Dei, eroi, esseri fantastici e mostruosi nella glittica del III millennio a.C.
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Il sigillo cilindrico è lo strumento amministrativo per eccellenza fin dalle prime realtà protostoriche, ma allo stesso tempo funge da supporto di un linguaggio e messaggio figurativo che si esprime con immagini di personaggi storici, mitologici e del mondo divino. In particolare l’età di Akkad ha sviluppato una serie di sigilli cilindrici con complesse raffigurazioni di miti legati al mondo divino che trovano una peculiare e precipua corrispondenza nei testi mitologici.
La comparsa del sigillo caratterizza la nascita della città e delle prime forme statali di controllo ed amministrazione nel Vicino Oriente antico a partire dal periodo protostorico. Usato dapprima nella forma a stampo, si evolve poi nella più consueta e diffusa forma cilindrica che contraddistingue tutti i periodi storici e le culture dell’Oriente antico. Nel periodo neoassiro (I millennio a.C.), si assiste alla ricomparsa del sigillo a stampo, in forme simili a timbri o incastonato in anelli: non è insolito che lo stesso sigillo cilindrico sia provvisto, alle sue estremità, di due capsule incise che possono servire come sigilli a stampo.
Il sigillo, in entrambe le sue forme, assolve a un’importante funzione all’interno della burocrazia e della gestione dello stato, della città e, più in particolare, di un singolo edificio (palazzo, tempio ecc.) o, ancora più dettagliatamente, di singoli vani e stanze (magazzini, archivi ecc.). L’articolato sistema di accentramento e redistribuzione necessita di un controllo capillare delle entrate e delle uscite di beni: il sigillo è lo strumento simbolo di tale processo di incameramento dei beni per una successiva ripartizione delle risorse. Questo meccanismo, che ci è noto dai testi cuneiformi di carattere economico ed amministrativo che registrano i tipi di prodotti e le quantità immagazzinate e ridistribuite, è ricostruibile tramite le impronte lasciate su cretule di argilla che sigillano le porte di accesso ai magazzini e agli archivi o i contenitori (sacchi, vasi, casse lignee) che custodiscono beni preziosi, derrate alimentari o importanti documenti scritti, appositamente archiviati e conservati. L’iconografia dei sigilli è nota grazie alle impronte lasciate su contenitori, cretule e bullae di argilla, mentre più raro è il rinvenimento del sigillo in sé. Ogni funzionario di palazzo e dipendente dello stato che lavora per conto dell’amministrazione centrale è dotato di un sigillo che funziona come strumento di riconoscimento e gli consente di accedere ai magazzini e agli archivi e quindi di depositare o prelevare merci, derrate alimentari e documenti.
Il sigillo, nato come strumento amministrativo, è anche per noi un prezioso ausilio per seguire l’evoluzione delle iconografie delle culture del Vicino Oriente antico: il ristretto spazio del sigillo diviene il supporto di una molteplicità di immagini – ora storiche ora invece legate al mondo divino e mitologico – che, per la natura e l’uso stessi del sigillo, possono essere replicate e riprodotte all’infinito in una sorta di raffigurazione continua mediante il semplice scorrere del sigillo su una superficie di argilla. L’immagine stessa, al di là del suo interesse iconografico, può essere associata a determinati uffici e funzionari che occupano un ruolo di particolare rilievo nell’amministrazione centrale e nella scala gerarchica dei dipendenti del palazzo o del tempio. Durante la III Dinastia di Ur (fine del III millennio a.C.), la codificata scena di presentazione, che contraddistingue la maggior parte dei sigilli di questo periodo, diviene un’allegoria del potere del singolo funzionario e della posizione che egli occupa nella macchina amministrativa. L’apposizione dell’iscrizione, che registra il nome del dipendente, la sua posizione e il nome del sovrano sotto cui egli esercita la sua funzione, sancisce questo rapporto di gerarchia; l’iconografia della presentazione è l’immagine emblematica di questo rapporto fiduciario.
I primi sigilli cilindrici, datati al periodo tardo Uruk (fine del IV millennio a.C.), mostrano scene di carattere politico-militare e religioso: le prime possono a tutto diritto essere considerate le prime registrazioni iconografiche di eventi bellici con la raffigurazione di prigionieri in catene al cospetto di colui che si ipotizza possa essere il sovrano della città; scene con rappresentazioni di facciate e prospetti di edifici templari e festività in corso (celebrazioni delle divinità, processioni su imbarcazioni, rituali di purificazione di edifici sacri) caratterizzano altri sigilli cilindrici con un preciso riferimento alla mitologia sumerica e agli inni per le divinità del pantheon sumerico dove è descritta la festività religiosa con la processione di barche.
