Dekalog
(Polonia 1989, Decalogo, colore, 10 episodi di 60m); regia: Krzysztof Kieślowski; produzione: Telewizja Polshaw/Zespov Filmnowy TOR; sceneggiatura: Krzysztof Kieślowski, Krzysztof Piesiewicz; fotografia: Wiesław Zdort (episodio 1), Edward Klosiński (2), Piotr Sobociński (3 e 9), Krzysztof Pakulski (4), Sławomir Idziak (5), Witold Adamek (6), Dariusz Kuc (7), Andrzej Jaroszewicz (8), Jacek Bławut (10); montaggio: Ewa Smal; scenografia: Halina Dobrowolska; costumi: Małgorzata Obloza; musica: Zbigniew Preisner.
A Varsavia, in un grande e anonimo comprensorio condominiale di periferia, dieci storie di vita quotidiana illustrano ciascuna lo spirito di uno dei comandamenti biblici. Nel primo episodio (Io sono il signore Dio tuo. Non avrai altro Dio all'infuori di me), la 'fede' nella scienza di un professore universitario è messa in scacco dalla morte accidentale del figlioletto, che pattinava su un lago ghiacciato di cui l'uomo aveva calcolato lo spessore con il computer. Nel secondo, Non nominare il nome di Dio invano, una donna senza figli sposata a un malato di cancro resta incinta di un altro uomo e subordina la nascita del bambino alla morte del marito: se ciò non dovesse avvenire, la donna sarebbe costretta dalla sua morale ad abortire; ma il primario cattolico dell'ospedale, mentendo, le assicura che l'uomo non ha scampo: questo la porterà a tenere comunque il figlio e ad affrontare il marito sopravvissuto. Nel terzo, Ricordati di santificare le feste, durante la notte di Natale una donna turba la fragile serenità familiare di un suo vecchio amante, costringendolo ad accompagnarla per tutta la città, tra ospedali e stazioni di polizia, con la scusa (inventata per solitudine) di farsi aiutare a cercare l'uomo per cui lo aveva lasciato, che sostiene essere scomparso all'improvviso. Nel quarto, Onora il padre e la madre, una studentessa di arte drammatica finge di ritrovare una lettera della madre morta quando lei era bambina, dove la donna le rivelerebbe che l'uomo con cui vive da sempre non è il suo vero padre, per mettere alla prova dei sensi e della seduzione sessuale il legame d'amore che la lega a lui. Nel quinto, Non uccidere, un ragazzo dal tragico passato familiare diventa assassino per cieco e indistinto senso di rabbia, e uccide un laido tassista di mezza età per fare un giro con la sua automobile: finirà giustiziato per impiccagione dallo Stato. Nel sesto, Non commettere atti impuri, un adolescente ruba un cannocchiale per spiare dalla finestra della sua stanza una 'donna facile', fino a scampare per poco al suicidio a causa dell'apparente cinismo con cui la fragile donna, una volta accortasi di lui, gli si offre con indolenza e al tempo stesso umilia la sua inesperienza. Nel settimo, Non rubare, una giovane donna vuole rifarsi una vita e rapisce la figlioletta, avuta da minorenne, all'acida madre, che per evitare lo scandalo l'ha presa in affidamento e le impedisce di vederla. Nell'ottavo, Non dire falsa testimonianza, un'anziana professoressa di filosofia, tornata in Polonia dopo anni di assenza, ascolta durante la lezione una ragazza che racconta una storia avvenuta nel corso dell'occupazione tedesca: una donna aveva rifiutato di battezzare una bambina ebrea per non commettere il falso, a costo di esporla alla deportazione; la professoressa riconosce nella ragazza la bambina dell'episodio e in sé stessa la donna che non le diede aiuto. Nel nono, Non desiderare la donna d'altri, un cardiologo diventato impotente, per restare insieme alla moglie da cui non ha avuto figli, cerca invano di accettare l'idea che questa faccia sesso con altri uomini. Nel decimo, Non desiderare la roba d'altri, un grigio padre di famiglia e suo fratello, cantante rock, ricevono in eredità dal genitore una rara collezione di francobolli e si lasciano prendere dalla smania di completare una serie preziosa, al punto da vendersi un rene per comprare il pezzo mancante, per poi vedersi rubare tutto e sospettarsi l'un l'altro di furto.
