DE MARTINO, Giacomo, conte
Uomo politico e colonialista, nato il 21 settembre 1849 a Londra, morto a Bengasi il 21 novembre 1921. Fu per breve tempo nella carriera diplomatica, indi (1890-1904) deputato per Napoli. Alla Camera militò nella Destra. Fu sottosegretario di stato per i Lavori pubblici nei varî ministeri Di Rudinì (1896-1898) e per gli Affari esteri nel ministero Zanardelli (1901). Membro del Consiglio coloniale sino dalla sua istituzione, e preoccupato di elevare e migliorare il carattere della emigrazione italiana, fondò nel 1906 l'Istituto coloniale italiano. Nominato senatore (4 marzo 1905), il De M. compì lunghi viaggi nelle Indie e nell'Africa orientale e settentrionale e continuò la sua propaganda con discorsi e pubblicazioni tra cui il libro Cirene e Cartagine (Bologna 1908). Nominato governatore della Somalia (11 gennaio 1910), il De M. iniziò una politica di potenziamento economico di quella colonia e di affermazione ed espansione del dominio italiano, avviando gli studî per la costruzione di un porto, di una rete stradale e della ferrovia verso l'interno, compiendo i primi tentativi di colonizzazione bianca, stabilendo il regime delle concessioni agricole sul Giuba e iniziando i primi contatti con le popolazioni dell'Oltregiuba. A lui risalgono gli sbarramenti dello Scebeli, la diga di Genale e la relativa azienda sperimentale di stato, e l'acquisto di Mahaddei-Uen sullo Scebeli, Bur Acaba e Baidoa. Come governatore della Colonia Eritrea (1916-1919), il De M. diede grande impulso a opere pubbliche, quali la costruzione dei capannoni doganali di Massaua, lo sviluppo edilizio di Asmara, il prolungamento della linea ferroviaria a Cheren ed oltre, verso il Gasc, gli impianti del primo bacino idroelettrico montano con la diga di Belesa, e l'impostazione agricola industriale di Tessenei. Il 1° luglio 1919, il De M. fu inviato a governare la Cirenaica, dove la concessione di uno statuto e l'accettazione di un umiliante modus vivendi con la Senussia avevano assai sminuito il prestigio italiano. Per risollevarlo, sarebbero occorse misure energiche, quali la situazione di allora non consentiva; e il De M. non poté che consolidare quel modus vivendi, cercando di imporre lo scioglimento dei campi armati (accordo di er-Regima, 25 ottobre 1920) e di ottenere, con la persuasione, che tale condizione fosse eseguita.