DE MARCHI
Famiglia di intagliatori cremaschi attivi a Bologna nei secoli XV e XVI. Capostipite dovrebbe essere Iacopo, menzionato come "plasticatore" attivo nel convento di S. Agostino a Crema tra il 1439 ed il 1446 (Terni De Gregory, 1964). Il figlio Agostino - talora citato, per un'evidente confusione sul cognome, come "figlio di Marco" - nacque probabilmente verso il 1435 a Crema e trascorse tutta la sua esistenza lavorativa a Bologna, dove lo si rintraccia per la prima volta l'8 nov. 1458, in un atto della Fabbrica di S. Petronio con il quale l'artista veniva incaricato di eseguire metà del coro della cappella di S. Brigida (l'altra parte spettava al vicentino Domenico di Rigo), in sostituzione di Tommasino da Baiso prematuramente scom parso (Gatti, 1914).
Alcuni pagamenti in acconto nel corso del 1459 (Filippini, 1922; Romano, 1984, p. 275) sono seguiti da un silenzio documentario fino al saldo che appare, in un diverso contesto, in un atto del 14 ott. 1474 (Gatti, 1891, p. 354); il coro di S. Brigida è andato perduto in epoca imprecisata, ma è forse lo stesso per il quale aveva fornito alcuni cartoni Marco Zoppo tra il 1461 e il 1462 (Romano, 1984, p. 269).
Scarne sono le notizie su Agostino nella prima parte degli anni Sessanta: è lui, verosimilmente, il "maestro Agostino" che nell'estate 1463 eseguì un tabernacolo ligneo della Madonna, ora disperso, dipinto da Tommaso Garelli e collocato sul palazzo pubblico di Bologna (Malaguzzi Valeri, 1901). Tra i due artisti esisteva comunque un rapporto personale, dato che nel 1468 Agostino fu il padrino di battesimo di Cristoforo, figlio del pittore (Filippini-Zucchini, 1968, p. 160). Nel 1465 prese in affitto una casa con bottega di proprietà del Collegio degli Spagnoli, nel quartiere di Porta Nuova (Verga Bandirali, 1982), dove risultava ancora inquilino nel periodo 1478-1490 (Rius Cornado, 1979).
Il 20 genn. 1467 gli venne affidato dalla Fabbrica di S. Petronio il suo lavoro principale, il coro della cappella maggiore della basilica bolognese che Agostino - citato nel primo acconto, una settimana più tardi, come "maestro di legniame de l'arte sotile" (Gatti, 1914, p. 63) - si impegnava ad eseguire sulla scorta di un disegno acquarellato con il profilo di uno stallo, ora conservato nell'Arch. di S. Petronio (cart. 370, n. 75; cfr. Zucchini, 1942). Il contratto originario non è stato rintracciato, ma è riassunto nelle sue linee essenziali in una scritta notarile apposta sul disegno, dal quale risulta per altro che il progetto subì qualche modifica nel corso dell'impresa.
Nel 1471 una cappella della chiesa fu opportunamente adattata per poter servire come laboratorio per Agostino (Gatti, 1891, p.351) I pagamenti si susseguirono con regolarità (Gatti, 1914, pp.65, 69, 74 s., 79) e con il citato documento del 14 ott. 1474 Agostino riceveva il saldo finale, da un pagamento del 25 maggio del medesimo anno in cui è riportato il compenso unitario per ogni stallo - superiore a quello previsto nell'accordo iniziale - si ricava come l'intagliatore avesse eseguito trentuno sedili, corrispondenti al numero dei componenti il Collegio di S. Petronio, secondo le disposizioni emesse dal legato pontificio Angelo Capranica nel 1464 (Romano, 1984, p. 272).
Ancora prima di completare questa campagna di lavori Agostino venne incaricato, il 13 giugno 1474, di costruire in aggiunta i sedili per gli anziani; anche per questa impresa, in occasione del pagamento definitivo del 25 maggio 1479 - che segue una serie di acconti (Gatti, 1891, p. 355; 1914, p. 84) e nel quale è ricordato il contratto iniziale, perduto - Agostino ebbe una retribuzione maggiore rispetto a quella pattuita, grazie ad alcuni miglioramenti del programma esecutivo originario.
