DAVIDE
Profeta e re d'Israele (ca. 1000-961 a.C.), figlio di Iesse, unto segretamente re da Samuele per ordine di Dio, fondatore della dinastia che regnò per quattro secoli sul regno di Giuda.La figura veterotestamentaria di D. (1 Sam. 16-1 Re 2; 1 Cr. 10-29; Sir. 47, 1-11), al quale vennero attribuiti anche molti salmi, fu tra quelle privilegiate nelle fonti medievali, che la recepirono attraverso l'intermediazione dell'esegesi cristiana, orientata a sottolinearne il ruolo messianico. Negli scritti teologici, liturgici e poetici, nella letteratura morale e omiletica e nel pensiero religioso in generale D. ricoprì un ruolo di rilievo, presentando peraltro caratteri contraddittori: semplice pastore e glorioso sovrano (nell'antitesi humilitas-sublimitas; Heimann, 1965), giovanetto che osa sfidare il gigante Golia e guerriero valoroso che non disdegna di suonare l'arpa a gloria del Signore, infine peccatore, laddove il peccato è però premessa necessaria al pentimento (Maser, 1993). Ruolo determinante nell'elaborazione dell'immagine di D. nell'Occidente cristiano svolse s. Agostino, ma importanti furono anche i manuali esegetici. Considerato comunemente nel Medioevo tipo di Cristo, D. era in qualche modo al centro della rivelazione, in quanto il Messia risultava in stretta connessione con la sua persona, il suo regno, la sua dinastia e la sua discendenza (Is. 11,1-10; Mt. 9,27; 12,23; 21,9; Ger. 30,9; Ez. 34,23-31; 37,24-28; Os. 3,5; Lc. 1,32), derivando dalla stirpe degli unti che regnarono su Israele e raccogliendo perciò l'eredità del loro dominio.La figura di D. diede luogo a un'iconografia eccezionalmente vasta e complessa, derivante sostanzialmente dal testo biblico. Di particolare importanza fu l'illustrazione del salterio (v.), così del tipo c.d. aristocratico come di quello a decorazioni marginali, non solamente in relazione alla formulazione iconografica delle scene della sua vita, ma anche per immagini direttamente relative ai salmi di D., fondatore e ordinatore della liturgia (Seebass, 1973), esplicitamente definito Psalmificus David nella Bibbia di Viviano (Parigi, BN, lat. 1, c. 215v; sec. 9°). Nel mosaico pavimentale della navata centrale di una sinagoga a Gaza (sec. 6°) D., identificato dall'iscrizione, seduto in trono e incoronato, suona l'arpa circondato da animali selvatici; il tema appare chiaramente modellato sulle rappresentazioni di Orfeo con gli animali e le affinità tra le due figure dovevano apparire evidenti a una cultura come quella tardoantica abituata a ragionare secondo canoni tipologici (Barash, 1980). L'immagine di Orfeo-D., che con la sua musica sa tener lontani i demoni, subì peraltro uno slittamento in direzione della figura di D. buon pastore: D. giovane (1 Sam. 16) veniva del resto raffigurato per lo più imberbe, abbigliato da pastore con corta tunica, stivaletti e una sorta di sago, come mostra l'esempio del Salterio di Parigi (BN, gr. 139, c. 1v; sec. 10°).Con la giustapposizione di Antico e Nuovo Testamento si giustificherebbe del resto anche la lettura di una delle scene