DEBRA BIZEN
. Il maggiore dei conventi eritrei, sito a km. 14 in linea d'aria a est d'Asmara, sovra un alto massiccio (m. 2482 s. m.) dominante da est il passo di Nefasìt. Si compone d'una grande chiesa circolare, attorno a cui sono le capanne dei monaci; ha, nelle sottoposte vallate, bellissime coltivazioni. Fu fondato nella seconda metà del sec. XIV da Fileppòs, cui aveva dato l'abito monacale un discepolo del santo Euostateuós (ēwosṭātēwos) e che lo destinò, al principio, principalmente agli orfani. Il convento salì presto ad altissima fama, e, grazie al suo fondatore, divenne un centro attivissimo di riforme religiose: tra queste, finì col far prevalere in tutta l'Etiopia l'obbligatorietà dell'osservanza del sabato. Fu anche centro di propulsione artistica. Ebbe larghissime donazioni feudali da parte dei re Dauìt, Zara Iacob e altri dei secoli XV e XVI, onde assurse anche a grande importanza politica: donazioni confermate da re Johannes alla vigilia dell'occupazione italiana. Col trattato di Uccialli (2 maggio 1889) Debra Bizen con tutti i suoi possedimenti veniva dall'Italia riconosciuto come proprietà del governo etiopico, il quale però s'impegnava a non servirsene mai per scopi militari; questa clausola, che dimostra di quanto prestigio godesse e goda tuttora il convento, non fu confermata nel trattato Nerazzini (26 ottobre 1896), che, riconoscendo la completa indipendenza dell'Etiopia, dichiarava annullato il trattato precedente.
La popolazione religiosa varia assai; comprende certamente alcune centinaia di monaci, un tempo ne ebbe oltre mille. Nel convento e nelle sue immediate dipendenze è interdetto l'accesso a qualunque femmina, anche di animali; un tempo, aveva poco lontana una fiorentissima comunità femminile, retta da una superiora, sottoposta all'autorità dell'abate del Bizen, e caratteristica ne era la disciplina, per cui, p. es., l'abito monacale era conferito e la confessione delle monache era raccolta dalla superiora, che dava direttamente l'assoluzione dei peccati veniali, mentre per i più gravi ne riferiva, per mezzo d'un monaco appositamente delegato, all'abate, cui spettava di provvedere: la pratica fu soppressa alla metà del sec. XV. Il convento ha una celebre regola, dettata dal suo fondatore, che è detta la prima costituzione apostolica dell'Etiopia.
Bibl.: C. Conti-Rossini, Il Gadla Filpos ed il Gadla Yohannes di Dabra Bizan, in Mem. Acc. Lincei, 1901.