Deifile
Tra i personaggi mitici femminili che Virgilio ricorda, come dimoranti con lui nel Limbo, grazie alle loro virtù, in Pg XXII 110 (Antigonè, Deïfile e Argia). Figlia di Adrasto argivo e di Antifea, fu data in isposa dal padre a Tideo, uno dei sette che combatterono contro Tebe, e da lui ebbe un figlio, Diomede (cfr. Servio ad Aen. I 97). La ricorda Stazio in Theb. II 204 e 373.
In Cv IV XXV 8 Deifile è citata ancora una volta assieme alla sorella Argia come esempio di pudore in cose d'amore. Nel passo dantesco è riprodotto quasi testualmente l'episodio narrato da Stazio (Theb. I 527 ss.): quando il re Adrasto manda la nutrice Aceste a prendere le due fanciulle, per presentarle ai rispettivi futuri mariti, Tideo e Polinice, esse arrossiscono e non hanno il coraggio di guardare altri che il padre (Theb. I 537-539 " pariter pallorque ruborque / purpureas hausere genas, oculique verentes / ad sanctum rediere patrem ").