, Serie V 2,3,4,2, Sezione A 4,1,2,3, convenendosi che la serie corrisponda alla mano destra, la sezione alla mano sinistra.
Il sistema Vucetich, però, presenta l'inconveniente che i quattro tipi non hanno la stessa frequenza, e perciò è risultato opportuno suddividere le categorie più numerose. Ciò fu fatto nei varî paesi in modo diverso. Il sistema italiano, dovuto al Gasti, prevede più categorie, di cui una consta delle dita mancanti, o a impronta indecifrabile per cicatrici o altro; tre della suddivisione delle anse cubitali, a seconda che tra il delta e il centro di figura vi siano fino a 10,15 o più di 15 linee, quattro della suddivisione del verticillo a seconda che i due delta siano allo stesso livello, oppure sia più alto il destro o il sinistro, oppure siano inclassificabili.
Le schede dattiloscopiche, raccolte in Italia nel casellario centrale di Roma, non servono soltanto all'identificazione dei recidivi, ma ripetutamente hanno portato alla scoperta dell'autore d'un reato mediante il confronto con le impronte lasciate sul luogo del reato. Ma coi sistemi attuali occorre che un sospetto permetta di trarre un determinato carteltellino a confronto, poiché sul luogo del reato non si trovano che singole impronte e non ne può risultare la formula dattiloscopica. L'Oloriz per ovviare a questo inconveniente ha proposto una classificazione monodattilare, in cui ogni impronta è classificata da sé; il che porta alla compilazione di dieci cartellini per ogni individuo. Tale sistema teoricamente eccellente, non è stato adottato nella pratica.
Le impronte lasciate sul luogo del reato sono per lo più latenti, cioè costituite dalle tracce di secrezione sebo-sudorifera riproducenti su superficie lisce il disegno digitale. Raramente sono visibili (impronte sanguigne, impronte in rilievo su materiale plastico, mastice, ecc.). Gli oggetti ove si possono trovare, debbono non essere toccati che per gli spigoli. Le impronte latenti si mettono in evidenza mediante la fotografia eseguita con luce obliqua, o con sostanze rivelatrici polverulente, che hanno la proprietà d'aderire alle linee dell'impronta e non al substrato. Il disegno rivelato convenientemente, viene fotografato e ingrandito tre o quattro volte; l'ingrandimento viene paragonato con altro analogo dell'individuo sospetto.
L'identità si dimostra non soltanto col constatare che le due impronte appartengono allo stesso tipo, con lo stesso numero di linee, ma col rilievo d'un certo numero (12-15) di punti caratteristici (biforcazioni interruzioni, anelli, ecc.) egualmente situati, e inoltre con l'assenza di punti caratteristici in contrasto.
Bibl.: J. Vucetich, dactiloscopìa comparada, La Plata 1904; G. Roscher, Handbuch der Dactyloskopie, Lipsia 1905; H. Welsch e A. Lecha-Marzo, Manuel pratique de dactyloscopie, Liegi 1912; R. Heindl, System und Praxis der Daktyloscopie, Berlino e Lipsia 1927.