debito sovrano
débito sovrano locuz. sost. m. – Debito accumulato nel tempo da uno Stato sovrano per far fronte ai propri compiti. In una visione ideale lo Stato dovrebbe fornire ai propri cittadini i servizi essenziali, utilizzando risorse provenienti dal prelievo fiscale (imposte e tasse). Sono necessarie, però, anche spese derivanti dall’esigenza di effettuare investimenti strutturali necessari al progresso economico e sociale del Paese. Di queste spese beneficeranno le generazioni future o le presenti, ma in epoca successiva. È fisiologico che questi investimenti vengano finanziati accendendo debito da ripagare con prelievi fiscali sul futuro reddito così accresciuto. L’efficacia di tali politiche infrastrutturali è, peraltro, piuttosto aleatoria. Inoltre è sempre presente, per motivi legati all’acquisizione del consenso popolare in vista del successo elettorale, la tentazione di ricorrere all’indebitamento anche per finanziare parte della spesa corrente. Per queste ragioni quasi tutti i paesi a economia avanzata in cui vigono regimi di democrazia parlamentare hanno fatto registrare, nel corso del 20° sec., una tendenza generalizzata, pur se con valori diversificati, alla crescita dei rispettivi debiti sovrani. Posto che ogni Stato sovrano si finanzia emettendo titoli obbligazionari (buoni), la situazione risulta diversa se i creditori, ovvero i detentori di tali titoli, sono famiglie o imprese dello Stato stesso (debito domestico), o di altri stati (debito estero), ovvero istituzioni economiche internazionali come il Fondo monetario internazionale (v. fmi), il Fondo di stabilità europeo (v. efsf) e la Banca Mondiale. Nel primo caso si tratta principalmente di un problema di equilibri politici interni su chi debba sostenere l’onere fiscale del debito. Nel secondo caso, il drenaggio di risorse, derivante dal pagamento all’esterno di interessi passivi, può deprimere l’economia, determinando un circolo vizioso che può condurre al rischio di bancarotta (v. ). Un’evenienza di questo tipo causò, per es., verso la fine del 20° sec., la bancarotta del d. s. dell’Argentina (tango bonds) e di alcuni stati del sud-est asiatico. In tempi più recenti, maggiormente esposti a tale rischio a causa della recessione economica, sono i paesi europei con più alto d. s., come Grecia, Italia e Portogallo. La bancarotta di uno Stato sovrano è un evento temuto dai mercati, in quanto può provocare fallimenti bancari e una crisi generalizzata del sistema finanziario che, propagandosi per contagio all’economia reale, genererebbe effetti disastrosi.