DE LIETO VOLLARO, Agostino
Nacque a Reggio di Calabria il 24 marzo 1872 da Pasquale e da Felice Oliva. Compiuti nella sua città gli studi medi, nel rigido clima nobiliare dell'epoca, si iscrisse alla facoltà di medicina dell'università di Messina. Da qui passò poi a quella di Napoli, dove, dopo aver frequentato negli ultimi due anni di corso l'istituto di anatomia patologica diretto da L. Armanni, si laureò a pieni voti e con la lode discutendo la tesi Indagini sperimentali e anatomiche sul trapianto di tessuto corneale (pubblicata nel Giorn. d. Assoc. napoletana dei medici e naturalisti nel 1896). Era il 16 ag. 1895: il D. appare quindi un precursore delle attuali conquiste.
Nel novembre di quell'anno fu nominato assistente effettivo alla clinica oculistica della stessa università, diretta da C. De Vincentiis, per il triennio 1895-98, e fu poi riconfermato, per meriti come si usava allora, per il 1898-1899. Durante il quarto anno di assistentato partecipò a un concorso per perfezionamento all'estero, bandito - con il legato Tortora - dall'università di Napoli per i cultori di specialità chirurgiche. Riuscito primo in tale concorso, nel gennaio 1901 si recò a Parigi, ove frequentò varie cliniche e attese a diverse ricerche, specialmente istologiche e anatomopatologiche, nei laboratori dell'Hôtel-Dieu, sotto la direzione di P.-P. Panas e poi di F. Lapersonne. Frequentò inoltre i laboratori della Sorbona, allora diretti da M. H. E. Tscherning.
Nel maggio 1902 si recò in Germania, e, dopo aver frequentato la clinica di T. Leber a Heidelberg, passò a Friburgo, alla clinica di T. Axenfeld, ove si dedicò a ricerche di batteriologia oculare e di anatomia patologica.
Tornato in Italia alla fine del 1902, fu nominato coadiutore alla clinica oculistica dell'università di Napoli per l'anno 1903-04, e alla stessa carica venne riconfermato da A. Angelucci, succeduto al De Vincentiis (che tanto lo aveva stimato e apprezzato) morto nel 1904. Conseguita nel 1904 la libera docenza in oftalmoiatria e clinica oculistica, fu incaricato del "corso pareggiato" della specialità per il biennio 1906-1908. Con giusto orgoglio il D. affermerà poi che gli iscritti al suo corso furono diciotto nel primo anno e cinquantaquattro nel successivo.
Nel 1911 prese parte al concorso per la cattedra di clinica oculistica dell'università di Sassari, e - scelto nella terna di promozione - ebbe nel 1912 l'incarico della clinica oculistica all'università di Cagliari; nel 1913 fu nominato straordinario. Seppe affermarsi in modo tale che nel 1915, per voto unanime, fu chiamato a Firenze con il titolo di professore straordinario della facoltà di medicina. Allo scoppio delle ostilità, nel 1915, chiese di essere inviato volontario nelle zone di guerra, ma la sua domanda non fu accolta perché, come organizzatore del servizio della Croce rossa italiana e del corpo d'armata di Firenze, venne dichiarato indispensabile al servizio civile dalla superiore autorità. Nel 1917 fu nominato professore ordinario di clinica oculistica. L. Mangiagalli, quando nel 1924 fondò l'università di Milano, propose che venisse chiamato alla cattedra di clinica oculistica il De Lieto Vollaro. Il consiglio di facoltà, con voto unanime, lo chiamò alla direzione della istituenda cattedra di clinica oculistica, allora ospitata presso il famoso Pio Istituto oftalmico, di cui assunse anche la direzione.
