deglutizione
L’insieme dei processi che consentono di trasferire il bolo alimentare dalla bocca allo stomaco. La d. è un processo complesso che implica l’attivazione di circa 28 gruppi muscolari in 10÷11 secondi, in una rigida sequenza temporale. Eventuali errori in tale sequenza comportano rischi anche mortali per l’individuo. Per tale ragione, larga parte della d. è sottratta al controllo volontario e, una volta innescato, il meccanismo è inarrestabile. Per tale ragione si dice che la d. è un fenomeno del tipo ‘tutto o nulla’: se c’è è completa, altrimenti, non avviene affatto.
La d. si distingue in due fasi: fase volontaria e fase involontaria (quest’ultima suddivisa in faringea ed esofagea). La prima si realizza quando, mediante la lingua e le mucose intraorali, valutiamo che un frammento di cibo è stato adeguatamente masticato, macinato e impastato con la saliva, ed è quindi pronto ad essere deglutito. La lingua (vero organo di raffinata manipolazione) separa tale frammento dal resto, lo dispone sul suo dorso, mentre spinge la sua punta contro il palato. Si crea quindi uno scivolo dall’estremità anteriore della lingua verso la radice di questa. Contemporaneamente chiudiamo le labbra e serriamo i denti, impedendo la fuoriuscita del cibo dalla bocca. Il piano inclinato e la chiusura anteriore della bocca fanno sì che il bolo si diriga verso l’unica strada rimasta, il faringe. Quando il cibo giunge sulla radice della lingua, tocca, stimolandola, una piccola area, posta sulla parte posteriore linguale ricca di sensori nervosi. La stimolazione di questi innesca la fase involontaria della deglutizione. Da questo momento in poi la d. è un processo indipendente dalla volontà. Il cibo ha tre strade davanti a sé: rigurgitare dal naso, scendere nel laringe, procedere verso l’esofago. Naturalmente solo la terza è la via corretta. Il rigurgito dal naso è impedito dalla contrazione del muscolo del velo del palato, una sorta di tendina che chiude la comunicazione bocca-naso. Contemporaneamente, una rete muscolare sposta in avanti e in alto il laringe. Tale movimento è ben evidente se ci mettiamo davanti a uno specchio e osserviamo il movimento della porzione media e anteriore della nostra gola nell’atto di deglutire. La cartilagine tiroidea (correntemente detta pomo d’Adamo nei maschi), si muove vistosamente in avanti e in alto. Questo movimento sposta l’imbocco del laringe dalla via seguita dal bolo nel corso della deglutizione. Allo stesso tempo, lo spostamento in avanti del laringe trascina anche l’esofago. In conseguenza di ciò, il bolo sotto di sé non trova più il laringe, ma l’esofago. Inoltre, in questa fase si abbassa l’epiglottide che, come un piccolo coperchio, chiude il laringe e costituisce uno scivolo verso l’esofago, fornendo un meccanismo supplementare per guidare il bolo. Lo spostamento del laringe e l’adeguata coordinazione di tale movimento rispetto al resto del processo garantiscono che il cibo non si diriga verso le vie respiratorie. Tale evento, infatti, potrebbe produrre soffocamento o fenomeni infettivi molto gravi. Il controllo sensitivo e motorio della d. richiede l’utilizzo di alcune paia di nervi cranici (fra cui IX, X, XI e XII). Entrato nell’esofago il bolo è portato nello stomaco grazie a una serie di contrazioni e rilasciamenti esofagei (peristalsi) a monte e a valle, rispettivamente, del cibo.