DEIR el-BAḤRĪ
È il nome che si suol dare a una località presso Tebe, dove sorgono i templi funerarî di Menthotpe II e III e della regina Ḥashepsowe. Il tempio della XI dinastia consta di una piramide impiantata su una piattaforma rocciosa; attorno si stende un colonnato della profondità di tre elementi, circondato da un muro come una vasta sala. Di là si esce su un portico a pilastri ottagonali che circonda sul davanti e sui lati l'edificio. Dietro, invece, si innesta un altro complesso, che comprende un cortile circondato da colonne e poi una sala a colonne che si affonda nella parete rocciosa retrostante. Davanti, una rampa porta a una terrazza inferiore, dove è un altro portico a pilastri quadrati. Di questa costruzione, così varia e così fantasiosa, la principale caratteristica e la fondamentale novità rispetto a quel che ci è noto dell'architettura memfita è la capacità di immaginare un complesso pienamente praticabile (tolto il relitto arcaico del nocciolo centrale dell'edificio, la piramide) in uno spazio chiuso e definito, ma tale che se ne possa prender possesso: quasi si direbbe che non è più tanto considerato lo spettatore, come nell'architettura memfita, ma il visitatore.
Accanto a questo monumento, fondamentale nella storia dell'architettura egizia, sorge il tempio di Ḥashepsowe, della XVIII dinastia. Evidentemente ispirato al tempio più antico, anche esso consta di una serie di tre terrazze digradanti sullo sfondo della parete rocciosa e della montagna. Ogni terrazza ha un colonnato dove si appoggia alla parete, e le prime due son divise ciascuna per il mezzo da una rampa di accesso a quella superiore. I muri di sfondo dei colonnati sono decorati di rilievi che narrano i momenti salienti della vita della regina; sculture raffinatissime nelle loro molteplici allusioni stilistiche al rilievo memfita, continuamente preso a modello e insieme tradito nelle sue prime esigenze di semplicità e rigore compositivo da un gusto per una edonistica eleganza. Le scene più note e meglio conservate son quelle del trasporto degli obelischi, quelle della teogamia, quelle della spedizione marittima alla lontana terra di Punt (colonnato superiore). All'angolo N del portico superiore si innesta un secondo portico ad angolo con quello principale, e nel punto di congiunzione una sala ipostila introduce ad un sacrario di Anubis. Un'altra rampa porta a un colonnato assai avanzato e tale da parer quasi un secondo piano del colonnato della seconda piattaforma: infatti la terza terrazza è occupata da un cortile, dietro cui è il sacrario, scavato nella roccia. In età tarda parte del santuario fu rimaneggiato e adattato a nuovi culti. L'ispirazione del secondo tempio dal primo è evidente, soprattutto nell'uso delle terrazze e dei colonnati con colonne "proto-doriche" (che presso Ḥashepsowe sono a 16 facce, anziché a otto come presso i Menthotpe). Ma il compromesso con la forma solida della piramide è scomparso, e la praticabilità della costruzione non è più così accentuata. Si lascia anzi in vista l'ampia superficie delle terrazze, in fondo alle quali i colonnati si disegnano con una elegante alternanza di luci ed ombre. Questa accuratezza di proporzioni leggere, questo insistere sulle verticali e sulle orizzontali che richiamano i canaloni e le cenge della montagna retrostante, mostrano una civiltà profondamente diversa da quella che si era espressa nel tempio più antico. E il gusto per la chiarezza e l'esilità delle forme, proprio della XVIII dinastia, che in questo monumento trova forse la sua più alta espressione. Nella serie dei monumenti egiziani che offrono una possibilità di interpretazione storico-documentaria, questi di D. el-B. sono fra i piu tipici. I caratteri provinciali e originali dell'XI dinastia ne sono testimoniati con particolare evidenza, e le numerose abrasioni sulle iscrizioni del tempio dalla XVIII dinastia sono i più eloquenti testimoni della crisi dinastica dell'epoca.
Bibl.: E. H. Naville, The 11th Dyn. Temple at D. el B., 3 voll., Londra 1907-12; id., The Temple of D. el B., 7 voll., Londra 1904-8; H. E. Winlock, Excavations of the Temple of Deir el Bahri 1921-1931, in Proceedings Am. Phil. Soc., Filadelfia 1932, n. 71, pp. 321-341; H. E. Winlock, The Rise and Fall of the Middle Kingdom in Thebes, New York 1947.