DE FORNARI, Luca Maria
Nacque a Genova il 1° luglio 1724, primogenito di Giovanni fu Luca. L'unico fratello, Giovan Bernardo, nato il 30 luglio 1725, venne ascritto con lui al Libro d'oro della nobiltà l'8 apr. 1734. Entrambi parteciparono piuttosto limitatamente alle vicende politico-economiche della Repubblica: il D. risulta solamente estratto tra i senatori nel 1771 e nel 1777, e il fratello nel 1767 e nel 1781. Tuttavia al D. venne affidato, nel 1766, un importante incarico diplomatico come inviato straordinario e ministro plenipotenziario alla corte di Vienna fino al 1770: incarico cui adempì con grande diligenza, come risulta dalla frequenza e minuziosità delle sue relazioni al governo e dalle lodi ricevute.
L'ambasceria del D., con la motivazione occasionale delle congratulazioni di rito al nuovo imperatore Giuseppe II e delle condoglianze per la morte di Francesco I, doveva affrontare aspetti collegati al secolare problema dei pretesi diritti feudali dell'Impero sui territori della Repubblica di Genova. L'Impero li aveva rivangati da qualche anno con petulante e preoccupante insistenza. L'occasione era stata offerta dal comportamento degli abitanti di Campofreddo nel 1747 e dalla rivolta di San Remo nel 1753: ed è sulla illustrazione di questi due punti che si diffondono le istruzioni del governo al D. come premessa per le puntualizzazioni giuridiche della piena sovranità della Repubblica su quei territori. Campofreddo, una piccola località del Ponente di notevole importanza strategica per la posizione dominante le vie verso il Piemonte e verso Savona, era feudo della Repubblica e del marchese Spinola quando, durante l'occupazione degli Austro-Sardi del 1747, i suoi abitanti avevano partecipato a rapine e ruberie. Puniti da Genova a guerra finita, erano ricorsi all'Aulico Consiglio imperiale. Ne derivò una aspra questione giuridica, conclusa con la revoca di ogni diritto genovese a favore dell'Impero. La questione confluì poi nella più grave vertenza di San Remo. La energica repressione genovese della rivolta del giugno 1753 spinse i più compromessi tra i rivoltosi sanremaschi a rifugiarsi in Piemonte e a ricorrere anch'essi al Consiglio aulico, che ne assunse la tutela. Mentre Genova protestava energicamente per via diplomatica presso le maggiori potenze, un decreto del Consiglio aulico arrivava a definire anche Genova feudo imperiale. L'aiuto diplomatico della Francia, divenuto più consistente e fattivo dopo il "rovesciamento delle alleanze", aveva prontamente risolto quest'ultimo problema. E proprio alle ormai ottime relazioni tra Vienna e Versailles il governo genovese fa riferimento nell'indicare al D. l'opportunità di affrontare nuovamente alcuni aspetti giuridico-formali non ancora risolti (o risolti da Vienna in modo poco favorevole alla Repubblica), quali la questione dei privilegi e delle investiture dei singoli feudi (che si dovevano rinnovare all'elezione di ogni nuovo imperatore) o del diritto della Repubblica a fregiarsi del sigillo con la corona reale.
Nominato l'11 apr. 1766, e dotato di un onorario di 35.000 lire annue, oltre a un forfait di complessive altre 29.000, il D. parte da Genova tra il 24 e il 25 maggio. La prima tappa è Firenze, dove arriva il 5 giugno a seguito di un viaggio ostacolato dalle intemperie. Tramite il maresciallo Botta, riesce ad ottenere in tempi brevi (7 giugno) udienza alla corte nella sede di villeggiatura di Poggio Imperiale: rapida udienza che il D. definisce molto cordiale. Il 10 giugno parte, via Venezia, per Vienna, dove giunge il 18 giugno e dove, secondo le istruzioni ricevute, si mette subito in contatto con l'agente ordinario della Repubblica, Giuseppe Muneretti, che vi risiedeva dal 1744 e conosceva dettagliatamente le varie pratiche. Col Muneretti il D. collaborerà attivamente fino alla improvvisa morte di lui, il 13 dic. 1769. Il 27 luglio 1766 il D. ha l'udienza per la presentazione delle credenziali e dà inizio alla fitta corrispondenza col governo di Genova, ricorrendo ad ampi brani in cifra. Invia anche copie della corrispondenza che, con diverso cifrario mantiene con i colleghi ambasciatori alla corte imperiale. È soprattutto dall'ambasciatore di Francia che il D. riceve aiuti e consigli, che sottopone al giudizio del suo governo, in particolare sulla questione di San Remo.
