debito
1. Aggettivo participiale, ricorrente con una certa frequenza nel Convivio, due sole volte nella Commedia. Nel senso di " ciò che è dovuto " perché spettante per legge di natura, è detto della pieta / de del figlio verso il padre, in Cv IV XIII 13 molte volte contro la debita pietade lo figlio a la morte del padre intende (cfr. If XXVI 94 la pieta del vecchio padre); analogamente (v. 95) è d., " in quanto dovuto e consacrato dal rito " (Sapegno), l'amore / lo qual dovea Penelopè far lieta (cfr. Paul. I Corinth. 7, 3 " Uxori vir debitum reddat, similiter autem et uxor viro "); il Buti ha acutamente notato il climax degli affetti di Ulisse: " è notabile che [Ulisse] l'amore filiale chiama dolce, quello del padre chiama pietoso, quello della moglie debito ". In Cv IV VIII 11 (tre volte) e 16, debita perché conforme al nostro dovere secondo la volontà di Dio è la subiezione all'autorità imperiale, che regola e dirige la vita degli uomini sulla terra con il potere che le deriva direttamente da Dio (Auctoritas temporalis Monarchae, sine ullo medio, in ipsum de fonte universalis auctoritatis descendit, Mn III XVI 15). In Cv IV VIII 12 ha il valore di " doveroso ": Puote l'uomo disdicere la cosa doppiamente: per uno modo puote l'uomo disdicere offendendo a la veritade, quando de la debita confessione si priva. Si vedano anche la debita correzione e il debito onorare di Cv I II 11.
Come " prestabilito ", " preordinato ", in Cv IV VI 11 Epicuro... veggendo che ciascuno animale, tosto che nato è, quasi da natura dirizzato nel debito fine... disse questo... essere voluptade (cfr. Cic. Fin. I IX 30 " quaerimus igitur, quid sit extremum et ultimum bonorum... hoc Epicurus in voluptate ponit... idque instituit docere sic: omne animal, simul atque natum sit, voluptatem appetere eaque gaudere ut summo bono, dolorem aspernari ut summum malum et, quantum possit, a se repellere, idque facere nondum depravatum ipsa natura incorrupte atque integre iudicante "). Nello stesso senso in I IV 3, III XV 14, IV V 8.
Col significato di " adatto ", " conveniente ", " appropriato ", in If XIV 72 li suoi [di Capaneo] dispetti / sono al suo petto assai debiti fregi, " assai convenienti adornamenti al suo petto pieno di superbia " (Buti); di " bene ordinato e disposto ", in Cv IV XXV 12 l'ordine debito de le nostre membra.
2. Sostantivato, vale " ciò che è dovuto, che spetta ". Si trova adoperato in Cv III VI 9 a indicare ciò che è ‛ dovuto ' alla natura umana perché realizzi la sua perfezione: questa donna [la Donna gentile] è ... più che perfettissima in quanto riceve de la divina bontade oltre lo debito umano: è dotata per un atto di caritade de la sua perfezione di doni di grazia e virtù che eccedono li termini del debito de la nostra natura (§ 10). Col medesimo significato, ancora al § 10 Dio ama più la persona umana ottima che tutte l'altre; e però che la sua larghezza non si stringe da necessitade d'alcuno termine, non ha riguardo lo suo amore al debito di colui che riceve, dove è chiarito che il rapporto di d. tra Dio e la natura umana, fondato com'è sull'amore, si può esercitare oltre ogni limite, sicché nella sua liberalità Dio può distribuire i benefici secondo la sua volontà, al di là di quanto " spetti " o " sia dovuto " a ciascuno per debito di natura (cfr. Iacopone Sopr'onne lengua 173 " Sai che non pòi avere / se non quando vol dare, e quando nol vol fare, / ià non hai signoria "); v. anche Cv III VI 13. In IV XXVII 12 (2 volte), è detto che una cosa si conviene allorquando può meglio soddisfare al debito de la sua natura, cioè a quanto la natura di questa cosa " richiede " per la sua attuazione perfetta. Qui d. esprime un rapporto di subordinazione tra una cosa e la sua natura o essenza. Allo stesso modo lo debito de la larghezza, cioè " ciò che la natura della magnanimità richiede ", può soddisfarsi pienamente solo a luogo e a tempo, cioè nella vecchiaia, quando l'acquisizione delle virtù della prudenza e della giustizia garantiscono la piena attuazione della magnanimità: Conviensi anche a questa etade essere largo; però che allora si conviene la cosa quando più satisface al debito de la sua natura, né mai a lo debito de la larghezza non si può satisfacere così come in questa etade. Per antonomasia, in Pg X 108 è la soddisfazione dovuta a Dio del peccato commesso: Non vo' però, lettor, che tu ti smaghi / di buon proponimento per udire / come Dio vuol che 'l debito si paghi, " idest, peccatum purgetur debita poena " (Benvenuto). Con senso traslato e con riferimento al canto, vale " ciò che è dovuto " alle esigenze dell'arte, e quindi " norma ", " principio ", " regola ": Cv I V 13 dicemo bello lo canto, quando le voci di quello, secondo debito de l'arte, sono intra sé rispondenti (V. DEBITAMENTE).