Attualmente il coro bolognese - sottoposto a un primo adattamento già poco tempo dopo la sua costruzione ("quia aptavit perspectivas spaleiarum chori"; cfr. Gatti, 1891, p.355), ad altri nel corso del XVII secolo, culminati nella complessa ristrutturazione del 1660-61 (Gatti, 1891, pp. 360 s.) e restaurato da G. Fiori nel 1911-14 (Gatti, 194, p. 133) - è formato da ottantaquattro stalli: dieci risalgono ai lavori seicenteschi, con integrazioni del Fiori, gli altri appartengono ad Agostino, malgrado non sia possibile discernere nettamente le due diverse campagne di lavori. Fanno eccezione il capostallo destro, con la data "MCCCCLXXVII", che precede di due anni il saldo (quello opposto reca oggi la data finale del restauro novecentesco), e due tarsie con le figure a mezzo busto di S. Petronio e S. Ambrogio, già collocate sulla porta verso il coro d'inverno e trasferite dal Fiori su due stalli, eseguite da Agostino su cartoni forniti nel 1473 da Francesco Del Cossa: i pagamenti al pittore risalgono al 27 settembre per il S. Petronio (Gatti, 1914, p.76) e al 15 dicembre per S. Ambrogio (Filippini-Zucchini, 1968, p. 55). Sui dossali compaiono varie scene prospettiche, di formato inferiore alla superficie utile, prive di cornici, con evidenti richiami stilistici alle opere dei Lendinara, rispetto ai quali Agostino (malgrado il giudizio debba tenere conto delle mutazioni subite dal coro bolognese) appare per certi versi più moderno (Ferretti, 1982, p. 502).
Durante la costruzione degli stalli di S. Petronio l'artista eseguì altre opere per la chiesa bolognese: dapprima - il saldo risale al 19 giugno 1473 (Supino, 1938, p. 196) - fornì la perduta "capsa" del polittico dipinto da Francesco Del Cossa ed Ercole de' Roberti per la cappella Griffoni, ora smembrato in diverse collezioni (Longhi, 1940), poi attese a lavori disparati, elencati in maggior parte in un pagamento dell'11 marzo 1474 (Gatti, 1891, p. 353).
Si tratta di una lista minuziosa nella quale, al fianco di interventi più rilevanti quali la tarsia già ricordata con il S. Petronio su disegno del Del Cossa, compaiono lavori quasi artigianali, come il parapetto dell'organo, tuttora in loco, e la targhetta con la scritta "chorus" destinata a sormontare gli stalli. Inoltre Agostino aveva provveduto a riadattare una perduta tavola, allora nella cappella di S. Giorgio, donata tempo addietro alla basilica dal papa Eugenio IV, e aveva eseguito una base lignea per il cero pasquale e un candelabro per la settimana santa, per il quale, dopo alcune incertezze critiche, è stata correttamente scartata ogni identificazione con quello, d'ottone, attualmente nel Museo di S. Petronio (Fanti, 1970, p. 101). Negli stessi anni costruì il pulpito ancora esistente (Zucchini, 1953, p. 44).
Due documenti del 2 sett. 1474 (Frati, 1896) riportano la commissione ad Agostino - da parte di Nicolò Sanuti, ufficiale primario della Fabbrica di S.Petronio - del leggio da porsi nel coro, sostituito nel corso dei Seicento da quello di Francesco Casagrande e Silvestro Giannotti: nel primo contratto si accenna a un disegno preparatorio (non rintracciato) e nel secondo il Sanuti si impegnava a versare, oltre a un sovrapprezzo rispetto a quanto fissato, "corbe cinque de formento et una castellata de bona uva". È probabile che nel 1475 l'intagliatore abbia eseguito le parti lignee dell'organo di Lorenzo da Prato (Berifini, 1982).
