GROSSMAN, David
Scrittore israeliano, nato a Gerusalemme il 25 gennaio 1954. Di famiglia vicina agli ideali socialisti ed educato in ambiente ebraico tradizionalista, egli si dichiara ''laico''.
La letteratura ebraica e la moderna letteratura mondiale hanno contribuito a maturare in G., precocissimo e instancabile lettore, notevoli aperture e curiosità intellettuali, costantemente mantenute in rapporto con il mondo ebraico e verificate da un contatto diretto con molti testimoni scampati all'Olocausto, che per lui, giovanissimo, assurgevano a vere e proprie incarnazioni dei personaggi presenti nei romanzi del suo autore preferito, Shalom ῾Alechém.
Iniziata, non ancora ventenne, la collaborazione giornalistica con l'ente radiofonico israeliano, che costituisce a tutt'oggi la sua attività principale, G. si dimostra, oltre che giornalista assai intraprendente, autore prolifico e consumato di sceneggiature e radiodrammi originali, e collabora inoltre alla creazione di numerosi programmi. Il suo esordio narrativo è Rāṣ ("Il corridore", 1983), raccolta di storie e
novelle con cui vince un concorso letterario. Tre anni più tardi si impone nel mondo delle lettere e al pubblico con il complesso romanzo 'Ayyēn 'ērekh ᾽ahăvāh (1986; trad. it., Vedi alla voce: Amore, 1988).
Diviso in quattro parti, diverse tra loro per stile e struttura narrativa, il libro tratta il tema dell'Olocausto, esplorato ed emotivamente rivissuto da Momik, figlio di sopravvissuti allo sterminio nazista, che alterna l'indagine degli avvenimenti reali all'ossessione semi-onirica. La poesia e l'angoscia ossessiva, spesso esorcizzata da un singolare tipo di humor, che caratterizzano l'opera, trovano la loro più originale espressione nell'ultima parte, una sorta di piccola enciclopedia correlata ai contenuti del romanzo, ma le cui ''voci'' sono per lo più lemmi emblematici della vita di ogni uomo. G. affronta il delicato tema della tragedia ebraica con la partecipazione propria di un figlio di quello stesso popolo ebraico alla cui storia e al cui destino si sente fortemente legato.
Coscienza e responsabilità sono peraltro atteggiamenti psicologici che G. definisce motivi centrali della propria vita e delle proprie scelte. In questo senso diventerà emblematico il suo controverso libroreportage ha-Zĕmān ha-tsahōv (1987; trad. it., Il vento giallo, 1988), un sofferto resoconto del problema israelo-palestinese. Tra le altre opere di G. vanno ricordate: Ḥiyyūkh hagĕdī ("Il sorriso del Capricorno", 1983); i libri per ragazzi Dūkhrāv ("Il duello", 1982); Itāmār hōlēchh ῾al kīrōth ("Itamár cammina sui muri", 1987) e 'Āḥ ḥadash lĕgamrē ("Un fratello del tutto nuovo", 1987); la commedia Gān Rīkī ("L'asilo di Riki", 1987); e il recentissimo Sefer ha Dikduk ha Pnimi (1991; trad. it., Il libro della grammatica interiore, 1992).
Bibl.: A. Navoth, Iehalech bigdolóth gam binfilotáv ("Aspira a grandezza anche nelle sue sconfitte") e Sipóreth 'Ivrith, matsáv hòmer ("Narrativa ebraica, situazione della materia"), in 'Achshav, 51-54 (1987); R. Kashtan, Haghe 'ulàh matmédeth be 'Aién 'érech: 'Ahavàh ("La redenzione permanente. Vedi alla voce: Amore"), in Hado'ar, lxvi, 40, e lxvii, 2 (1987); Id., Re'aion 'im D. Grossman, ("Intervista a D. Grossman"), ibid., lxvi, 24: (1988).