DE FILIPPIS DELFICO, Melchiorre
Nacque a Teramo il 28 marzo 1825 (Aurini, 1952, p. 299) da Gregorio, conte di Longano, e da Marina Delfico, figlia unica di Orazio, un nipote del pensatore e uomo politico Melchiorre. Ebbe quattro fratelli; tra questi, noti per le vicende politiche, Troiano e Filippo (Cerulli, 1964, pp. 15, 29). Frequentò a Teramo la scuola di disegno diretta da Pasquale della Monica (Aurini, 1952, p. 299). Sedicenne, si trasferì a Napoli, dove, dopo una formazione letteraria alla scuola di monsignor Antonio Mirabelli, studiò musica.
Ma più che come musicista, il D. emerse nel campo della caricatura, alla quale parallelamente si dedicava, conseguendo risultati fra i più apprezzabili dell'Ottocento. Nel 1855, secondo una notizia della Borroni (1957, p. 12), divenne collaboratore dell'Omnibus pittoresco, il giornale diretto da Vincenzo Torelli. Nel 1860 pubblicò a Napoli, presso E. Colonna, un Album di caricature in 24 tavole, al prezzo, ciascuna, di 20 grana. Particolarmente riuscita la tavola con i fratelli Palizzi in aperta campagna, l'uno occupato a dipingere, l'altro a osservare col cannocchiale un coniglio in fuga; o quella che coglie Domenico Morelli nell'atto di tagliare la testa di Giuseppe Verdi per poterla collocare entro la cornice di un quadro dal titolo Ritratto di Verdi eseguito da D. Morelli (Negro Spina, 1976). Nel 1860 il D. fornì pure una caricatura per le Corbellerie storico-comiche (Strenna pel 1860) di Antonio De Lerma (Napoli, Stamperia di F. Ferrante e C., 1860). t di questo periodo la collaborazione del D. a uno dei primi giornali umoristici italiani, l'Arlecchino (nel numero del 29 sett. 1861 si avverte: "A contare dal numero d'oggi tutte le caricature dell'Arlecchino saranno fatte dall'egregio Sig. De Filippis ... nostro primo Caricaturista, il quale … si è ristabilito in salute"). Le avventure di don Chisciotte costituirono il soggetto di una sua nuova raccolta, l'Album per ridere 1869. Per un decennio circa il D. disegnò caricature per il giornale satirico Il Caos.
Ciò sarebbe avvenuto, secondo una diffusa tradizione, al ritorno da un suo viaggio a Londra, dove avrebbe soggiornato per qualche tempo, chiamatovi a collaborare al Punch, ma questa collaborazione al giornale londinese è stata smentita, dopo accurate ricerche, dalla Borroni (1957, p. 29).
Il D. continuò ad alternare la collaborazione a periodici con quella a strenne. Sono sue le caricature della Strenna dello Stenterello pel 1874 (Napoli, tipogr. G. De Angelis), curata da Antonio De Lerma. Dal 1881 (8 maggio) divenne il caricaturista del Caporal Terribile, un giornale umoristico domenicale allora fondato, e diretto, con lo pseudonimo di Enoch, dal march. Francesco De Gregorio dei principi di Sant'Elia (Borroni, pp. 34 S.): la collaborazione (per i primi anni puntuale, poi altri gli si alterneranno) cessò dopo il 21 marzo 1886, per poi riprendere dal 25 nov. 1888 fino al 1891. È del 1891 anche l'ultimo album pubblicato dal D. a Napoli, Pompei, una illustrazione in chiave umoristica della storia di Pompei, in 32 tavole.
Arguto commentatore d'ognì aspetto della vita del suo tempo, particolarmente del mondo della politica e dell'arte, il D. fu anche il maggior caricaturista di Giuseppe Verdi, da lui peraltro conosciuto personalmente (glielo presentò, durante un soggiorno napoletano del musicista, uno zio, musicista anch'egli, il barone Genovesi). Celebre, tra le numerosissime che furono dedicate al maestro, la caricatura del Dies irae per il Mondo artistico di Milano (Verdi dirige una orchestra di scheletri: cfr. Arrigoni-Bertarelli, 1934, n. 4597). Ancora nel 1888, il 1° marzo, a distanza di tre decenni ormai dalle sue prime caricature verdiane, il D. mandava all'amico, da Portici (villa Friozzi), una lettera acquarellata, in otto pagine, a spiritoso commento delle impressioni suscitategli dalla rappresentazione dell'Otello a Napoli (cfr. Luzio, 1935: Ricordi napoletani di M. Delfico, pp. non num.). Vi sono del resto altre attestazioni del rapporto epistolare tra i due (ibid.; Scarselli, 1955).
Il D. morì a Portici nel 1895.