di discussa identificazione dei mosaici dell'arco trionfale della basilica romana di S. Maria Maggiore, interpretata come l'incontro fra D. in vesti da imperatore - così appare peraltro frequentemente nell'arte paleocristiana e bizantina, con corona, tunica e clamide con tablíon in oro, per es. nell'Evangeliario siriaco di Rabbula (Firenze, Laur., Plut. 1.56; sec. 6°; Walter, 1976, p. 62) - e Cristo bambino, profeta del ruolo messianico dello stesso (Spain, 1979), in un'immagine esemplata sull'iconografia dell'adventus.Come cantore regio e salmista D. venne raffigurato frequentemente nel Medioevo nei frontespizi di salteri, bibbie, libri d'ore e di musica liturgica: seduto in trono o stante, per lo più barbuto, in abbigliamento da sovrano, con uno strumento musicale (l'arpa o anche la lira: Salterio di Egberto, fine del sec. 10°, Cividale, Mus. Archeologico Naz., CXXXVI, c. 20v; raramente con un rotulo), solo o circondato da cori o musici, generalmente quattro, e/o da figure danzanti (ma anche da scribi), in immagini in rapporto iconografico con raffigurazioni della Maiestas Domini, al punto che si può parlare di Maiestas David regis (Steger, 1961).La combinazione dei due principali aspetti di D., sovrano e autore dei salmi, è già presente nei frontespizi, secondo una tipologia divenuta tradizionale nell'illustrazione del salterio medievale, per es. nella copia del sec. 9° della Topographia christiana di Cosma Indicopleuste conservata a Roma (BAV, Vat. gr. 699, c. 63).D. rex et propheta (Steger, 1961), secondo la formula proveniente dalla liturgia (Seebass, 1973), venne raffigurato con frequenza in Occidente a partire dal sec. 9°, immagine di legittimazione per il re medievale cristiano evidenziata da qualifiche come novus David (in riferimento al regnum Davidicum), secondo un uso già presente nel sec. 5° e adottato anche per gli imperatori bizantini (Barash, 1980). L'iconografia mostra forte somiglianza con le rappresentazioni medievali di sovrani: nello Psalterium aureum di San Gallo (Stiftsbibl., 22; sec. 9°), Carlo Magno viene comparato a D. in quanto figura di collegamento diretto tra il sovrano celeste e quello terreno (Kaspersen, 1981), mentre nella Bibbia di Carlo il Calvo (Roma, S. Paolo f.l.m., Bibl. dell'abbazia; sec. 9°) D., indicato come rex et propheta, è abbigliato come un sovrano franco.Il ciclo della vita di D., che godette di particolare fortuna nel mondo bizantino (Cutler, 1979), non nacque tuttavia espressamente per il salterio, bensì migrò dai Libri dei Re (Suckale-Redlefsen, 1972); costituisce al riguardo un'opera eccezionale, comprendente più di settanta immagini, un Libro dei Re bizantino del sec. 11° o 12° (Roma, BAV, Vat. gr. 333; Lassus, 1973), ricollegabile per la sequenza illustrativa ai Sacra Parallela (Parigi, BN, gr. 923; sec. 9°) e al citato Salterio di Parigi. Il primo manoscritto occidentale contenente un numero considerevole di scene della vita di D. è la Bibbia di Stefano Harding, che deriva l'iconografia dal mondo anglosassone (Digione, Bibl. Mun., 12-15; inizi sec. 12°).
