DE GENNARO, Antonio Maria
Nacque a Napoli nel 1679, figlio di un incisore di sigilli della Zecca locale il cui nome non è noto. Il suo primo lavoro conosciuto è una medaglia firmata "Ant. de Ianuario Napolitanus f.", realizzata in occasione del soggiorno dì Filippo V di Spagna a Napoli (1702), sulla quale compare il ritratto del sovrano a cavallo (Vives, 1916, tav. I, n. 3). Prima del 1708 soggiornò a Mantova, dove gli fu commissionata una medaglia con il ritratto di Ferdinando Carlo Gonzaga recante sul verso l'emblema del duca con il Sole e una parte dello Zodiaco, firmata "G.F.", ora conservata nel medagliere asburgico del Kunsthistorisches Museum di Vienna (Domanig, 1907, tav. 44, n. 402).
Nel 1712 si recò a Vienna, dove si stabilì, su invito dell'imperatore Carlo VI (salito al trono nel 1711), il quale intendeva riorganizzare la Zecca imperiale. Un documento datato 18 dic. 1713 conferma l'incarico definendo il D. "Kays. Münz. Eysenschneider", con un compenso annuo di 600 fiorini (Forrer, 1904, II, p. 240).
Lo stile raffinato del D., di un classicismo prezioso, legato alla tradizione francese incontrò un notevole successo nella capitale austriaca.Agli inizi del soggiorno viennese deve riferirsi la medaglia per l'imperatrice Guglielmina Amalia di Brunswick - Lüneburg, ritratta a mezzo busto e con il capo coperto dal velo vedovile (Domanig, 1896, tav. XXXIII, n. 231).
Nel 1716 realizzò la medaglia per l'imperatrice regnante Elisabetta Cristina di Brunswick - Wolfenbüttel, cui dedicherà una seconda opera nel 1723, in occasione della sua incoronazione a Praga quale regina di Boemia (la matrice di quest'ultimo lavoro è conservata presso la Zecca di Vienna). Al 1716 è datata anche la medaglia commissionatagli dal barone Johann Joseph von Waldstein per commemorare il singolare episodio che vide il suo antenato Johann Heinrich presentare al re Ottocaro II, nel 1254, i ventiquattro figli (Domanig, 1907, tav. 83, n. 735).
L'opera, molto popolare tra i contemporanei, fu persino motivo di ispirazione per la poesia gratulatoria di Goethe Die Feyer (G.B., Schaumünze in Bezug auf ein Gedicht von Goethe, in Kunstblatt, II [1820], 69, pp. 273 s.).
Negli anni 1722-25 il D. lavorò anche per la Zecca di Salisburgo, fornendo conî per ducati, talleri e altre monete. I suoi legami con la cittadina intorno a queste date sono inoltre provati dalla frequenza con cui il suo nome torna (seppure con riferimenti poco espliciti) nella corrispondenza intercorsa nel 1722 tra l'architetto Lukas von Hildebrandt e il direttore dei lavori Friederich Koch a proposito della costruzione del castello Mirabell (Österreichische Kunsttopographie, III, Wien 1914, pp. 175, 177, 184).
Nel 1723 firmò la medaglia per il camerlengo imperiale Antonio Rambaldi, conte di Collalto, raffigurante sul verso La Fortuna e Minerva accompagnate da due putti (Domanig, 1907, tav. 44, n. 403). Allo stesso anno è datata la medaglia per il battesimo di Maria Barbara Jordan, figlia di un dignitario della corte asburgica (Domanig, 1896, tav. XXXIII, n. 231). Di particolare importanza è il conio realizzato nel 1725, in occasione della stipulazione della pace di Vienna tra Spagna e Austria.
La medaglia reca sul retro il ritratto di Carlo VI e sul verso un'allegoria di gusto classicheggiante, con Marte e Minerva pacificati da Mercurio, accompagnata dal motto "Concordia pace ligavit" (ibid., tav. XXXV, n. 243).
Del 1727 è la medaglia per Antonio Pignatelli, principe di Belmonte, e intorno a questa data va probabilmente collocata quella, non datata, dedicata a Livio Odescalchi. Una medaglia firmata dal D. celebrava, nel 1729, l'erezione della fontana dello Sposalizio nella piazza del Mercato vecchio (Höher Markt) di Vienna, opera la cui matrice è conservata presso la Zecca della capitale austriaca.
