Niven, David (propr. James David Graham)
Attore cinematografico scozzese, nato a Londra il 1° marzo 1910 e morto a Château-d'Oex (Svizzera) il 29 luglio 1983. Pur avendo cominciato a Hollywood la sua carriera senza aver mai recitato prima, dopo una lunga gavetta come comparsa e figurante, a partire da The charge of the light brigade (1936; La carica dei 600) di Michael Curtiz divenne un attore popolare e soprattutto una figura riconoscibile: un tipico English gentleman, arguto, attraente, irreprensibile nel modo di vestire e nel comportamento, con un'aria di malizia non sempre dissimulata. Le sue prove migliori le offrì nella commedia leggera; in mezzo secolo prese parte a un centinaio di film e a numerosi programmi televisivi di vario genere. Fu con l'interpretazione del maggiore Pollock in Separate tables (1958; Tavole separate) di Delbert Mann che nel 1959 vinse l'Oscar come migliore attore protagonista, raggiungendo invece la massima notorietà con il ruolo di Sir Charles Lytton in The Pink Panther (1964; La Pantera rosa), personaggio poi ripreso in Trail of the Pink Panther (1982; La Pantera rosa ‒ Il mistero Clouseau), entrambi diretti da Blake Edwards.
Figlio di un ufficiale (morto nel 1915 nella battaglia dei Dardanelli) e della nobile francese Henrietta de Gacher, diplomato a Sandhurst, scuola per allievi ufficiali dell'esercito, dopo tre anni di servizio si congedò e andò a cercare fortuna in Canada e poi negli Stati Uniti, svolgendo vari mestieri finché, giunto a Hollywood, s'iscrisse a un'agenzia di collocamento per attori dove fu registrato come 'tipo anglosassone nr. 2008'. Dopo numerose apparizioni come comparsa in film western grazie alle sue doti di cavallerizzo, fu notato dal produttore Samuel Goldwyn con cui firmò un contratto di sette anni, poi raddoppiato. Cominciò con piccoli ruoli seguiti da uno come protagonista nel dimenticato Palm springs (1936) di Aubrey Scotto, per emergere poi in Dodsworth (1936; Infedeltà) di William Wyler. Le prime parti importanti, entrambe in divisa, furono quelle di The charge of the light brigade, al fianco di Errol Flynn (suo amico per anni), e di The prisoner of Zenda (1937; Il prigioniero di Zenda) di John Cromwell, all'ombra di Ronald Colman. Non sfigurò nemmeno come Edgar Linton di fronte a Laurence Olivier in Wuthering heights (1939; La voce nella tempesta) di Wyler. Ebbe inoltre le prime occasioni di mostrare le sue doti di attore brillante in Bachelor mother (1939; Situazione imbarazzante) di Garson Kanin e in Raffles (1939) di Sam Wood e Wyler, in cui è un gentiluomo che pratica il furto come un'arte.
Scoppiata la Seconda guerra mondiale, tornò in patria e si arruolò nella Rifle Brigade dove raggiunse il grado di colonnello. Prestò servizio in Normandia, Olanda, Belgio, Germania e grazie a due licenze potè partecipare a The first of the few (1942; Il primo dei pochi) di Leslie Howard, storia dell'aereo Spitfire, e a The way ahead (1944; La via della gloria) di Carol Reed. Il suo primo film postbellico fu l'inglese A matter of life and death (1946; Scala al Paradiso) di Michael Powell ed Emeric Pressburger, in cui ebbe il ruolo del pilota sfuggito per errore alla morte e deciso a non raggiungere l'aldilà, mentre il suo rientro a Hollywood, dopo una lunga assenza, si rivelò difficile e comportò una serie di interpretazioni insignificanti in film mediocri. La parentesi professionale fu aggravata da un dramma personale (la morte della moglie avvenuta in un incidente nel 1946). Nel 1950 Powell e Pressburger lo chiamarono per recitare in The elusive Pimpernel (L'inafferrabile Primula Rossa), in cui, nella parte del protagonista, non fa rimpiangere Leslie Howard, interprete del film del 1935, cui seguirono The Moon is blue (1953; La vergine sotto il tetto) di Otto Preminger, nel ruolo di un maturo dongiovanni, e il successo a livello mondiale Around the world in 80 days (1956; Il giro del mondo in 80 giorni) di Michael Anderson, ove è un impeccabile Phileas Fogg. Nel 1959, dopo Bonjour tristesse (1958) di Preminger, dal bestseller di F. Sagan, giunse la consacrazione dell'Oscar ottenuto per Separate tables, da una pièce di T. Rattigan. Nel suo percorso artistico continuò ad alternare dimenticabili prodotti di consumo ‒ in Francia Le cerveau (1969; Il cervello) di Gérard Oury e di Claude Clément; in Italia I due nemici (1961) di Guy Hamilton con Alberto Sordi, La città prigioniera (1962) di Mario Chiari e Il giorno più corto (1963) di Sergio Corbucci ‒ a kolossal di azione bellico-avventurosa come The guns of Navarone (1961; I cannoni di Navarone) di J. Lee Thompson e 55 days at Peking (1963; 55 giorni a Pechino) di Nicholas Ray, a bislacche operazioni parodistiche come Casino Royale (1967; James Bond 007 ‒ Casino Royale) di John Huston, Ken Hughes, Val Guest, Joe McGrath e Robert Parrish, e King, queen, knave (1972; Un ospite gradito… per mia moglie) di Jerzy Skolimowski, da un romanzo giovanile di V.V. Nabokov.
Negli anni Cinquanta aveva fondato, con Charles Boy-er e Dick Powell, la Four Star Television che produsse più di duemila telefilm. Sul piccolo schermo apparve spesso in miniserie (The rogues, 1964-65; David Niven's world, 1976; A man called intrepid, 1979). Nel 1971 pubblicò l'autobiografico The Moon's a balloon, rivelando un notevole talento che soltanto gli amici conoscevano, quello di arguto narratore di aneddoti veri o seminventati, confermato da Bring on the empty horses (1975), altro libro di ricordi: insieme superarono i dieci milioni di copie vendute. Con eguale favore venne accolto Go slowly, come back quickly (1981), pungente e riuscito romanzo di ambiente hollywoodiano.
G. Garrett, The films of David Niven, London 1975; K.J. Fowler, David Niven: a bio-bibliography, Westport (CT) 1995.