DE FABRITIIS, Carlo Oliviero
Nacque a Roma il 13 giugno 1902 da Gaetano e da Maria De Clario. Rivelate in giovanissima età spiccate attitudini musicali, entrò al conservatorio di S. Cecilia in Roma, ove fu allievo di L. Refice e di G. Setaccioli per la composizione, dedicandosi contemporaneamente anche agli studi umanistici.
Conseguita la laurea in giurisprudenza, il D. si dedicò poi completamente alla musica e intraprese giovanissimo la carriera direttoriale, esordendo nel 1921 al teatro Adriano di Roma. Fattosi rapidamente apprezzare, fu richiesto da varie istituzioni musicali romane e, dopo una convincente prova fornita al teatro Nazionale nel 1923 in I Puritani di V. Bellini, entrò come maestro sostituto al teatro Costanzi, ove maturò una preziosa esperienza, collaborando con i più prestigiosi direttori del tempo. L'attività di maestro sostituto si rivelò determinante per la sua carriera negli anni di tirocinio prestati al teatro Costanzi (poi divenuto teatro reale dell'Opera), ove fu collaboratore principale di Tullio Serafin, in quanto gli consentì di ampliare rapidamente il proprio repertorio e di acquisire una utilissima esperienza a livello organizzativo, che si rivelerà fondamentale per la sua attività di segretario artistico nell'ente, esercitata dal 1934 al 1943.
Nel 1926, al teatro Argentina di Roma, in occasione dell'allestimento dell'Arlesiana di A. Daudet da parte della compagnia Melato-Betrone, fu chiamato a dirigere le musiche di scena di G. Bizet, con cui riscosse un grande successo. Sempre all'Argentina, il 3 febbr. 1927 diresse l'opera Haensel und Gretel di E. Humperdinck con cui, nonostante la giovane età, rivelò ottime qualità direttoriali per sensibilità e sicurezza nell'affrontare le difficoltà della partitura. Al teatro dell'Opera di Roma fu attivo fin dalla stagione 1933-34 durante la quale, come sostituto di G. Santini, diresse La Gioconda di A. Ponchielli e Madama Butterfly di G. Puccini; quindi, accanto a E. Vitale, apparve in una prestigiosa Manon di J. Massenet con una compagnia di canto formata da M. Favero e B. Gigli, cui fece seguito una Lucia di Lammermoor di G. Donizetti con T. Dal Monte, stavolta quale sostituto di G. Marinuzzi con cui collaborò per una serie di repliche de Le nozze di Figaro di Mozart; diresse poi il balletto Volti la lanterna di E. Carabella (3 genn. 1934) e Madonna Purità di A. Bizzelli (11 apr. 1934) in prima assoluta. Nel 1935 ebbe inizio la sua collaborazione con T. Serafin.
Dopo un felice esordio nell'Otello verdiano, diresse nella stessa stagione: Il pirata di V. Bellini, La Traviata di Verdi (con C. Muzio, B. Gigli e C. Galeffi), Faust di Gounod (con G. Lauri Volpi), La favorita di G. Donizetti (con G. Cobelli, Gigli e R. Stracciari), Bohème di Puccini, Il barbiere di Siviglia di G. Rossini (con D. Borgioli, S. Baccaloni e C. Galeffi), poi, in prima assoluta, l'opera Balilla di C. Guarino (7 marzo). Questo primo duro tirocinio sarà utilissimo per la maturazione artistica del D. che, nella sua qualità di sostituto di Serafin, continuerà ad arricchire il suo repertorio, dirigendo nel 1936 L'italiana in Algeri di Rossini, Iris di P. Mascagni (con P. Tassinari e Gigli), Adriana Lecouvreur di F. Cilea (con F. Cristoforeanu e G. Pederzini), Un ballo in maschera di G. Verdi (con G. Cigna e B. Gigli), Il matrimordo segreto di D. Cimarosa (con M. Favero e S. Baccaloni), Falstaff di Verdi (con M. Stabile e P. Tassinari), Sansone e Dalila di C. Saint-Saens (con E. Stignani); poi, nel 1937: Aida di Verdi (con G. Cigna, M. Caniglia, A. Pertile, B. Gigli), Tosca di Puccini; nello stesso anno, non più sostituto ma primo direttore, esordì con Lucia di Lammermoor di G. Donizetti (protagonista T. Dal Monte), seguita da La monacella della fontana di G. Mulé.