Dopo un soggiorno a Napoli attorno al 1730, il D. tornò a Vienna portando con sé il nipote Gaetano al quale insegnò, con esiti oscuri, la sua arte (Thieme-Becker, XIII, p. 394). A Vienna fondò nel 1734 un'accademia di incisione annessa alla Zecca, con il compito di formare quattro allievi durante tre anni di corso.
I primi allievi furono i fratelli Mattheus e Sebastian Donner, il primo dei quali era destinato, dopo la sua morte, a sostituirlo nella direzione dell'accademia. Proprio con Mattheus Donner, artista già affermato, il D. ebbe una lite che trovò soluzione soltanto in sede giuridica, e ancora alla fine dell'Ottocento la critica ne riportava i termini in toni nettamente faziosi (Kábdebo, 1878, VIII, p. 568), negando al D. qualsiasi influsso sulla futura attività dell'accademia da lui fondata.
Del 1738 è la medaglia per il matrimonio di Carlo di Borbone re di Napoli con Maria Amalia di Sassonia firmata con la sola iniziale "G". Nello stesso anno J. H. Hedlinger coniò per l'artista italiano una medaglia ritratto accompagnata da una iscrizione che lo qualifica come "Caes. Numism. Sculptori".
Nel 1741 il D. realizzò le medaglie per l'incoronazione di Maria Teresa regina d'Ungheria e per la nascita di Giuseppe II. Poco prima di morire, inoltre, secondo l'attribuzione di Forrer (III, p. 61), il D. ideò una medaglia per la proclamazione di Maria Teresa in Alta Austria; poiché questa ebbe luogo a Linz nel 1745, la medaglia fu probabilmente realizzata da altri (le matrici sono conservate presso la Zecca di Vienna).
Il D. morì a Vienna il 3 ott. 1744.
Nella definizione del catalogo dei suoi lavori suscita qualche perplessità la datazione 1688 o dopo, che è stata proposta dal Domanig (1896, tav. XXX, n. 212), per la bella medaglia - firmata "G.F." e non datata - commemorativa dell'annessione asburgica della Transilvania all'Ungheria, recante sul recto il ritratto di Leopoldo I e sul verso un'allegoria della Vittoria circondata dalle regioni sottomesse, poiché, le date relative al fatto storico, fino alla pace di Carlowitz (1699) sono antecedenti all'arrivo del D. in Austria (il conio si conserva presso la Zecca di Vienna).
Fonti e Bibl.: H. Bolzenthal, Skizzen zur Kunstgesch. der modernen Medaillen-Arbeit (1429-1840), Berlin 1840, p. 246; G. K. Nagler, Die Monogrammisten, München-Leipzig 1858, II, pp. 414 n. 1060, 946 n. 2635, 1018 n. 2900; III, p. 792 n. 1891; H. Kábdebo, in Allgemeine Deutsche Biographie, VIII, Leipzig 1878, pp. 568 s. (sub voce Gennaro, Antonio Maria de); Id., Matthias Donner und die Gesch. der Wiener Gravier-Akademie, Wien 1880, pp. 15 ss.; K. Domanig, Porträtmedaillen des Erzhauses Österreich, Wien 1896, pp. 19 tav. XXX n. 212, 20 tav. XXXIII n. 231, 21 tav. XXXV n. 243; Id., Die deutsche Medaille, Wien 1907, pp. 62 tav. 44 n. 402, 62 tav. 44 n. 403, 116 tav. 83 n. 735; Österreichische Kunsttopographie, XIII, Wien 1914, pp. 175, 177, 184; E. Vives, Medallas de la Casa de Borbón, Madrid 1916, p. 2; E. Holzmair, Die offiziellen österreichischen Kronungs-und Huldigungspfennige seit Kaiser Josef I, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien, L (1953), p. 202, figg. 234, 236 s.; L. Forrer, Biographical Dictionary of Medaillists, II, New York 1904, pp. 240 s.; III, ibid. 1907, p. 61; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 394 (sub voce Gennaro, Antonio Maria de).