A partire dal 1479 le notizie su Agostino si diradano: il 15 febbr. 1483 prometteva di eseguire certi scrigni (Malaguzzi Valeri, 1910, p. 26), dei quali non si sa nulla, e nel luglio 1490 venne pagato per il modellino del coronamento dei campanile di S. Petronio - peraltro mai realizzato - su progetto dell'architetto Sperandio (Gatti, 194, p. 100); l'opera si trova oggi nel museo petroniano (Zucchini, 1934, p. 30). Agostino risultava ancora in vita il 31 ag. 1500, in occasione di un contratto stipulato dal figlio Giacomo (Filippini, 1914).
Malgrado l'assenza di notizie intorno ad un matrimonio dell'intarsiatore cremasco, l'esistenza di alcuni figli, tra i quali Giacomo, era già confermata da una scritta che compare sui postergali realizzati nella cappella di S. Sebastiano (all'epoca Vaselli) di S. Petronio: "opus vero Iacobi et fratrum f[iliorum] m[agistri] Augustini de Marchis de Crema MCCCCLXXXXV".
Non è emersa alcuna documentazione circa la commissione dell'opera, formata da sedici postergali, partiti da lesene, con ricchi fregi e, al centro degli specchi, animali che appaiono tratti da un bestiario (Ferretti, 1984, p. 277).
Giacomo, figlio di Agostino, il 7 luglio 1493 risultava impegnato dalla Fabbrica di S. Petronio, che lo aveva inviato a Pavia a "vedere i marmi": è forse lui nel 1499 a fornire una ancona lignea, dispersa, per la chiesa di S. Maria della Croce presso Crema e a lavorare ad alcuni ornati lignei nel palazzo pubblico della stessa città, ma non si può escludere un caso di omonimia (Verga Bandirali, 1965, p. 62), così come per il Giacomo De Marchi detto "degli scrigni", attivo a Cremona nel 1503 (Luchini, 1894, p. 147). È comunque lui il maggiore dei figli di Agostino, dato che non solo è l'unico a firmare con il proprio nome i postergali della cappella Vaselli, ma assume, nel citato contratto del 31 ag. 1500 (Filippini, 1914), l'incarico in nome e per conto ("vice et nomine") del padre e dei fratelli che risultano chiamarsi Nicolo, Taddeo e Biagio: si tratta pertanto di un'unica bottega, in cui il figlio maggiore si sostituisce, come principale responsabile ("factor et negotiorum gestor"), al padre, forse ormai inabile.
Nel contratto i D. si impegnavano a costruire per il monastero bolognese di S. Giovanni in Monte un'ancona lignea per l'Incoronazione della Vergine di Lorenzo Costa; il dipinto è tuttora in loco, mentre la cornice originaria è perduta.Nel 1513 Giacomo e i suoi fratelli vengono elogiati in alcuni versi di G. F. Achillini, ma questo non costituisce una prova certa della loro presenza a Bologna, in quanto lo scrittore si limita a mettere in rima la firma della cappella Vaselli. Sono probabilmente già citati figli di Agostino i due intarsiatori bolognesi Taddeo e Biagio che nel 1513 eseguirono due tarsie con S. Pietro e S. Paolo nella cattedrale di Faenza (Ferretti, 1982, p. 559).
L'ultimo intervento noto di un membro della famiglia D. spetta a Biagio, che nel 1538 firmava e datava gli stalli della certosa di Bologna: a lui in realtà spettano solo i primi ventidue (undici per lato) dell'attuale sistemazione, frutto di un riadattamento secentesco durante il quale vennero costruiti nuovi sedili (Trebbi, 1958, p. 106). Biagio è anche l'autore del leggio e della cattedra, sulla quale compare una tarsia con il Beato Nicolò Albergati davanti a s. Petronio;le due opere sono firmate e vanno datate nel medesimo periodo degli stalli. Dopo la soppressione napoleonica leggio e cattedra erano pervenuti nella collezione Gozzadini, nella quale rimasero fino alla vendita all'asta del 1906 (Collection de tableaux..., 1906), per poi ritornare nell'ubicazione originaria.