Affermatosi come direttore dal gesto sicuro e autorevole, in possesso di una profonda padronanza dei mezzi espressivi utilizzati con equilibrio e sicurezza, il D. si inserì rapidamente nella schiera dei direttori che nel primo quarantennio del secolo si avvicendarono sul podio del teatro romano, garantendo anche per il futuro una costante e preziosa professionalità artistica. Particolarmente versatile, andò sempre più arricchendo il suo repertorio.
Nel 1938 diresse: Gloria di Cilea, Bohème di Puccini, La bisbetica domata di M. Persico, Carmen di G. Bizet (con G. Pederzini e G. Lauri Volpi), La Gioconda di A. Ponchielli, Mefistofele di A. Boito (con N. De Angelis), Aida di Verdi (con M. Caniglia, G. Cigna, E. Stignani, B. Gigli), L'Arlesiana di Cilea (con T. Schipa, G. Bechi, T. Gobbi), Il cappello a tre punte di M. De Falla; poi nel 1939: Resurrezione di F. Alfano, Faust di C. Gounod, Madonna Oretta di P. Riccitelli, La bottega fantastica di Rossini-Respighi, Il Trovatore di Verdi (con G. Cigna, M. Caniglia E. Stignani, B. Gigli), opere in cui poté evidenziare il suo temperamento versatile e la straordinaria facilità nell'impadronirsi dei segreti di partiture spesso assai impervie; nel 1940, dopo una memorabile Madama Butterfly di Puccini interpretata da T. Dal Monte e poi da R. Pampanini, sempre nel teatro romano, diresse Don Pasquale di G. Donizetti (con S. Baccaloni, M. Stabile, M. Favero), Un ballo in maschera di Verdi, La campana sommersa di O. Respighi, La forza del destino di. Verdi, La fanciulla del West di Puccini, quindi nel 1941: Siberia di U. Giordano, Il carillon magico di R. Pick Mangiagalli, La Locandiera di M. Persico (in prima assoluta, 17 marzo), La baronessa di Carini di G. Mulé (prot. M. Caniglia).
Nello stesso anno, con i complessi del teatro, si recò a Berlino, quindi a Lubiana e a Zagabria per dirigervi opere italiane; tornato in patria, fu alla Scala per un concerto sinfonico, quindi al S. Carlo di Napoli per la prima locale di Fiamma di O. Respighi; dedicatosi per breve tempo all'attività sinfonica, prevalse poi la passione per il teatro e, ripresa la collaborazione con il teatro dell'Opera di Roma nella stagione 1942-43, diresse prevalentemente opere di autori contemporanei.
Tra questi ricordiamo il balletto Tarantola di G. Piccioli in prima assoluta, insieme a Ghirlino di L. Ferrari Trecate, Cassandra di V. Gnecchi, Il Figliuol prodigo di S. Prokofiev, oltre a Lohengrin di Wagner, Werther di J. Massenet, e altre opere di repertorio, da lui dirette anche in altri teatri italiani e stranieri. A Roma nel 1943 diresse in prima assoluta La Grançeola e Le nozze di Haura di A. Lualdi e Beatrice Cenci di G. Pannain (protagonista M. Carosio), quindi Eliana di F. Alfano, Giovanni di Zarissa di W. Egk, Emiral di B. Barilli, L'usignolo e Petruška di I. Stravinskij.
L'anno seguente, pur attivo come direttore sinfonico, il D. si orientò prevalentemente verso il teatro e sempre a Roma, oltre alle opere di repertorio, diresse: Wally di A. Catalani (con M. Caniglia), La giara di A. Casella, Fedora di U. Giordano, Don Giovanni di R. Strauss, Francesca da Rimini di R. Zandonai, Il piccolo Marat di P. Mascagni, con cui inaugurò la stagione nel 1946, seguito da Andrea Chénier di U. Giordano, Pagliacci di R. Leoncavallo, poi, nel 1948 una Turandot di Puccini con Maria Callas agli inizi della carriera, cui fece seguito nella stessa stagione Mefistofele di A. Boito con Renata Tebaldi, anch'essa poco più che esordiente.
