DAVOUT, Louis-Nicolas, duca d'Auerstädt e principe d'Eckmühl
Maresciallo di Francia, nato ad Annoux (Yonne) il 10 maggio 1770, morto a Parigi il 1° giugno 1823. Era appena nominato sottotenente quando scoppiò la rivoluzione, alla quale si associò con calore. Nel 1792 fu coi volontarî dell'armata del Nord. Quando il Dumouriez (v.) volle portare le armi contro la Convenzione, il D. ordinò ai suoi uomini di far fuoco contro di lui. Promosso generale, prese parte alle campagne dell'armata della Mosella e del Reno. Nel 1798 partì con la spedizione d'Egitto. Meritò ad Abukir le lodi e l'affezione di Bonaparte, che più tardi lo nominò comandante dei granatieri della guardia consolare. Fu compreso nella prima lista dei marescialli dell'impero (1804). Nel 1805 ebbe il comando del 3° corpo della grande armata, che operò azioni risolutive ad Ulma e ad Austerlitz. Nel 1806 sostenne ad Auerstädt una fiera battaglia contro forze molto superiori, dando tempo a Napoleone di riportare lo stesso giorno a Jena la grande vittoria che aprì alle armate imperiali la via verso Berlino. Dopo Tilsitt (1807) il D. fu nominato governatore di Varsavia. Scoppiata di nuovo la guerra tra Francia ed Austria (1809), il D. con la vittoria d'Eckmühl assicurò la riunione delle forze francesi in Baviera. A Wagram decise della cruenta giornata. Durante la campagna di Russia (1812) si distinse alla Moscova; e l'anno successivo, non essendogli stato possibile raggiungere l'imperatore, che aveva il grosso delle forze in Sassonia, si limitò alla difesa ad oltranza di Amburgo, che cedette dopo molti mesi e soltanto in seguito ad ordine di Luigi XVIII, succeduto a Napoleone dopo l'abdicazione di Fontainebleau. Ritiratosi a vita privata alla prima restaurazione, fu durante i Cento Giorni nuovamente con Napoleone, che lo nominò ministro della Guerra. Dopo la seconda restaurazione cadde completamente in disgrazia e fu privato del grado di maresciallo, che gli fu però restituito dopo un anno. Nel 1819 Luigi XVIII - a cui il D. si era sottomesso, convinto ormai dell'impossibilità di un ritorno di Napoleone - lo nominò pari di Francia.