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DEDALSA

di Carlo Albizzati - Enciclopedia Italiana (1931)
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DEDALSA (Δοιδάλοης, Doedalsas o Doedalsos e Doedalsus)

Carlo Albizzati

Questo, e non Dedalo, come dapprima si era erroneamente letto, è il nome di uno scultore bitino, che operò all'incirca dal 250 al 200 a. C.; identificato per una notizia di Dionisio Periegeta, conservata da Eustazio, che ricorda di lui la statua di Zeus Stratios a Nicomedia: statua che pare sia riprodotta nelle monete dei re di Bitinia, cominciando da Prusia I (dal 228 al 74 a. C.; v. fig.). Plinio (Nat. Hist., XXXVI, 35) menziona pure un'Afrodite al bagno, che era in Roma nel tempio di Giunone al portico d'Ottavia: fu identificata nella "Venere accoccolata" divulgatissima fra i copisti romani, ispirata da un motivo pittorico che già si riscontra su vasi ateniesi del sec. IV. A giudicare dalla copia acefala di Vienne, ora al Louvre e dall'altra bella replica, con parte della testa, della Villa Adriana, ora al Museo Naz. Romano, era un capolavoro: mirabile la vivacità delle superficie nel rendere gli adattamenti delle forme nella complessa e momentanea positura del corpo. Le statue suddette erano in bronzo.

Bibl.: W. Amelung, in Thieme-Becker, Künstl.-Lex., IX, p. 380; K. Schefold, Kertscher Vasen, Berlino 1930, tav. 15 b; G. Battaglia, in Boll. d'arte, 1930.

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