Nel successivo periodo protodinastico, che di fatto copre quasi tutto il III millennio a.C. fino all’avvento dell’impero accadico (intorno al 2340 a.C.), viene introdotto e si sviluppa un caratteristico stile con teorie di figure (umane ed animali) raffigurate stanti o in una peculiare posizione incrociata, mentre combattono: tali immagini di animali eretti sulle zampe posteriori (con una tendenza all’umanizzazione almeno nella posizione verticale) e soggetti umani e semidivini (come ad esempio l’eroe dalla folta capigliatura e barba riccioluta) fanno riferimento al mondo mitico delle città sumeriche del III millennio a.C. Queste scene sembrano traslare su un piano mitologico e non-umano le lotte e gli scontri bellici che invece caratterizzano questa fase storica della Mesopotamia.
Contemporanei alla fase finale del periodo protodinastico (periodo protodinastico III) di Mesopotamia, i sigilli della Siria settentrionale del Bronzo Antico IVA (periodo protosiriano) fanno anch’essi riferimento al pantheon locale: ricorrente è la raffigurazione frontale delle divinità, in particolare una divinità femminile che regge due leoni o due capridi, coadiuvata da due essere umani, verosimilmente il re e la regina della città di Ebla, assurti dopo la morte a figure semidivine. Questa iconografia compare sui sigilli di palazzo (quindi su glittica di produzione diretta delle botteghe reali) consegnati dall’amministrazione centrale ai più alti burocrati che fanno apporre, nella fascia superiore del sigillo, il proprio nome in caratteri cuneiformi. Il sigillo diventa una proprietà personale di un determinato funzionario e la sua impronta garantisce l’ufficialità dell’operazione e il controllo di ogni transazione e passaggio. Tutta la produzione glittica di palazzo della città di Ebla, indipendentemente dal funzionario che ne faccia uso, condivide lo stesso patrimonio iconografico che fa riferimento al comune sostrato culturale.
Nel periodo accadico (ultimo quarto del III millennio a.C.), la produzione di sigilli cilindrici a soggetto mitologico raggiunge il suo vertice artistico, con soluzioni innovative per quel che riguarda la disposizione delle figure nell’esiguo spazio del comparto figurativo, tali da creare vere e proprie concise narrazioni.
Nella produzione glittica accadica, soprattutto del cosiddetto periodo classico e maturo – che coincide col regno di Naram-Sin – si riconoscono gruppi di sigilli le cui figure contengono racconti relativi alle più importanti divinità del paese di Sumer e di Akkad: esistono i sigilli del ciclo della divinità solare Shamash – con la raffigurazione del sacello alato da cui sorge il sole, della divinità solare in forma antropomorfa con una sega in mano, usata per aprirsi il varco al momento del sorgere; della divinità Enki/Ea – con la raffigurazione del mondo sotterraneo delle acque. I sigilli, così come il rilievo della Stele della vittoria di Naram-Sin, indicano con un’accurata precisione dell’intaglio i dettagli del paesaggio con i rivoli d’acqua e il profilo montagnoso dell’Apsu, regno delle acque primordiali del dio Enki/Ea. Non mancano la dea Ishtar (spesso raffigurata nuda su un dragone alato) e il dio della tempesta.
Differentemente dai sigilli del periodo protodinastico e dalla contemporanea produzione glittica della Siria del Bronzo Antico IVA, la sfragistica del periodo accadico è caratterizzata da una razionalizzazione dello spazio del comparto figurativo. In una sola immagine gli intagliatori accadici riescono a condensare più episodi che, letti in sequenza, compendiano l’intera vicenda. I sigilli accadici riprendono storie mitologiche ancestrali di dèi e re e ne tramandano il ricordo. Un gruppo di sigilli racconta la vicenda di Etana, il re di Kish che, sulle spalle di un’aquila, sorvola il territorio della Mesopotamia e descrive quello che vede dall’alto a mano a mano che prende quota. I sigilli pertinenti a questo ciclo mostrano il sovrano di Kish sul dorso del rapace e tramite una selezione di singoli dettagli sunteggiano tutta la storia.
Questi piccoli oggetti di uso quotidiano, parte essenziale della gestione e della vita amministrativa di un centro urbano, sono incisi con immagini che fanno riferimento al patrimonio culturale di una nazione, di un regno o di una singola città. Con i suoi riferimenti al mondo divino, alla mitologia e ai sovrani, il sigillo veicola un messaggio che è complementare alla funzione a cui il sigillo stesso assolve: garanzia e controllo del buon funzionamento dell’apparato burocratico.