Dal termine del conflitto mondiale l'attività del D. fu indirizzata quasi esclusivamente verso il teatro d'opera e dalla fine del 1946 ai primi mesi del 1947, quale direttore principale di una compagnia firica, visitò i principali centri musicali dell'America centrale e meridionale; tornato in Europa, iniziò una lunga tournée attraverso i maggiori teatri del continente e dopo essere stato per più stagioni al teatro S. Carlos di Lisbona, fu all'Opera di Stato di Vienna, al Covent Garden di Londra e in vari teatri della penisola, tra cui l'Arena di Verona, il S. Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo, La Fenice di Venezia, il Regio di Torino, il Comunale di Bologna. Tornato in America, diresse al Colón di Buenos Aires e al Municipal di Rio de janeiro. Di nuovo a Roma, riprese la sua attività al teatro dell'Opera, nelle stagioni 1949-50 e '50-51. Vi diresse varie opere di repertorio, tra cui un Barbiere rossiniano con T. Schipa, Guglielmo Tell sempre di Rossini, Arlesiana di Cilea con G. Simionato; nel 1951 e nel 1952 con i complessi del teatro romano compì una tournée in Germania e in Svizzera. Nelle stagioni dal 1954 al 1963 fu ininterrottamente presente nel teatro dell'Opera di Roma.
Vi diresse varie novità e opere di rara esecuzione, tra le quali si ricordano: I cavalieri di Ekebu di R. Zandonai, Romulus di S. Allegra, Turandot (con G. Grob Prandl e G Lauri Volpi), Carmina Burana di C. Orff, Amahl e gli ospiti notturni di G. Menotti, I canti del golfo di Napoli di R. Rossellini (26 dic. 1954), Zanetto di Mascagni, I Puritani di Bellini (con V. Zeani e G. Di Stefano), Il gobbo del califfo di F. Casavola, L'organo di bambù di E. Porrino, Le avventure di Pinocchio di G. Marinuzzi jr., La guerra di R. Rossellini (con M. Olivero) e Amelia al ballo di G. Menotti (prima per Roma, 29 dic. 1956), Il tesoro di I. Napoli (prima assoluta, 26 febbr. 1958), Il vortice di R. Rossellini (prima assoluta, 2 genn. 1960), I racconti di Hoffmann di J. Offenbach. Prescelto da I. Pizzetti a dirigere sue opere in prima assoluta, sempre all'Opera di Roma presentò Assassinio nella cattedrale (protagonista N. Rossi Lemeni, 23 genn. 1961); seguì poi Uno sguardo dal ponte di R. Rossellini (11 marzo) e quindi, nel 1963, La figlia di Iorio di Pizzetti e; novità per l'Europa, Le campane di Rossellini (25 maggio). Dopo una tournée in Germania diresse la novità assoluta di M. Zafred, Wallenstein (Roma, 18 marzo 1965).
Presente in vari festival internazionali, nel 1963 aveva presentato a Edimburgo l'Adriana Lecouvreur di Cilea; quindi fu invitato a Dubrovnik (1968), a Stoccarda, Wiesbaden, Mannheim, al teatro delle Nazioni di Parigi per Norma di Bellini con M. Caballé. Nella stagione 1971-72 fu consulente artistico dell'Arena di Verona e ricoprì poi lo stesso incarico al teatro Bellini di Catania (1980). Attivo fino a poco prima della morte, fu insignito di varie onorificenze, tra cui quella di cavaliere di gran croce; per la sua attivita gli furono assegnati il Sagittario d'oro, i premi Campidoglio e Tevere.
Morì a Roma il 12 ag. 1982.
Musicista versatile e professionista infaticabile, il D., nella lunga e intensa carriera artistica, si rivelò direttore dal gestosicuro, capace di dominare la partitura di cui sapeva cogliere tutte le sfumature; la sua presenza al teatro dell'Opera di Roma fu determinante sia per la sua carriera sia per la vita organizzativa e artistica dei teatro. Lo sterminato repertorio, comprendente oltre centocinquanta tra opere e balletti, fu da lui sempre affrontato con profonda e rigorosa serietà professionale, qualità predominante nella sua esemplare personalità artistica.
Bibl.: Necr., in Nuova Rivista musicale italiana, XVI (1982), n. 4, pp. 674 s.; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, II, Cronologia, Milano 1964, p. 263; M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, III,Firenze 1978, pp. 1363, 1377; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, IV,Roma 1978, ad Indicem; Cinquant'anni del Teatro dell'Opera (1928-1978), a cura di I. Tognelli, Milano 1979, ad Indicem; Riemanns Musik Lexikon, Ergänzungsband, I,Mainz 1972, pp. 265 s.; Grandi Encicl. della musica lirica, II,Milano s. d. [ma 1982], pp. 340 s.; Diz. della musica e dei musicisti, II, Le Biografie, p. 433.