DE ROSSI, Giovanni Battista
Archeologo ed epigrafista, nato a Roma il 23 febbraio 1822, morto a Castel Gandolfo il 21 settembre 1894. Grande studioso di antichità, principe negli studî d'archeologia cristiana, che per lui raggiunsero alta dignità scientifica e universale riconoscimento.
Nato verso la fine del sec. XVI, molto dopo che i letterati del Rinascimento avevano rivolto la loro attenzione ai monumenti classici, lo studio delle antichità cristiane fu da principio coltivato quasi solo a scopo di apologetica religiosa, ma senza criterî rigorosi e in maniera del tutto vaga e indeterminata. D0po le lunghe fatiche di Antonio Bosio (v.), che spese la vita nell'esplorare i labirinti delle catacombe romane, non molto altro si era fatto, e in ogni modo mancava alle ricerche ogni base scientifica: le leggende apocrife non si sceveravano dai documenti genuini, i monumenti artistici dei primi secoli del cristianesimo si confondevano con quelli del Medioevo, e le catacombe, miniera di tesori archeologici, non erano studiate, ma o del tutto neglette, o esplorate solo per spogliarle.
Il gesuita padre Giuseppe Marchi circa il 1840 aveva iniziato qualche scavo regolare guidato da sani criterî, e con lui si iniziò a queste ricerche il giovanetto De R., suo discepolo nel collegio romano, già saldamente nutrito di studî letterarî e storici. La vastità dell'impresa non sgomentò l'entusiasta giovane: egli iniziò la grande raccolta delle iscrizioni cristiane di Roma, sparse nelle catacombe, nelle chiese, nei musei, nelle case, nelle campagne, curando con somma diligenza l'esatta trascrizione dei testi, stabilendone, con l'aiuto delle date consolari di alcune, i criterî paleografici, così da avere una base cronologica per le altre, e dalla datazione delle epigrafi risalendo alla datazione dei cimiteri. Stabilita la quale, ne derivò la possibilità di datare le pitture cimiteriali.
La storia delle catacombe romane, da lui profondamente studiata, e per la quale aveva trovato nuovi e preziosi documenti, gli diceva che in quei sotterranei furono venerate da pellegrini sino al secolo nono numerose tombe di martiri celeberrimi, le quali poi, dopo il trasporto delle reliquie di quei santi nell'interno della città, erano scomparse sotto cumuli di rovine e di terra. Ritrovare quelle cripte era cosa importantissima, ma arduo lavoro e giudicato quasi impossibile. Dalle prime ricerche del Bosio, in due secoli e mezzo, solo tre di tali cripte storiche erano state identificate. Il De R., premesso uno studio accurato degli atti dei martiri e degl'itinerarî dei pellegrini, e con accurati rilievi delle parti accessibili delle catacombe, ne riordinò e chiarì l'intricata topografia, restituendo a ogni cimitero suburbano il suo vero nome e i suoi veri limiti. L'immensa necropoli di Callisto fu il primo campo delle sue scoperte, grazie agli ampî scavi ordinati da Pio IX e dal De R. sapientemente diretti. Vi rinvenne le tombe dei papi e della martire Cecilia, come poi, con lo stesso rigore di metodo e con pari fortuna, si trovò il sepolcro dei santi Nereo ed Achilleo e di Petronilla nell'ipogeo dei Flavî sulla via Ardeatina, quello di S. Gennaro e dei santi Felicissimo ed Agapito nel cimitero di Pretestato, di Ippolito nell'agro Verano, degli Acilî Glabrioni e di martiri antichissimi nel cimitero di Priscilla sulla Salaria. In tali esplorazioni vennero alla luce pitture e iscrizioni in grandissimo numero, che lo scopritore illustrava via via con sicura dottrina in quel mirabile Bullettino d'archeologia cristiana che per trent'anni riempì quasi da solo dei suoi scritti. Né mancò di attendere a opere di maggior mole. Sono esse la Roma sotterranea, che doveva contenere la descrizione di tutti i cimiteri, e comprese nei tre volumi che poté condurre a termine, oltre a dottissimi prolegomeni, la descrizione del cimitero di Callisto; le Inscriptiones Christianae Urbis Romae in due volumi, la raccolta dei mosaici delle chiese di Roma, ecc. Versatissimo anche nell'epigrafia classica, collaborò al Corpus Inscriptionum Latinarum, preparando la raccolta delle iscrizioni di Roma. Fu l'ordinatore del Museo Cristiano lateranense, fondato, per iniziativa di lui, da Pio IX.
Ediz. degli scritti principali: Le prime raccolte d'antiche iscrizioni compilate in Roma tra il finire del sec. XIV e il cominciare del XV, in Giornale Arcadico, CXXVII-CXXVIII (1852), pp. 254-355 e 9-77 (pubblicato anche a parte, Roma 1852); Analisi geologica e architettonica del cemetero di Callisto, Roma 1867; Inscriptiones Christianae Urbis Romae, 3 voll., Roma 1857-85 (2ª ed. a cura di A. Silvagni, Roma 1915); Musaici cristiani e saggi di pavimenti delle chiese di Roma anteriori al sec. XV, Roma 1872-96; Corpus Inscriptionum Latinarum, VI, 1: Inscriptiones Urbis Romae, Berlino 1876 (in collaborazione con G. Henzen); Piante iconografiche e prospettiche di Roma anteriori al sec. XVI, Roma 1879; La Roma sotterranea cristiana, Roma 1864-1867 e 1887-1898 (tre volumi con un volume di supplemento a cura di O. Jozzi).
Bibl.: O. Marucchi, in Nuova Ant., LIII (1894), pp. 521-530, s. 3ª; E. Stevenson e O. Marucchi, in Bull. Comm. arch. Com. di Roma, 1894, p. 263 segg.