DE APIBUS (De Apiis, De Avo, Delle Api), Iacopo Domenico, detto Crotto da Bergamo
Nacque probabilmente a Bergamo intorno al 1300 dal magister Lorenzo Domenico e da una Caracosa, di nobile famiglia bergamasca.
Il D. fu fratello del famoso predicatore domenicano Venturino, ma è incerto chi dei due fosse il maggiore: vero è che nel testamento il padre lo lasciò erede universale raccomandandogli il fratello, cui legava solo una rendita annua di 6 soldi imperiali, ma d'altra parte a quell'epoca Venturino era ormai da lungo tempo frate domenicano, e solo il D. quindi poteva fare sperare in una legittima discendenza.
LorenzoDomenico che servì il cardinale bergamasco Guglielmo Longo (morto il 9 apr. 1319 ad Avignone) in qualità di precettore dei nipoti - aveva aperto in Bergamo, presso porta S. Giacomo, una fiorente scuola di grammatica e di logica; la sua fornita biblioteca era nota nella città, principalmente per la raccolta di opere ciceroniane (Billanovich, Epitafio..., p. 260). Nel 1337 testò in favore del D., con l'obbligo per l'erede di mantenere per due anni agli studi uno scolaro povero e di lasciare l'intero patrimonio - se non avesse avuto figli legittimi - al Consorzio bergamasco della Misericordia, perché ne disponesse a beneficio degli studenti bolognesi. Lorenzo Domenico risulta ormai morto il 4 genn. 1344, quando in un atto notarile il D. è detto "f. q. Magistri fratris Laurencii De apiis sive de avo" (Clementi, p. 5).
Non abbiamo notizie sulla formazione culturale del D., che dovette essere con ogni probabilità curata direttamente dal padre, forse ad Avignone: pervenne comunque anch'egli a conseguire il titolo di magister e, dopo aver collaborato nella scuola col padre Lorenzo Domenico, gli successe nell'insegnamento della retorica e della logica assumendo il nome, di etimo incerto, di "Crottus" o "Crotus".
L'unico fatto rilevante della biografia del D. nel periodo antecedente alla morte del padre sembra essere la sua partecipazione, non sappiamo se con qualche funzione assegnatagli dal fratello, cui fu allora al fianco, al grande pellegrinaggio dei bergamaschi a Roma, guidato nel 1335 da Venturino.
Ai primi di febbraio i pellegrini partirono, con l'intento iniziale di riconciliare Bergamo con il papa ottenendone il perdono attraverso il suo vicario romano; ma nel passaggio attraverso l'Italia settentrionale e centrale l'infuocata predicazione di Venturino provocò l'aggregarsi di numerosi nuovi adepti -- tra cui alcuni malfattori, apparentemente convertiti - all'originario nucleo bergamasco, trasformando l'impresa iniziale in un vero e proprio pellegrinaggio penitenziale di tipo pauperistico, e suscitando quindi gravi sospetti nella Curia avignonese. Inoltre a Roma, dove giunsero il 21 di marzo, la presenza di migliaia di pellegrini, in gran parte sprovvisti di tutto, provocò per ovvi motivi una violenta reazione della cittadinanza: intorno al 3 aprile il D. e il fratello furono costretti ad abbandonare l'Urbe, riconoscendo implicitamente il fallimento della loro impresa.
Tornato a Bergamo, sembra che il D. d'allora in poi si sia dedicato unicamente all'insegnamento.
Per i suoi meriti d'insegnante l'iI febbr. 1342 il Consiglio dei saggi di Provvisione gli confermò una precedente esenzione dagli oneri sia reali sia personali. A Bergamo forse fu anche copista: appare infatti probabile che fosse lui il "Maestro Domenico" che eseguì verso il 1350 una copia della Lectura super Codice per il conterraneo Alberico da Rosciate (Billanovich, p. 260).
Il D. è noto principalmente per la breve corrispondenza intrattenuta nel 1355 (Billanovich) col Petrarca, che gli si era rivolto perché aveva avuto notizia, attraverso un comune amico (probabilmente l'erudito orafo bergamasco Enrico Capra: cfr. Clementi, p. 6), della ricca biblioteca che il D. aveva ereditato dal padre.
Nella Fam., XVIII, 13 il Petrarca - che dimostra di non conoscerlo personalmente - chiede al D. di avere in prestito qualcuna delle molte e rarissime opere di Cicerone da lui possedute; nella XVIII, 14, datata da Milano il 10 dicembre, lo ringrazia caldamente della responsiva e di un correttissimo esemplare delle Tusculanae Disputationes che la accompagnava e, per il comune amico e per la loro nuova amicizia, lo prega di voler anche in futuro compiacere alle sue richieste.Non possediamo altre notizie del D., che probabilmente morì a Bergamo nel 1361.
Nel testamento, rogato il 13 luglio di quell'anno dal notaio Gherardo Saiano, il D. - seguendo le disposizioni paterne - lasciò il proprio patrimonio al Consorzio della Misericordia, che con esso costituì un fondo, con rendita di 300 lire imperiali annue, in favore degli scolari poveri.
Fonti e Bibl.: Bergamo, Arch. della Miseri cordia, Documenti De Apibus, Arm. XI, Sacculus II; Ibid., Bibl; civica, cod. MMB 309:B. Vaerini, Gli scrittori di Bergamo, II, cc. 138 ss.; G. Villani, Cronica, Firenze 1823, pp. 60 ss.; F. Petrarca, Lettere, a cura di G. Fracassetti, IV, pp. 131 ss.; D. Calvi, Scena letter. d. scrittori bergam., Bergamo 1664, pp. 496ss.; G. Tiraboschi, St. d. letter. ital., II,Milano 1883, p. 265 n. (a); G. Fracassetti, In Epist. F. Petrarcae... ad notationes, Firmi 1890, p. 113; G. Clementi, Il m. Crotto da Bergamo. Contrib. agli st. petrarcheschi, Roma 1898;G.Locatelli, L'istruz. in Bergamo e la Misericordia Maggiore, V, De Apibus e le borse di studio della Misericordia, in Bergomum, IV (1910), p. 83; A. G. Roncalli [Giovanni XXIII papa], "LaMisericordia Maggiore, di Bergamo..., Bergamo 1912, pp. 62 ss.; A. Foresti, La gita del Petrarca a Bergamo il 13 ott. 1359, in Bergomum, XVII (1923), pp. 61 s.; V. Rossi, Scritti di cronaca letteraria, II, Firenze 1930, pp. 163 ss.; G. Cremaschi, La biografia di Alberico da Rosciate, in Bergomum, XXX (1956),p. 5 n. 7; E. H. Wilkins, Petrarch's eight years in Milan, Cambridge, Mass., 1958, pp. 105 s.; B. Belotti, St. di Bergamo e dei bergamaschi, II, Bergamo [1959], pp. 309ss. (a p. 401la riproduzione fotografica della prima pagina delle disposizioni testamentarie del D. dall'Arch. della Misericordia); G. Billanovich, Epirafio e amici di Alberico da Rosciate, in Italia'med. e uman., III (1960), pp. 256-60; Bibl. Sancrorum, XII, coll. 1013ss. (sub voce Venturino da Bergamo); Diz. biogr. d. Ital., XXXIV (sub voce De Apibus, Venturino).