Tra le scene della vita di D. - nel complesso assai numerose (Suckale-Redlefsen, 1972) - le più frequentemente raffigurate, sia pure con varianti, erano nell'età medievale la lotta con il leone o con l'orso, D. che suona accanto al proprio gregge, l'unzione per mano del profeta Samuele, D. e Golia.L'unzione di D., che costituisce peraltro la prima rappresentazione cristiana conservata di tale rito, appare su uno dei piatti di Cipro, del sec. 7° (New York, Metropolitan Mus. of Art; Nicosia, Cyprus Mus.; Wander, 1973; 1975; Spain, 1977; Philonenko, 1981): Samuele impone le sue mani sul pastorello, di piccola statura forse non solo in riferimento alla sua giovane età (Walter, 1976), in una scena che va letta come rito di iniziazione di D. al servizio del Signore, ovvero al suo ruolo messianico, e, a livello iconografico, frutto di un adattamento di raffigurazioni del battesimo, in un'associazione che sembra rilevabile anche in manoscritti carolingi (Walter, 1976, p. 73). In Occidente, il rito dell'unzione entrò a far parte della cerimonia di incoronazione imperiale con Pipino il Breve (714-754), per legittimare la sua usurpazione: il sovrano viene assimilato a sacerdoti e re dell'Antico Testamento (Walter, 1976). Dal sec. 7° al 9° e poi fino all'11° nella miniatura bizantina veniva raffigurata unicamente la prima unzione di D. o con la variante di D. e Samuele da soli, senza riferimento tuttavia all'accesso di D. al potere, come avviene invece nella raffigurazione della sua elevazione sullo scudo (Wander, 1975). Nel Salterio di Parigi si rileva nella scena dell'unzione la presenza della personificazione dell'Umiltà, in relazione a un concetto di umiltà di D. espresso in un salmo non canonico, il 151, contenuto nel Salterio di Qumrān; dallo stesso testo deriverebbero anche le immagini di D. che suona l'arpa e di D. tra saggezza e profezia (Philonenko, 1977), attestando per il salmo un'importanza di primissimo piano all'interno della storia di D. nell'arte bizantina, come conferma l'esame dell'iconografia dei piatti di Cipro (Philonenko, 1981). In seguito, la maggior parte dei salteri latini del Duecento e del Trecento, deviando dal testo che narra la prima unzione di D., la raffigura come incoronazione (Schapiro, 1960). Tema iconografico presente nel solo Tardo Medioevo è quello della terza unzione di D. (Cutler, 1981).Lo scontro tra D. e Golia (1 Sam. 17), nel quale si leggeva il trionfo di Cristo su Satana (Agostino, Enarr. in Psalm., 33, 4, PL, XXXVI, col. 302; ma anche, per es., pseudo-Ugo di San Vittore, Allegoriae in Vetus Testamentum, VI, 3, PL, CLXXV, col. 692), venne rappresentato assai frequentemente per tutta l'età medievale - dalle porte lignee della basilica di S. Ambrogio a Milano (sec. 4°; Mroczko, 1981) al Breviario di Saint-Sépulchre (Cambrai, Médiathèque Mun., 102-103, c. 232r; sec. 13°), anche distinto nelle sue varie fasi: dal momento che precede lo scontro a quello dell'attacco, dalla decapitazione del gigante alla vittoria di Davide. D. che strappa l'agnello o il capretto dalle fauci del leone o dell'orso (1 Sam. 17, 34-37), infine, prefigura Cristo che salva le anime dagli inferi.A partire dall'età carolingia immagini di D. compaiono, oltre che nella miniatura, in opere di carattere monumentale (pitture della parete nord della chiesa del monastero di S. Giovanni a Müstair nei Grigioni; sec. 9°; Zurigo, Schweizerisches Landesmus.), e, specie dal sec. 12° in poi, in scultura (Moissac, capitello del chiostro; sec. 12°), su vetrate (Chartres, cattedrale; sec. 13°) e manufatti eburnei; scene della sua vita sono rappresentate per es. in quattro orbicoli sul pomo di un pastorale (Firenze, Mus. Naz. del Bargello, Coll. Carrand, inv. nr. 622), interessante per i rapporti con manoscritti contemporanei, in quanto riproduce iniziali tipiche dei salteri inglesi del sec. 12° (Campbell, 1979).Come profeta, D. compariva sia inserito tra i profeti dell'Antico Testamento sia - prevalentemente nella miniatura - in riferimento alle scene del Nuovo Testamento che egli aveva preconizzato; così nel frammento di Vangelo di Sinope (Parigi, BN, Suppl. gr. 1286; sec. 6°; per es. cc. 10v, 29r), con la destra sollevata a indicare la concordanza tra Antico e Nuovo Testamento. La serie dei contesti all'interno dei quali D. compare è comunque estremamente ampia: per es. danzante, in riferimento alla sua danza davanti all'arca dell'alleanza (2 Sam. 6,14; Heimann, 1965), in preghiera (dal sec. 14° spesso nei libri d'ore), nell'immagine degli antenati di Cristo, nell'albero di Iesse e nell'Anastasi.
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