Viñas, David
Scrittore e sceneggiatore argentino, nato a Buenos Aires il 28 luglio 1929. Tra i più radicali intellettuali militanti del suo Paese, ha espresso l'esigenza di un rapporto fecondo tra letteratura e cinema, in modo da dare vita a una forma di comunicazione ideologica e politica rivolta alle masse.
Di famiglia ebrea, si convertì al cristianesimo nel 1936 per volere del padre che temeva la recrudescenza dei movimenti antisemiti in Argentina. Dopo gli studi superiori si iscrisse al liceo militare di Buenos Aires e nel 1952 si laureò in lettere e filosofia, con una tesi in storia argentina. Nel 1953 fondò la rivista di critica letteraria "Contorno" (che diresse fino al 1959), presso cui si sarebbero formate le nuove generazioni intellettuali degli anni Cinquanta e Sessanta. I suoi primi lavori, Cayó sobre su rostro (1955) e Un Dios cotidiano (1957), ricevettero consensi di critica e di pubblico; del 1958 è il romanzo Los dueños de la tierra, in cui emerge il suo interesse per la storia nazionale e i suoi conflitti.
Negli interventi su "Contorno" V. mise in evidenza le potenzialità del cinema come strumento di denuncia e di diffusione di idee, in grado di mostrare la dialettica cruda della realtà attraverso il suo specifico linguaggio, sottolineando però i limiti della produzione argentina, ancorata a generi già sperimentati e incapace di lavorare a fondo sulle contraddizioni del reale. Nel 1958 entrò in contatto con Fernando Ayala, uno dei giovani registi della nuova generazione bonaerense, per il quale trasse, da un proprio scritto inedito, la sceneggiatura di El jefe (1958). Nel disegnare i personaggi del film, una banda di giovani spostati della periferia della metropoli, V. seppe mostrare il carisma ambiguo del potere utilizzando una struttura narrativa secca e senza filtri epici o lirici, lasciando tuttavia al regista il lavoro sui gesti e sulle parole dei protagonisti, immersi nell'illusione di essere padroni della propria vita. Il film ottenne molto successo e Ayala e V. tornarono a lavorare insieme per El candidato (1959), per il quale lo sceneggiatore tratteggiò personaggi simbolo del potere argentino, dalle famiglie dei possidenti ai politici corrotti, e che però non replicò il successo del precedente. Interrotto così il sodalizio con il regista, V. nel 1960 andò a insegnare presso l'Universidad de los Andes in Venezuela, ottenendo poi l'incarico di docente di storia della letteratura argentina presso l'Universidad del Litoral di Santa Fé. Nel 1962 José A. Martínez Suárez lo invitò a scrivere la sceneggiatura di Dar la cara, amaro ritratto di un gruppo di ragazzi nella Buenos Aires dei primi anni Sessanta tratto dal racconto dello stesso V. Alegros campeones de América. La narrazione ricca di elementi simbolici e allegorici non fu però apprezzata dal pubblico e decretò l'insuccesso del film, dalla cui sceneggiatura V. ricavò tuttavia il romanzo omonimo. Nel 1966, dopo il colpo di stato del generale J.C. Onganía, lo scrittore si trasferì a Cuba per poi tornare a Buenos Aires alla fine degli anni Sessanta e lavorare a un nuovo progetto con Ayala: Los caudillos, incentrato sulle rivolte contadine della seconda metà dell'Ottocento, che non ottenne il visto della censura e rimase incompiuto. Nel corso della dittatura militare del 1976, V. venne esiliato in Spagna, mentre entrambi i suoi figli vennero uccisi dai torturatori. Ritornato in Argentina nel 1984, abbandonò quasi completamente il cinema (nel 1986 scrisse il soggetto di La muerte blanca di Héctor Olivera, noto anche come Cocaine wars) per dedicarsi all'insegnamento universitario e alla scrittura. Nel 1991 rifiutò la borsa di studio offertagli dalla Fondazione Guggenheim in segno di protesta contro la complicità statunitense con la dittatura in Argentina degli anni Settanta.
M. Bottone, Del libreto cinematográfico a la novela: Dar la cara, in La literatura argentina y el cine, Rosario 1964, pp. 23-71; E. Valverde, David Viñas: en busca de una síntesis de la historia argentina, Buenos Aires 1989.