Non esistono prove certe per fare rientrare nell'ambito della famiglia D. i numerosi omonimi che si rintracciano nella bassa Lombardia nel corso del XV secolo (Verga Bandirali, 1965, p. 64); che Marco De Marchi, noto come intagliatore, sia stato fratello di Agostino non trova riscontri documentari di alcun tipo.
Fonti e Bibl.: G. F. Achillini, Viridario, Bologna 1513, p. 189; A. Masini, Bologna perlustrata, I, Bologna 1666, p. 140; L. Crespi, La certosa di Bologna descritta nelle sue pitture, Bologna 1772, p. 35; (I. Mazzoni Toselli, Mem. riguardanti l'antica chiesa di S. Giovanni in Monte, Bologna 1844, pp. 17 ss.; A. Gatti, La cappella maggiore di S. Petronio, in Atti e mem. della R. Deput. di storia patria per le prov. di Romagna, s.3, IX (1891), pp. 324-361; L. Luchini, Ilduomo di Cremona, Mantova 1894, II, p. 147; L. Frati, Icorali della basilica di S. Petronio in Bologna, Bologna 1896, pp. 21 s.; F. Malaguzzi Valeri, L'intaglio e la tarsia a Bologna nel Rinascimento, in Rass. d'arte, I (1901), p. 26; Collection de tableaux et objects d'art qui appartenaient au comte sénateur Jean Gozzadini..., Bologna 1906, pp. 33 s.; A. Gatti, L'ultima parola sul concetto architettonico di S. Petronio, Bologna 1914, pp.63, 65, 69, 74 ss., 79 s., 84, 100; F. Filippini, Ercole Grandi da Ferrara, in Atti e mem. della R. Deput. di storia patria per le prov. di Romagna, s. 4, IV (1914), p. 442; Id., La cappella di S. Brigida di Svezia nella chiesa diS. Petronio in Bologna, ibid., XII (1922), p. 182; G. Zucchini, Ilcoronamento del campanile diS. Petronio, in Il Comune di Bologna, XXI (1934), 11, pp. 29-31; I. B. Supino, L'arte nelle chiese diBologna, Bologna 1938, ad Ind.;R. Longhi, Ampliamenti nell'Officina ferrarese, Firenze 1940, pp. 6 s.; G. Zucchini, Disegni inediti per S. Petronio di Bologna, in Palladio, VI (1942), p. 162; Id., Guida della basilica di S. Petronio, Bologna 1953, pp. 44, 57; B. Trebbi, L'artigianato nelle chiese bolognesi, Bologna 1958, pp. 106 ss.; A. Raule, Icoridelle chiese di Bologna, in Strenna storica bolognese, IX (1959), pp. 275 ss.; W. Terni De Gregory, Scritti minori, Crema 1964, p. 58; M. Verga Bandirali, Una famiglia cremasca di maestri del legno: iD . da Crema, in Arte lombarda, X (1965), 2, pp. 53-66; F. Filippini-G. Zucchini, Miniatori epittori a Bologna, Roma 1968, II, pp. 55, 160; M. Fanti, IlMuseo di S. Petronio in Bologna, Bologna 1970, pp. 27, 76; J. Rius Cornado, Las propriedades urbanas del Colegio de España en Bolonia (1459-1490), in ElCardenal Albornoz y el Colegiode España, Bologna 1979, V, p. 323; M. Verga Bandirali, Arte lignaria a Crema nel secolo XV, in Momenti di storia cremasca, Crema 1982, p. 93; J. Bentini, Gli intagli dorati, in Ilrestauro degli organi di S. Petronio, Bologna s. a. [ma 1982], p. 47; M. Ferretti, Imaestri della prospettiva, in Storiadell'arte italiana Einaudi, XI, Torino 1982, pp. 501 s., 548, 559; Id., La cappella Vaselli, in La basilica di S. Petronio in Bologna, Bologna 1984, II, pp. 277 ss.; G. Romano, Agostino D. e ilcoro della cappella maggiore, ibid., pp. 269-276; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, pp. 67 s., s. v. Marchi, de.