Dopo aver studiato musica il D. a vent'anni, nell'estate del 1845, poté allestire la prima opera al teatro Nuovo di Napoli, Il carceriere del 1793 su libretto del poeta Domenico Bolognese. La facile se non originale vena melodica fece ottenere al D. un certo seguito di pubblico così che sempre dallo stesso teatro fu invitato a comporre altre due opere, anche queste di scarso impegno: Il marito di un'ora su libretto di A. Passaro (rappresentata nell'ottobre del 1850) e Il consiglio di reclutazione su libretto di G. Bolognese (rappresentata nel 1853). Nel frattempo, rendendosi conto dei suoi limiti come musicista, il D. si dedicò al giornalismo umoristico e trascurò l'attività musicale. La riprese infine, a Napoli, nel 1870.Qui egli sperò di potersi nuovamente affermare in questo campo: l'occasione gli fu data dall'aristocrazia napoletana che aveva allora dato vita alla Società filarmonica. Il teatro della società fu appunto inaugurato con un suo piccolo melodramma giocoso, Il maestro bombardone, rappresentato il 28 apr. 1870e per il quale egli stesso aveva scritto il libretto: nelle prime rappresentazioni anche il D. partecipò nel ruolo di Carletto. Sempre per lo stesso teatro compose Il ritorno a Parigi dopo la guerra, messo in scena il 19 apr. 1873 con noti esecutori: il direttore fu Lauro Rossi, gli interpreti Achille e Alberto De Bassini e Rita Gabussi. Lo stesso anno compose un altro melodramma giocoso, La fiera, rappresentato al teatro Mercadante il 20 ag. 1873: l'argomento dell'opera fu tratto dal librettista, tal Rosata, dall'omonima commedia del Nota. Quest'opera è da considerarsi la migliore del D. per il divertente intreccio e la facilità melodica che la contradistingue, ed a ogni modo fu quella che ebbe maggior successo: infatti, oltre all'essere replicata per tre stagioni a Napoli, fu in seguito ripresa a Milano, Lucca e Firenze con buon esito. L'ultima opera che compose fu nuovamente un melodramma giocoso in un atto su libretto di A. De Lerma Il parafulmine. Quest'opera dopo il lusinghiero successo ottenuto a Portici, fece il suo debutto ufficiale a Napoli il 28 marzo 1876 nel teatro della Società filarmonica con esecutori di prestigio tra cui i fratelli De Bassini.
La critica trattò sempre benevolmente la produzione musicale del D. anche se, in realtà, la tecnica dilettantesca non gli consenti mai di raggiungere traguardi di un certo rilievo ed egli continuò in toni modesti la tradizione della commedia napoletana. I suoi melodrammi giocosi, finiti ormai nella gran fossa degli operisti minori, sono da considerarsi più come un fatto di costume che opere d'arte.
Al D. è stata attribuita una piccola biografia verdiana da F. Abbiati; con molta probabilità l'autore invece è Anton Giulio Barrili.
M. Bucarelli
Fonti e Bibl.: F. Fiorimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, IV,Napoli 1881, ad Ind.; V. Bindi, Artisti abruzzesi... Napoli 1883, p. 109; A. De Gubernatis, Diz. d. artisti ital. viventi, Firenze 1889, pp. 166 s.; R. De Cesare, La fine di un regno [1895], Milano 1969, pp. 133 s., 348; A. Lauria, M. Delfico, in Ars et labor, LXI (1906), pp. 193-202, 289-302, 385-93; P. Arrigoni-A. Bertarelli, Ritratti di musicisti edartistidi teatro conservati nella Raccolta delle stampe e dei disegni, Milano 1934, nn. 288, 2837, 3406, 4453, 4597; Carteggi verdiani, a cura di A. Luzio, I, Roma 1935, pp. VIII, 43, 313-21; Catal. d. Libreria G. Casella..., n. 106, Napoli 1936, n. 324; Mostra di stampe e disegni napol. d. Ottocento (catal.), a cura di A. Cesareo, Napoli 1941, p. 37, nn. 198-204; F. De Filippis, Il caricaturista di Verdi, in Cento anni di vita del teatro di S. Carlo, Napoli 1948, pp. 51-88; Mostra di stampe e "guazzi" napoletani dell'800, (catal.), a cura di A. Cesareo, Napoli 1953, pp. 43 s.; C. A. Petrucci, La caricatura ital. d. Ottocento, Roma 1954, pp. 33 s., tavv. XIV s.; A. Scarselli, M. Delfico... musicista e pittore, in Riv. abruzzese, VIII (1955), pp. 84-86; F. Borroni, M. D. caricaturista, Firenze 1957; R. Cerulli, La famiglia Deffico nel Risorgimento, Pescara 1964; A. M. Negro Spina, L'incisione napol. d. Ottocento, Napoli 1976, pp. 67 s., 110 s.; G. Baldini, Abitare la battaglia, Milano 1983, pp. 6 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 17; R. Aurini, Diz. bibliogr. della gente d'Abruzzo, I, Teramo 1952, pp. 299-304; Enciclopedia dello spettacolo, IV, col. 322.
C. Garzya Roauno-M. Bucarelli