defibrillatore
Apparecchio elettrico munito di due elettrodi, che viene utilizzato in medicina quando compaiono gravi alterazioni del ritmo cardiaco in condizioni di emergenza. I due elettrodi, coperti con uno spesso strato di pasta conduttrice, vengono collocati, con il paziente in narcosi, tra il II e il III spazio intercostale, rispettivamente sulla linea parasternale destra e sulla ascellare sinistra. D. automatico impiantabile (ICD, Implantable Cardioverter Defibrillator): apparecchiatura elettronica miniaturizzata applicabile al corpo del paziente, in sede sottocutanea e per lo più in regione sottoclaveare, come un comune pacemaker, in grado di individuare e trattare le tachiaritmie ventricolari (per es., la fibrillazione ventricolare), causa di morte improvvisa. La funzione del d. è volta a ripristinare la normalità del ritmo cardiaco mediante l’intervento automatico di un generatore di impulsi che eroga una scarica elettrica (defibrillazione). I primi d. automatici, entrati in uso negli anni Ottanta del 20° sec., erano impiegati esclusivamente nella risoluzione di casi di fibrillazione ventricolare, mentre quelli di nuova generazione sono impiegati anche per trattare le tachicardie ventricolari.