L'attività scientifica del D. è documentata da circa sessanta lavori pubblicati durante la sua lunga carriera di studioso, di docente e di chirurgo. Gli studi, riguardanti tutti i campi dell'oftalmologia clinica, alcuni pubblicati in francese e tedesco, furono dedicati specialmente all'istologia e istopatologia, allora dominanti; basilari sono quelli sul trapianto di tessuto corneale, oltre la tesi di laurea precedentemente citata: Risultati sperimentali di trapianti di vasti lembi di tessuto corneale con conservazione completa della loro trasparenza, in Boll. d. Soc. fra i cultori di scienze med. e nat. in Cagliari (1912-13) e Tecnica e risultati sperimentali di innesti autoplastici ed omoplastici di cornea, a grande lembo rettangolare, in Lo Sperimentale, Archivio di biologia normale e patologica, LV (1917), pp. 1-46; sulle fibre elastiche della congiuntiva, della cornea e dell'iride: Disposition du tissu elastique dans le tissu trabéculaire sclerocornéen et rapports de ce tissu avec la membrane de Descemet, la sclerotique et le tendon du muscle ciliaire, in Archives d'ophtalmologie, XXII (1902), pp. 311-321; Sulla disposizione del tessuto elastico nella congiuntiva bulbare e nel limbus congiuntivale, in Ann. di ottalmogia, XXXVI(1907), pp. 642-651; Sull'esistenza nella cornea di fibre elastiche colorabili col metodo di Weigert. Loro derivazione dai corpuscoli fissi, ibid., pp. 711-729; Disposizione del tessuto elastico nell'iride dell'uomo adulto e di alcune specie di vertebrati, in Archiv f. vergleich. Ophthalmologie, I(1909), pp. 49-60; Di una particolare disposiz. che hanno le fibre elastiche nella cornea del pollo e di specie affini, in Arch. di oftalmoiatria, XVII(1909-10), pp. 579-583; sulla morfologia della membrana dilatatrice dell'iride: Sulla morfologia della membrana dilatatrice della pupilla, ibid., pp. 74-88, 89-109; sulle alterazioni oculari da alterato ricambio generale: Le alterazioni oculari nelle malattie del ricambio, in Pensiero medico, XVIII(1929), pp. 675-687; sulla accentuata vulnerabilità di alcuni tessuti oculari in animali privati di pancreas: Fenomeni di accentuata vulnerabilità di alcuni tessuti oculari negli animali privati del pancreas, in Arch. di oftalm., XIV (1907), pp. 255-269. Particolarmente pregevoli le monografie Delle alterazioni condilomatose e gommose del corpo ciliare nel corso della sifilide acquisita ed ereditaria, Napoli 1908 e La sindrome morfologica della steatosi colesterinica dell'occhio senile normale. Sua importanza in rapporto alla fisiopatologia dell'occhio senile, in Arch. di oftalm., XX(1913), pp. 292-319, 366-384. Di non minore rilievo sono i numerosi lavori di batteriologia: Breve statistica di congiuntivite da diplobacillo di Morax Axenfeld associata al tracoma in fase cicatriziale, ibid., XIV (1907), pp. 255-269; Note e appunti sulla batteriologia delle congiuntiviti più comuni, in Progresso oftalm., III(1907), pp. 144-162, 210-225.
Ma soprattutto notevoli furono le pubblicazioni di quelle tecniche operatorie, in cui decisamente sapeva eccellere. Meritano infatti di essere particolarmente ricordate le sue originali modifiche operatorie per il trattamento del glaucoma: Indicazioni, tecnica e risultati della sclerectomia di Lagrange nella cura del glaucoma cronico semplice, in Boll. d'ocul., I (1922), pp. 3-18, 107-122; per l'estrazione di cisticerco vivente sotto-retinico con conservazione del visus: Estrazione di un cisticerco sottoretinico vivente, situato in prossimità del nervo ottico, con permanente conservazione del visus e del campo visivo residuale., ibid., VII(1928), pp. 1013-1031; per la correzione chirurgica dello strabismo, sempre più perfezionata; per la correzione della blefaroptosi. Famosa rimane la sua tecnica di ipocinesia palpebrale e acinesia muscolare con anestesia locale, ottenuta iniettando opportunamente dosi, decisamente molto limitate, di soluzione di cocaina (allora null'altro era disponibile): procedimento che permetteva quelle operazioni che egli eseguiva con eleganza e precisione (Di un metodo personale semplificato per ottenere il rilasciamento e la paresi transitoria dell'orbicolare delle palpebre [acinesia palpebrale] negli interventi operativi sul globo oculare, in Rass. ital. di ottalmologia, I [1932], pp. 177-196; La ipocinesia da anestesia per via congiuntivale dei muscoli esterni dell'occhio in aggiunta alla ipocinesia palpebrale, negli interventi operativi sul globo oculare e in particolar modo nella estrazione della cataratta senile, ibid., III [1934], pp. 3-16).
Memorabile il libro Elementi di semeiologia e diagnostica delle malattie dell'occhio e degli annessi oculari (Torino 1934) che, anche se non aggiornato - purtroppo - in base alle notevoli conquiste avvenute dopo la sua pubblicazione, è ancor oggi ricercato non come cimelio storico, ma come testo utile per la sua organicità e logica composizione didattica.
Per i raggiunti limiti di età, nel 1943 lasciò l'insegnamento e Milano ritirandosi in una villa che possedeva a Reggio Calabria.
Fu uomo di composta ma intransigente severità che esercitava su se stesso, come esempio, prima ancora che sugli altri. Suo vanto era di non aver mai mancato una lezione in tutta la sua lunga carriera. Di poche parole nell'espletamento del quotidiano lavoro in clinica, voleva che gli allievi che aveva al fianco imparassero con l'attenta e continua osservazione.
Aveva un particolare spirito filantropico, che prodigava in modo speciale ed evidente verso i meno abbienti, i meno dotati. Esigeva dai suoi allievi lo stesso comportamento.
Morì a Reggio di Calabria il 26 apr. 1955. Volle che nessuno dei suoi allievi o amici fosse avvertito della sua fine imminente, e che il suo necrologio fosse pubblicato a esequie avvenute.
Fonti e Bibl.: A. De Lieto Vollaro, Curriculum vitae, Napoli 1908; B. Alajmo, In mem. del prof. A. D., in Giorn. ital. di ottalmologia, IX (1956), pp. 450 s.; L. Maggiore, Commemor. del prof. A. D., in Atti d. XLII Congr. d. Soc. oftalm. ital., Napoli, 22-24 ott. 1956, Roma 1956, pp. 37 s.