La pratica era stata riaperta dal ricorso presentato al Consiglio aulico da Giovan Battista Sardi, dimorante a Vienna e fratello di uno dei capi della rivolta del 1753, e da un secondo ricorso presentato da alcuni sanremaschi al nuovo imperatore alla Dieta di Francoforte. Poiché tali ricorsi, e relative delibere del Consiglio aulico, erano ritenuti illegittimi dal governo genovese e lesivi della sua sovranità, l'ambasciatore francese consigliava al D. di far pubblicare sulla Gazette de Leyde, o suqualche altra, un articolo chiarificatore su tutta la vicenda e insieme, o alternativamente, di presentare un memoriale anonimo. Il governo genovese approvò il progetto, ed inviò al D., il 2 ag. 1766, i testi di entrambi, lodandolo per l'abilità con cui si stava comportando. Gli consentì anche di prendere iniziative personali per guadagnarsi il favore del consigliere Sechemberg o, addirittura, per corrompere il Sardi. Anche nelle successive istruzioni (del 9 agosto; del 17 marzo 1767; del 13 marzo 1769) il D. vedeva approvata la sua condotta, nonostante i Sanremaschi avessero presentato a loro volta un nuovo memoriale. Al D. venne dato incarico di scoprire chi li dirigeva, chi li finanziava, dal momento che erano pochi e privi di mezzi personali, e se avevano amicizie e relazioni in territorio genovese.
Nel 1770 l'ambasceria del D. si concluse proficuamente e lasciò al successore G. M. Doria una situazione più distesa. Nell'udienza di congedo, il 24 luglio, la stessa Maria Teresa gli aveva assicurato i suoi sentimenti favorevoli alla Repubblica e il suo intervento presso il figlio nella soluzione della questione sanremasca e, in generale, nei problemi sui quali vertevano le istruzioni affidate al De Fornari.
Tale atteggiamento della sovrana suscitò, almeno ufficialmente, un piacevole stupore nel governo genovese, che ritenne opportuno ringraziarne gli ambasciatori francesi, ritenuti validi intermediari. Anche nel Minor Consiglio l'ambasceria del D. suscitò commenti favorevoli: nella seduta del 6 ag. 1770 Agostino Imperiale Lercari comunicava con soddisfazione ai colleghi le promesse dell'imperatrice al De Fornari.
Nonostante il felice esito della missione, non risulta che il D. abbia ricoperto altre cariche dopo il suo ritorno a Genova, tranne nelle due occasioni in cui venne estratto senatore, né intervenne mai nelle discussioni del Minor Consiglio. Era certamente gia morto il 19 genn. 1791, quando vennero iscritti nel Libro d'oro i suoi quattro figli: Giovan Luca, nato l'8 sett. 1769; Bernardo Carlo, 10 nov. 1771; Giovan Bernardo, 4 giugno 1778; Giuseppe Bartolomeo, 2 ott. 1779, primi due figurano nel 1797 tra i componenti del Minor Consiglio nell'ultimo governo della Repubblica aristocratica.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Arch. segr. 2176/13; 2600/83; 2601/84; 2716/9; Ibid., Arch. segr., Ricordi d. Senato 1642 (1770, n. 19); Genova, Bibl. civ. Berio, m.r. X, 2, 168: L. Della Cella, Famiglie di Genova, cc. 258, 261; V. Vitale, Diplomatici e consoli della Repubblica di Genova, in Atti d. Soc. lig. di storia patria, LXIII (1934), pp. 87, 126; G. Guelfi Camajani, Il "Liber Nobilitatis Genuensis" …, Firenze1965, p. 215.