Mamet, David
Scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, regista teatrale e cinematografico statunitense, nato a Chicago il 30 novembre 1947. Intrecci foschi, talvolta kafkiani, un umorismo graffiante e una forte carica drammatica, personaggi segnati dal destino e un linguaggio realistico, spesso crudo (per il quale i critici hanno coniato il termine mametspeak) sono i tratti distintivi dei testi scritti da M., sia per il cinema sia per il teatro. Abituato a elaborare le sue sceneggiature in assoluto isolamento e al ritmo di almeno una all'anno, ne ha prodotte in gran numero e di straordinaria qualità. A causa del suo impegno sempre più intenso come sceneggiatore, il teatro statunitense ha perduto uno dei suoi esponenti più rappresentativi, ma il cinema ha guadagnato un autore accorto e iconoclasta, che a partire dal 1987 si è cimentato anche nella regia di alcune sue sceneggiature originali. Laureatosi al Goddard's College del Vermont, dove cominciò a insegnare nel 1973, M. fondò la St. Nicholas Theatre Company di Chicago, di cui divenne direttore artistico, collaborando in seguito con il Goodman Theatre e l'università di Chicago. Nel 1973 la sua pièce teatrale off-Broadway Sexual perversity in Chicago vinse l'Obie Award e con le successive ‒ tra cui Glengarry Glen Ross, premio Pulitzer nel 1984 ‒ M. si affermò come autore di grande talento. Alcuni tra i suoi lavori più ammirati sono stati adattati per il cinema: Sexual perversity in Chicago per il film About last night (1986; A proposito della notte scorsa…) di Edward Zwick; Glengarry Glen Ross, sceneggiato da M. stesso per il film omonimo (1992; Americani) di James Foley, rappresentazione delle miserie e della disperazione di alcuni agenti immobiliari che lottano per salvare il proprio posto di lavoro, interpretato da attori quali Al Pacino e Jack Lemmon; Vanya on 42nd Street (1994; Vanya sulla 42a strada), testamento artistico di Louis Malle, in cui le prove del dramma di A.P. Čechov, nella versione di M., si intrecciano con le vicende della vita reale; l'adattamento, realizzato dallo stesso M., del suo American Buffalo per l'omonimo film (1996) diretto da Michael Corrente. Mentre Oleanna (1994) è stato l'unico suo testo che egli ha sceneggiato e anche diretto per il grande schermo. Aveva esordito come sceneggiatore accettando la richiesta di Bob Rafelson di adattare il romanzo di J.M. Cain da cui era già stato tratto un film nel 1946 per la regia di Tay Garnett. Questa nuova versione di The postman always rings twice (1981; Il postino suona sempre due volte) interpretata da Jack Nicholson e Jessica Lange ‒ una torbida e ben congegnata vicenda di folies à deux ‒ pur senza riscuotere un grande successo di pubblico, si è imposta come il miglior noir degli anni Ottanta. Per il film successivo, il dramma giudiziario The verdict (1982; Il verdetto) diretto da Sidney Lumet e interpretato da Paul Newman, adattamento di un romanzo di B. Read, M. ha ottenuto una nomination all'Oscar, mentre la seconda della sua carriera sarebbe arrivata per Wag the dog (1997; Sesso e potere) di Barry Levinson, feroce commedia, tratta da L. Beinhart, che prefigura la vicenda del presidente degli Stati Uniti B. Clinton.
Nel 1987 ha debuttato come regista cinematografico con l'acclamato House of games (1987; La casa dei giochi), vicenda hitchcockiana di intrighi, con Lindsay Crouse, (sua prima moglie) e Joe Mantegna, uno degli attori preferiti di M. con il quale ha lavorato a lungo in teatro. M. ha inoltre dimostrato notevole intuito nel prestare la sua collaborazione a film rivelatisi di grande richiamo e diretti da registi di rilievo: Brian De Palma per The untouchables (1987; The untouchables ‒ Gli intoccabili); Neil Jordan per We're no angels (1989; Non siamo angeli), originale remake dell'omonimo film diretto nel 1955 da Michael Curtiz; Danny De Vito per Hoffa (1992; Hoffa ‒ Santo o mafioso?), una sottovalutata biografia del controverso e sventurato sindacalista; Lee Tamahori per The edge (1997; L'urlo dell'odio); John Frankenheimer per il film d'azione Ronin (1998, in cui M. compare sotto lo pseudonimo di Richard Weisz); e infine Ridley Scott per Hannibal (2001), raccapricciante sequel di Silence of the lambs (1991) di Jonathan Demme.
Per quanto riguarda i film diretti oltre che sceneggiati da M., i migliori sono risultati quelli più modesti in termini di budget e di incassi, per i quali si è avvalso di un cast ricorrente di consumati attori di teatro di New York e di Chicago (oltre a Joe Mantegna e a Lindsay Crouse, William H. Macy, Rebecca Pidgeon, seconda moglie di M.): Things change (1988; Le cose cambiano), favola umoristica sul crimine organizzato; Homicide (1991), indagine poliziesca che si trasforma in una cospirazione; The Spanish prisoner (1997; La formula di David Mamet), noir enigmatico; The Winslow boy (1999; Il caso Winslow), per il quale M. ha adattato una pièce di T. Rattigan basata su un fatto di cronaca giudiziaria dell'Inghilterra del 1912; State and main (2000; Hollywood, Vermont), scanzonata commedia su un film hollywoodiano girato in una cittadina del Vermont. L'intricato ma interessante Heist (2001; Il colpo), con attori più noti al grande pubblico (accanto a Walter Pidgeon, Gene Hackman e Danny De Vito), ha suscitato delusione tra i critici.
Va infine segnalato che M. ha pubblicato numerosi saggi sull'arte drammatica, sulla scrittura e sull'eccentrico mondo dello spettacolo, fra cui True and false: heresy and common sense for the actor (1997) e Three uses of the knife: on the nature and purpose of drama (1998). È altresì autore di romanzi, poesie e libri per l'infanzia. Nel 1992 ha scritto anche un'autobiografia, The cabin: reminiscence and diversions.
G. Brewer, David Mamet and film: illusion/disillusion in a wounded land, Jefferson 1993.