DE MICHELI, Pietro Adamo
Nacque a Mantova intorno al 1440 da Ludovico.
La sua famiglia, che vantava una lontana parentela coi Gonzaga, apparteneva di fatto all'aristocrazia degli uffici di corte; proprietaria di terre tra Governolo e Correggio Micheli, villa intitolata al suo nome, era però finanziariamente decaduta.
Il D. studiò diritto a Ferrara: il 21 dic. 1459 otteneva l'autorizzazione a recarvisi con tre moggi di frumento, un letto, alcune vesti e pochi libri: il Digesto vecchio e nuovo, l'Inforziato, alcuni testi di grammatica.
La famiglia, amministrata da suo fratello Francesco, scarseggiava però di aiuti e per sfuggire alla condizione di "scholaris pauper" il D. accettò l'amicizia di Antonio Da Cappo e la sua profferta di fargli sposare, per una dote di 300 ducati, una nipote di Antonio Galeazzo scudiero del duca di Modena. Le nozze non avvennero e la rottura della promessa, con pesanti accuse da ambo le parti, portò nel 1462 a una lite e alla fuga del D. a Mantova. In seguito egli ritornò a Ferrara e vi riprese gli studi, senza però laurearsi.
Il 25 nov. 1471 il D. scrisse al marchese di Mantova Ludovico III di aver "condotto", ossia stipendiato, per un anno a Mantova "certi maestri per far stampare principalmente libri de lege in una bellissima littera": essi si sarebbero messi all'opera proprio quella settimana e il loro primo lavoro sarebbe stato il "Centonovelle", ossia il Decamerone, "operetta de mediocre grandezza, vendibile et grata universalmente"; quale esemplare di stampa, il D. chiedeva a prestito un manoscritto "assai correcto" della biblioteca di corte.
Sebbene manchino finora prove documentarie, gli storici della stampa mantovana concordano nell'identificare i "maestri stampatori" coi tipografi tedeschi che nel 1471 avevano introdotto la stampa a Ferrara e che nel 1472 aprirono le prime officine tipografiche anche a Mantova: Giorgio e Paolo Butzbach e forse anche Tommaso Siebenburger, Giovanni Vurster e Giovanni Baurneister. In una seconda lettera al Gonzaga del 29 nov. 1471 il D. nomina invece un altro tedesco, Niccolò, "compositore a l'arte del stampar libri, cioè quello che infilcia le littere cum che se imprimme", chiamato a Mantova dal "maestri stampatori" da Lendinara, dove si era trasferito da Ferrara e dove aveva lavorato come copista per il medico Niccolò da Lendinara.
Il D. introdusse dunque la stampa a Mantova, ma non fu il prototipografo mantovano, bensì il protoeditore: le fonti lasciano infatti intendere che egli finanziò i "maestri stampatori", ma che non ebbe mai un'officina propria.
Il primo libro stampato a Mantova nel 1472 non fu il Decamerone, bensì, come era nei voti del D., un libro di diritto: il Tractatus maleficiorum di Angelo Gambiglioni da Arezzo (Indice generale degli incunaboli delle Biblioteche d'Italia, n. 4154), nel cui colophon il D. rivendica la sua priorità: "Petrus Adain Mantus opus hoc impressit in urbe / Illic nullus eo scripserat ere prius. M.CCCC.LXXII".
Il Decamerone seguì nello stesso anno 1472 e nel colophon il D. si sottoscrisse "Petrus Adani de Michaelibus eiusdem urbis civis imprimendi auctor" (Catalogueof books printed in the XVth century now in the British Museum, VII, p.927). Al D. sono poi attribuiti due incunaboli sine notis: la Roma triuphans di Flavio Biondo (Indice generale degli incunaboli..., n. 1761) e l'Orthographia di Cristoforo Scarpa col De diphtongis di Guarino Veronese (ibid., n. 8827). Impressi nello stesso carattere romano di 106 mm. per 20 linee del Gambiglioni e del Decamerone, anch'essi furono realizzati quasi certamente nel 1472: il 17 febbraio dell'anno successivo il D. chiedeva infatti a Ludovico III un prestito di 60 ducati con cui saldare debiti contratti "per far stampire libri de diverse maniere". Di essi possedeva un deposito di copie per 600 ducati e contava di ripianare le sue finanze occupandosi personalmente delle vendite nel Mantovano; si impegnava anzi a offrire una parte del guadagno alla fabbrica della chiesa di S. Andrea. Quali che siano stati i risultati del suo impegno di libraio, il D. abbandonò comunque le imprese editoriali.
Dopo il 1473 scrisse un anepigrafo trattatello allegorico-astrologico sull'orologio pubblico costruito da Bartolomeo Manfredi ed installato in quell'anno sulla torre di piazza delle Erbe, intitolato modernamente Orologio o L'orologio di Mantova, ma l'affidò per la stampa ai Butzbach (nel 1547 fu riedito sempre a Mantova da Giacomo Ruffinelli); anche l'Oratio del suo amico Filippo Nuvoloni per la visita a Mantova di Cristiano I di Danimarca (12 maggio 1474) fu edita da Paolo Butzbach.
Al D. lo Schizzerotto attribuisce, con dubbio, anche alcuni sonetti di ispirazione anticuriale e libertaria conservati a Firenze, Bibl. naz., Magliabec. II. II 75 e II. IV 723, e sempre con dubbio identifica il suo corrispondente poetico nel copista e miniatore Bartolomeo Sanvito.
Il 22 genn. 1481 il D. fu abilitato quale iurisperitus a funzioni di procuratore in giudizio. Il 4 luglio dello stesso anno scrisse al Gonzaga per sostenere, in nome della nobiltà e dell'onore della propria famiglia, il matrimonio della nipote Lucrezia con Teseo da Sesso, contrastato dal fratello dello sposo, Francesco. Nessuna notizia abbiamo di lui in seguito.
Bibl.: L. C. Volta, Saggio storico-critico suila tipografia mantovana del secolo XV, Venezia 1786, pp. 11 s.; R. Renier, Il primo tipografo mantovano. Documenti illustrati, Torino 1890; G. Fumagalli, Lexicon typographicum..., Florence 1905, pp. 201 s.; K. Haebler, Die deutschen Buchdrucker des XV. Jahrhunderts im Ausland, München 1924, pp. 70 s., 76; D. E. Rhodes, A bibliography of Mantua, I, 1472-1498, in La Bibliofilia, LVII (1955), pp. 175-180; [U. Meroni] Libri stampati a Mantova nel sec. XV (catal.), Mantova 1959, pp. 6-12; L. Pescasio, L'arte della stampa a Mantova nei secoli XV-XVI-XVII, Mantova 1971, pp. 928, 31-47 (cfr. anche la recens. di L. Balsamo, in La Bibliofilia, LXXIV [1972], pp. 361 s.); Id., P.A. protoeditore mantovano, Mantova 1972; G. Schizzerotto, Libri stampati a Mantova nel Quattrocento (catal.), Mantova 1972, pp.9- 17; G. Borsa, Clavis typographorum librariorumque Italiae 1465-1600, I, Aureliae Aquensis 1980, p. 222; D. E. Rhodes, Filippo Nuvolone of Mantua (14361478), A supplement to the work of G. Zonta, in Id., Studies in early Italian printing, London 1982, p. 148; Sull'Orologio: D. A. Franchini-R. Margonari, La scienza a corte. Collezionismo eclettico, natura e immagine a Mantova fra Rinascimento e manierismo, Roma 1979, p. 142.