DE ANTONIO
Con questo patronimico sono indicati costantemente nei documenti quattrocenteschi i membri della famiglia cui appartenne il pittore Antonello da Messina, come hanno potuto precisare le ricerche condotte all'inizio di questo secolo da G. Di Marzo e da G. La Corte Cailler negli archivi notarili messinesi distrutti di lì a poco dal gravissimo terremoto del 1908. Queste ricerche hanno consentito di correggere e di precisare una genealogia fortemente alterata da contraddittorie indicazioni delle fonti storiografiche antiche.
Le notizie certe sui De Antonio cominciano con Michele d'Antonio di non precisata cittadinanza, proprietario di un brigantino che nel 1406 svolgeva a Messina attività di trasporto marittimo. Il figlio di Michele, magister Giovanni, risulta dagli atti notarili cittadino messinese e mazonus cioè marmoraio e piccolo costruttore: ricevette infatti nel 1446 la commissione di un altare per la chiesa di S. Giovanni Gerosolimitano e nel 1472 di un portico per la casa di Giovanni Stayti. Sono figli suoi e di Garita sua moglie Antonello, nato probabilmente tra il 1425 e il 1430, Giordano, e una femmina, forse l'Orlanda ricordata nel testamento del più noto fratello steso nel 1479. andata sposa a Giovanni de Saliba o Risaliba, intagliatore e collaboratore in tale veste di Antonello.
Sia Giovanni sia Garita sopravvissero ad Antonello che li affidò nel citato testamento al figlio Iacobello; anzi, Garita a sua volta fa testamento solo nel 1488 e vi precisa che sono già morti sia il figlio Giordano sia (ed è notizia assai utile) il figlio di Antonello, Iacobello.
Di Giordano, fratello di Antonello, si sa che nel 1461 con il consenso del padre, e dunque ancora minorenne, entrava come apprendista nella bottega del fratello impegnandosi in cambio con rigido contratto, secondo le consuetudini, ai servizi dovuti per due anni. Successivamente è ricordato in qualche documento, ma come pictor e non come magister: nel 1467 è richiesto di un gonfalone dalla "terra di San Lorenzo" in Calabria e nel 1473 ancora di un gonfalone - cui doveva servire da modello un'opera di Antonello - per un Giovanni Rizo di Lipari, opere perdute; poi viene ricordato soltanto per un commercio di veli bombicini.
Figlio di Antonello e di Giovanna Columella è Iacobello, erede unico del padre e della sua bottega; figlio di Giordano è invece Salvo, a sua volta pittore di rilevante livello; figli della sorella di Antonello e di Giovanni De Saliba o Risaliba sono Antonello e Pietro, entrambi pittori: tutti legati, ma con esito diverso, alla lezione stilistica del grande padre e zio.
Bibl.: G. Di Marzo, Di Antonello d'Antonio da Messina. Primi documenti messinesi, in Arch. stor. messinese, III (1903), pp. 169-86; G. La Corte Cailler, Antonello da Messina. Studi e ricerche con documenti inediti, ibid., pp. 332-441; G. Di Marzo, Di Antonello da Messina e dei suoi congiunti, Palermo 1903; Id., Nuovi studi e appunti su Antonello da Messina, Messina 1905; E. Mauceri, Nuove notizie intorno alla pittura e scultura del Rinascimento in Messina, in Atti dell'Accademia Peloritana, XXIX (1920), pp. 48 s.; L. Perroni Grande, Per la biografia di Antonello da Messina, Messina 1923; C. M. Rugolo, in Antonello da Messina (catal.), Roma 1981, pp. 227-44; G.Molonia, Gaetano La Corte Cailler-Gioacchino di Marzo. in Arch. stor. messinese, s. 3, XXX (1979), pp. 191-226; F. Sricchia Santoro, Antonello e l'Europa, Milano 1986, passim.