degno (digno)
Esprime in genere un rapporto di convenienza, di cui qualifica ora il soggetto ora l'oggetto.
Nella maggior parte dei casi si riferisce a persona o cosa cui si confà o spetta qualche cosa, e vale " meritevole ": If XIII 75 al mio segnor, che fu d'onor sì degno; XX 104, XXVI 70, XXXII 60, Pg I 6 e 32, V 21, VII 5 e 20, XIV 43, Pd IV 42, VI 34, XIII 82, XVI 27, XX 117, XXI 53, XXIII 52, XXXI 23; Vn XIX 10 37, XXV 8; Cv I I 5 (due volte), 12 e 13, III 1, III IV 6, XII 7, IV V 20, VI 5 (quattro volte, di cui una al superlativo), 6 (dignissimo) e 7 (dignissimo), VII 9, XXVIII 15, XXIX 7 (due volte); Rime LXXXIII 13, XC 70, XCI 64, CIV 80; Fiore XLI 7. Per questa medesima accezione si hanno costruzioni diverse da quella normale con ‛ di ': Pd I 27 le foglie / che la matera e tu mi farai degno (cfr. M. Mambelli, Osservazioni della lingua ital. [Verona 1722] XLIV 5); Vn XXV 1, Cv II XII 8, Rime LXVIII 36. Ma in If I 122 anima fia a ciò più di me degna, e II 33 me degno a ciò né io né altri 'l crede, il valore di " meritevole ", per effetto della costruzione finale, si evolve in quello di " idoneo ". Talvolta rimane sottinteso il secondo termine cui la dignità si riferisce: Pd XII 42 per sola grazia, non per esser degna; XXXI 23, Rime LXIX 9, XC 41. In Pg XXVIII 112 e l'altra terra, secondo ch'è degna / per sé e per suo ciel, concepe e figlia, al concetto di merito si sostituisce nettamente quello d'idoneità.
Riferito a ciò che si addice a persona o cosa, vale " opportuno ", " confacente " " proporzionato ": Vn XX 1 avendo forse per l'udite parole speranza di me oltre che degna; XXXI 10 28, XXXII 6 11, Cv IV XXIX 4. Anche per questa accezione il secondo termine del rapporto di convenienza o è presente nella proposizione ma con altra funzione (If XXIV 126 e Pistoia mi fu degna tana; Pg X 6); o si sottintende (Pd VII 63 dirò perché tal modo fu più degno; XI 118, XIV 105, XX 53, Vn XXXI 11 31), e si sfuma nell'accezione affine di " meritato ": Pg XX 36 tu queste degne lode rinovelle. Cade invece il primo termine nella forma neutra (" cosa giusta, conveniente "), in Pg XI 5 com'è degno / di render grazie al tuo dolce vapore; XIV 29, Pd XII 34, Vn XII 8, XXV 7, XXXVIII 5, Cv IV XIV 6; e in quella avverbiale: Rime CXIII 1 Degno fa voi trovare ogni tesoro / la voce vostra.
Adottato in assoluto, vale " dotato di virtù ", " che ha grandi meriti " (Et dicimus dignum esse quod dignitatem habet... Est etenim dignitar meritorum effectus rive terminus, VE II II 2 e 3): if VI 79 Farinata e 'l Tegghiaio, che fuor sì degni, Pg III 100, XXII 126, XXIX 152, Pd V 128.