LARDEREL, de
Famiglia d'industriali, d'origine francese, residente in Toscana.
Francesco Giacomo nacque a Vienne (Delfinato) il 12 novembre 1789, morì a Firenze il 15 giugno 1858. Rovinata la famiglia dalla Rivoluzione, F. G. nel 1814 si trasferì a Livorno dedicandosi al commercio. Attratto dalle possibilità che poteva offrire lo sfruttamento dei lagoni della Maremma per l'estrazione dell'acido borico (v. borico, acido), chiese e ottenne, nel 1818, l'affitto dei lagoni di Montecerboli (comune di Pomarance) e vi edificò lo stabilimento omonimo. Nel 1827 riuscì a sfruttare, per la concentrazione delle soluzioni boriche, il vapore naturale, ponendo così su solide basi economiche l'impresa. Nel 1828 intuì la possibilità di ottenere vapore e acque boriche per trivellazione del suolo; fece esperimenti verso il 1832, e nel 1840 poté applicare correntemente il sistema. Altri progressi conseguì nel 1842, con l'introduzione di caldaie di evaporazione di piombo, che dall'ideatore Adriano, suo figlio, presero il nome di caldaie adriane. Nel 1846 fu fatto conte di Montecerboli dal granduca di Toscana Leopoldo II, che impose altresì il nome di Larderello al primo degli stabilimenti boraciferi. F. G. fu anche noto per l'illuminata politica di provvidenze usate a favore degli operai.
Federico Francesco, figlio del precedente, nato a Livorno il 23 aprile 1815, morto a Firenze il 29 maggio 1876, sviluppò enormemente l'industria paterna introducendo nuovi miglioramenti tecnici. Venne nominato senatore del Regno nel 1870.
Florestano (Francesco Floriano), figlio del precedente, nato a Livorno il 6 aprile 1848, morto ivi il 21 gennaio 1925, impiantò a Larderello la raffinazione dell'acido borico e la fabbricazione del borace. Venne nominato senatore del Regno nel 1901.