Prodotto dalla televisione polacca a basso costo, realizzato in sedici mesi di riprese e quasi altrettanti di post-produzione, Dekalog è un grande affresco morale sulla contemporaneità, una delle opere più dense e complesse sul piano estetico, e più impegnate su quello della coscienza civile, nel cinema europeo a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo. Coronamento dell'incontro del regista con lo sceneggiatore Krzysztof Piesiewicz, avvocato di Solidarność nei processi politici sotto il regime militare, il ciclo di film si impernia su una modalità narrativa allusiva. Il rapporto tra episodi e precetti biblici è metaforico o traslato: ricondotti alla dimensione umana, i comandamenti diventano segni tangibili della scissione insanabile che la morale implica tra adesione all'universalità di ogni legge e singolarità di ogni vita. Della matrice religiosa resta una sorta di dimensione metafisica, ricondotta in un orizzonte di indecifrabili microeventi in cui si esprime la 'necessità del caso', la serie di concause che porta all'oscuro verificarsi dei fatti: momenti di 'rivelazione' (il computer che si accende da solo, quasi in gesto di sfida, nel primo episodio; l'inspiegabile guarigione del protagonista nel secondo, ecc.), o improvvisi squarci simbolici, come l'apparizione di una macchia nera d'inchiostro che invade poco a poco il bianco della carta su cui scrive il professore del primo episodio, nel momento in cui il ghiaccio del laghetto si rompe. La tensione dialettica tra ragione e sentimento, l'impossibilità del giudizio morale, l'ambiguità dei rapporti affettivi e sessuali, la mercificazione della vita e altri temi brucianti a carattere filosofico, vengono trattati da Krzysztof Kieślowski con esemplare semplicità: un costrutto graduale di suspense non lontano dalla sintassi filmica di Hitchcock, sviluppo parallelo di circostanze apparentemente senza alcun legame, che concorrono distintamente per confluire in un evento esiziale che non ha alcuna spiegazione al di fuori di questa confluenza. Nel gioco a incastro narrativo pieno di anticipazioni e segnali quasi impercettibili, anche il gesto più comune appare frutto di circostanze non dominabili, processo da cui promana un'idea di Dio ambigua, sintesi dell'indecifrabilità morale del reale. I dieci film sono strutturati come brani intrecciati e ricorrenti di un'unica sinfonia visiva: i personaggi si ritrovano dall'uno all'altro episodio passando da protagonisti a comparse, i nodi morali tornano più volte sotto mutate circostanze, relativizzandosi. Al personaggio senza nome (interpretato da Artur Barciś), che in ogni episodio, sotto diverse spoglie, è il silenzioso testimone casuale delle crisi laceranti dei personaggi e dei paradossi morali che li affliggono, è affidato lo sguardo del regista, al contempo straniato e 'tra le cose'.
Ogni episodio si è giovato dell'apporto di un diverso direttore della fotografia, scelta che ha conferito all'opera una grande varietà, e a ognuno degli episodi un'estrema definizione stilistica, contrassegnata da una dominante cromatica (il bianco nel primo, la distorsione cromatica in verde nel quinto, ecc.) che sovraccarica di senso estetico e implicazioni simboliche il racconto. Due film del ciclo hanno dato origine a due lungometraggi regolarmente distribuiti nel circuito cinematografico: Krotki film o milosci (letteralmente: Breve film sull'amore, distribuito in Italia col titolo improprio Non desiderare la donna d'altri) e Krotki film o zabijaniu (Breve film sull'uccidere), sul quinto comandamento, feroce apologo contro la pena di morte fortemente osteggiato dall'opinione pubblica e dalla critica polacca. Con l'assegnazione a quest'ultimo film del premio speciale della giuria al Festival di Cannes del 1988, l'allora quarantasettenne Kieślowski, cineasta da vent'anni ma poco conosciuto fuori della Polonia, s'impose al pubblico internazionale come uno dei più lucidi e ispirati autori del cinema contemporaneo.
Interpreti e personaggi. 1: Henrik Baranowski (Krzysztof), Wojciech Klata (Paweł), Maja Komorowska (Irena). 2: Krystyna Janda (Dorota), Aleksander Bardini (primario), Olgierd Lukaszewicz (Andrzej). 3: Daniel Olbrychski (Janusz), Maria Pakulnis (Ewa), Joanna Szczepkowska (moglie di Janusz). 4: Adrianna Biedrzińska (Anka), Janusz Gajos (Michal). 5: Mirosław Baka (Jacek), Krzysztof Globisz (Piotr), Jan Tesarz (il tassista). 6: Graźyna Szapołowska (Magda), Olaf Lubaszenko (Tomek). 7: Anna Polony (Ewa), Maja Barełkowska (Majka), Władisław Kowalski (Stefan), Bogusław Linda (Wojtek). 8: Maria Kościałkowska (Zofia), Teresa Marczewska (Elźbieta). 9: Ewa Błaszczyk (Hanka), Piotr Machalica (Roman), Jan Jankowski (Mariusz). 10: Jerzy Stuhr (Jerzy), Zbigniew Zamachowski (Artur), Artur Barciś (il personaggio ricorrente in tutti gli episodi).
J. Magny, Les règles du hasard, in "Cahiers du cinéma", n. 429, mars 1990.
'Décalogue': la preuve par dix, in "Positif", n. 351, avril 1990 (con interventi di V. Amiel, A. Masson, M. Sineux et al.).
Speciale Kieślowski, in "Cineforum", n. 293, aprile 1990 (con interventi di B. Fornara, F. Grosoli, A. Piccardi et al.).
G. Lagorio, Il decalogo di Kieślowski. Ricreazione narrativa, Casale Monferrato, Alessandria 1992.
V. Campan, Dix brèves histoires d'image, Paris 1993.
R. Prédal, 'Le décalogue': une esthétique du silence et de l'obscurité, in "Études cinématographiques", n. 203-210, 1994.
Dizionario delle forme e dei presagi. 'Il decalogo', a cura di U. Mosca, in "Garage", n. 3, febbraio 1995.
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C. Simonigh, La danza dei miseri destini, Torino 2000.
Sceneggiatura: K. Kieślowski, K. Piesiewicz, Decalogo, Torino 1991.