MERCER, David
Drammaturgo inglese, nato a Wakefield (Yorkshire) il 27 giugno 1928, morto a Haifa (Israele) l'8 agosto 1980. Di origine operaia, dopo gli studi d'arte figurativa al King's College di Newcastle on Tyne e all'università di Durham, fece per un biennio (1953-54) il pittore a Parigi, iniziò la carriera di scrittore (con scarso successo) e quella d'insegnante; solo a trent'anni si dedicò con notevole fortuna di critica e di pubblico alla drammaturgia, scrivendo commedie per la televisione. Fra i riconoscimenti più importanti: il Writer's guild award (1962,1967 e 1968), l'"Evening Standard'' award (1965), il British film academy award (1966), il César per la sceneggiatura cinematografica (del film Providence, regia di A. Resnais, 1977), l'Emmy award per opere televisive (1980). È assai difficile scorporare la produzione televisiva da quella teatrale, caratterizzate ambedue dalla presenza di tematiche costanti e dalla medesima carica d'originalità e d'impegno; di una stessa opera coesistono spesso le due versioni.
Le sue prime opere, drammi televisivi di stile naturalistico, si riallacciano in parte alle tematiche di J. Osborne e A. Wesker, specie nella rappresentazione della lotta di classe, nella critica della società inglese e dell'establishment, nel conflitto individuo-istituzioni, nella denuncia delle ingiustizie sociali, nell'impegno civile e politico di trasformare un mondo dominato dai valori borghesi (su ciò la trilogia nota con il titolo The generations, di cui fanno parte Where the difference begins, 1961, A climate of fear, 1962, The birth of a private man, 1963; inoltre A suitable case for treatment, 1962, da cui M. ha tratto la sceneggiatura del film Morgan; e For tea on sunday, 1963). Nelle opere successive, ai temi di base politica e sociale, che tendono a stemperarsi ma non a sparire del tutto, subentrano problematiche esistenziali più complesse, sulle quali M. s'interroga con sofferta lucidità: il significato della vita, il rapporto fra mondo pubblico e mondo privato, il disorientamento e l'alienazione dell'individuo schiacciato dalla società borghese, l'angoscia metafisica, la pazzia vista come ultimo rifugio per sopravvivere preservando la propria integrità intellettuale e morale. Ne vengono fuori opere amare, surreali, talora allucinate, allegorie e parabole di angoscia pubblica e privata, i cui protagonisti sono personaggi individualisti, cinici, confusi, schizofrenici. Lo stile è turgido, vigoroso, tagliente, ricco di humour; assai frequente l'uso del flashback.
Fra le altre opere televisive si segnalano in particolare The parachute (1968); la trilogia di R. Kelvin On the eve of publication (1968), The cellar and the almond tree (1970) ed Emma's time (1972); e ancora Huggy bear (1976); A superstition (1977); The ragazza (1978); A rod of iron (1980); e, postumo, A dinner of herbs (1988). Fra le opere teatrali: Ride a cock horse (1965); Belcher's luck (1966); In two minds (1967, da cui è stato tratto il film Family life); After Haggerty e Flint (1970); Shooting the chandelier (1977); Cousin Wladimir (1976); Then and now (1979); No limits to love (1980).
Bibl.: F. Jarman, J. Noyce, M. Page, The quality of Mercer. A bibliography of writings by and about the playwright D. Mercer, Brighton 1974; P. Bertinetti, Teatro inglese contemporaneo, Roma 1979; P. Madden, D. Mercer: where the difference began, Londra 1981; C. Barker, D. Mercer, in Contemporary dramatists, Chicago e Londra 19884, pp. 658-70; D. Taylor, Days of vision: working with Mercer, ivi 1990; T. Dace, D. Mercer, in Reference guide to English literature, Chicago e Londra 1991, pp. 953-55.