deflazione
Riduzione del livello dei prezzi, associata di norma a una flessione accentuata dell’attività economica e dell’occupazione. Differisce dalla disinflazione, che è una politica economica adottata per contenere l’inflazione, senza che ciò debba necessariamente tradursi in una diminuzione dei prezzi. La d. può verificarsi quando una caduta della domanda aggregata (➔) crei pressioni per un calo dei prezzi e dei salari, poiché i produttori con un eccesso di capacità produttiva cercano di sollecitare la domanda con prezzi più bassi. La d. è ritenuta molto più costosa per un’economia rispetto all’inflazione (➔ p). Il primo motivo è che se la riduzione dei prezzi genera aspettative di una loro ulteriore flessione, imprese e famiglie hanno convenienza a posporre gli acquisti non indispensabili, contribuendo così ad accentuare il declino dell’attività economica e dei prezzi e a innescare una spirale deflazionistica. Il secondo motivo è che la progressiva decrescita dei ricavi e dei redditi monetari compromette la solidità patrimoniale dei debitori, il cui debito è da restituire al valore monetario iniziale. Ciò causa insolvenze diffuse tra le imprese, con ripercussioni negative innanzitutto sul capitale delle banche creditrici, secondo il meccanismo di crisi finanziaria (➔) della debt deflation proposto nel 1933 da I. Fisher.