DEINOS ATENIESE, Pittore del
Ceramografo attico, attivo entro i due ultimi decenni del V sec. a. C. Si tratta di un artista decisamente secondario, povero di invenzione così come rapido e trascurato nel disegno: la sua importanza è nel fatto che ci sono pervenute di lui due opere che dovevano essere sostanzialmente identiche, il dèinos di Atene 13027, da cui egli ha preso il nome, e frammenti di un altro dèinos ora a Bonn. Questi ultimi inoltre appartengono a un numerosissimo gruppo di frammenti di vasi in parte del pittore stesso, in parte dovuti ad altre mani, ma sostanzialmente contemporanei, rinvenuti al Pireo, e che si ritiene costituissero lo scarico di un'officina di ceramisti. Di conseguenza, oltre al fatto singolarissimo di una copia, o di un doppio di un vaso attico, un insieme di dati assai interessanti per l'attività dei ceramisti viene a far capo al nostro artista. A giudicare dai frammenti del Pireo a Bonn, che con il dèinos ateniese costituiscono la totalità delle opere del pittore, quest'ultimo sembra aver dipinto quasi unicamente dei crateri, per lo più a campana. Raffigura scene mitologiche sempre sviluppate su un solo piano e, a quanto è dato giudicare dai frammenti, tutt'altro che complesse come composizione. È notevole in lui una sorta di vigorosa vitalità, che, se anche espressa in forme rudi e imprecise, appare estremamente apprezzabile per contrasto con le stucchevoli, anemiche eleganze che dominano negli artisti del suo tempo.
Bibl.: A. Greifenhagen, C. V. A., Bonn, p. 31 ss.; J. D. Beazley, Red-fig., p. 796.